Fenomeno Totò, l’unicità di un vino pregiato - Calcio News 24
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Fenomeno Totò, l’unicità di un vino pregiato

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Di Natale verso l’addio: sicuramente all’Udinese, probabilmente al calcio

Un anno fa di Antonio Di Natale scrivevamo: nove stagioni di doppia cifra. Consecutive, s’intende. Due anni fa invece raccontavamo del caso Di Natale: lì dove si voleva sottolineare la circostanza per cui, in occasione del raggiungimento dei 200 gol in Serie A, ben 153 di questi 200 li avesse siglati dopo il compimento dei trent’anni. Come a delineare un vero e proprio mistero: l’innocuo Totò ante 30, il ciclone post trentesima candelina.

ADDIO? – Così pare. Antonio Di Natale, attualmente alle prese con un infortunio muscolare – l’ennesimo della stagione – che ne sta compromettendo il finale di stagione, ha affermato di essere intenzionato a recuperare per l’ultima gara di campionato: quella della Dacia Arena (ex Friuli) contro il Carpi, con ogni probabilità l’ultima della sua favola in bianconero. Arduo ipotizzare un prosieguo della carriera, praticamente impossibile in quel di Udine, dove nella corrente stagione il minutaggio è stato assolutamente ridotto – 1136 minuti per 22 presenze complessive ed appena una firma nella classifica marcatori, numeri che come abbiamo esplicato in apertura non lo riguardano affatto – con il calciatore che si avvia alle trentanove primavere.

LA SCENA – Se l’è presa tutta il suo omologo Francesco Totti: la querelle sul rinnovo o meno del capitano giallorosso si è guadagnata tutta la ribalta del caso, con il popolo romanista – o quantomeno la grande fetta devota alle gesta dell’idolo di sempre – appeso alla volontà presidenziale. Differente la piazza, il tenore e soprattutto l’effetto divisivo del personaggio. Ma sullo sfondo, bene chiarirlo, non si nasconde uno qualsiasi: quando parliamo di Antonio Di Natale siamo al cospetto di uno dei sette interpreti della storia del calcio italiano ad aver sfondato la barriera dei 200 gol in Serie A. I colleghi in tal senso rispondono ai nomi di Silvio Piola, Francesco Totti appunto, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza, Josè Altafini e Roberto Baggio, che addirittura lo segue nella speciale graduatoria. Con una media realizzativa maggiore di quella che spetta a Totti: 208 reti in 444 presenze per Di Natale (0.47 gol a partita), 247 in 598 per il capitolino (0.41).

OLTRE I NUMERI LA FOLLIA – Da aggiungere a tutto questo c’è la sana pazzia su cui ha costruito la sua carriera: venuto fuori come il vino pregiato, quello che si lascia attendere prima di essere gustato nella migliore delle sue sfaccettature, superati i trenta anni ha iniziato a sfornare colpi pregevoli in ripetizione. Un repertorio fatto di pallonetti con entrambi i piedi, dribbling ubriacanti, colpi volanti, balistica, soluzioni dalla distanza, opportunismo, freddezza negli ultimi metri, abilità nel sottrarsi alla marcatura avversaria e nascondersi in campo, rapidità nella scelta e nell’abbinamento delle sue caratteristiche. In tanti lo hanno tacciato di carenza di leadership naturale. Vero, se ne è rimasto a Udine, tranquillo in una piazza di buon livello e tra la gente che lo ha venerato. Non sono tutti uguali. Un fenomeno di provincia forse, ma pur sempre innegabilmente un fenomeno. I problemi non sono i suoi ma di chi non ha saputo apprezzarne diversità e grandezza perché troppo preso ad esaltare i soliti alieni comuni. Lui è (stato) di nicchia, ma di una nicchia buona.