Argentina da urlo: dal Maracanã a Santiago sognando Russia 2018 - Calcio News 24
Connettiti con noi

2015

Argentina da urlo: dal Maracanã a Santiago sognando Russia 2018

Pubblicato

su

Copa América: l’Argentina bissa la finale di Brasile 2014, imperativo battere il Cile per alzare la Coppa e proiettarsi a Russia 2018

L’Argentina batte il Paraguay con un roboante 6-1 ed accede alla finalissima della Copa América 2015: gli avversari, si era compreso dalle primissime battute della competizione, saranno i padroni di casa del Cile. L’atto conclusivo si scriverà nello scenario dell’Estadio Nacional de Chile, Santiago, dove nonostante il tifo avverso ed il vento favorevole che spinge i cileni a partire favorita sarà proprio l’Argentina di Martino.

TALENTO STRARIPANTE – Nei mesi antecedenti il Mondiale brasiliano erano in pochi a dare credito alla Seleccion, ritenuta sì piena di ottimi attaccanti ma del tutto squilibrata rispetto alle potenze europee ed allo stesso Brasile dei vari Thiago Silva e David Luiz. La storia ha poi scritto un copione assolutamente diverso: Argentina avanti fino alla finale e peraltro con la migliore difesa del torneo, Brasile a pezzi di fronte al suo pubblico così come tante altre nazionali più accreditate dell’Argentina. Per comprenderne la portata del resto bastava dare uno sguardo ai bocciati: fuori dai 23 posti disponibili sull’aereo per Brasile 2014 una lista di nomi – da Tevez ad Icardi passando per Pastore, Banega, Cambiasso, Otamendi e Lamela – che faceva oggettivamente impallidire.

LA CONFERMA IN COPA – Diciamocelo chiaramente: se l’Argentina non avesse perso in corso d’opera Di Maria ed Aguero avrebbe vinto la Coppa del Mondo a mani basse. Con i se, però, non si scrive la storia e a trionfare con merito è stata la Germania di Loew, priva a sua volta del fenomeno Reus. I biancocelesti hanno confermato tutto il proprio valore in questa Copa Amèrica dimostrando che non si sia trattato di un caso sparso: Messi ispiratore, Aguero finalizzatore, Di Maria e Pastore collanti di qualità per una squadra ora più legata tra i vari comparti e meno dipendente dalle singole espressioni di talento, Higuain formidabile nell’approfittare dello scarso minutaggio concessogli, nel complesso una tenuta globale – orchestrata dal solito leader Javier Mascherano – che al netto della sorprendente rimonta subita nell’esordio con il Paraguay ha concesso le briciole agli avversari.

TRA PRESENTE E FUTURO – L’Argentina ha così confermato l’evidente crescita complessiva dell’ultimo biennio, bissando la finale di Brasile 2014: due competizioni, due finalissime per Messi e compagni. Ora però è il momento di vincere e non a caso abbiamo citato il quattro volte Pallone d’Oro: tocca al miglior calciatore del mondo fare la differenza, aggiungere quel quid mancato al Maracanà nella scorsa estate. Serve questa vittoria per scrollarsi di dosso la fama del vincente con il club e perdente con la nazionale, fattore che in patria non è mai passato inosservato e che più di ogni altro non gli ha concesso l’accostamento – nei cuori del popolo – al mito Maradona. Alzare al cielo di Santiago quella Copa América che manca all’Argentina dal 1993 e mai vinta dal Pibe de Oro vorrebbe dire iniziare a riscrivere la storia anche da quest’angolo di lettura e preparare come meglio non si potrebbe il terreno per Russia 2018: dove e quando Leo Messi avrà forse l’ultimo appuntamento di un libro tutto personale. Il Mondiale l’ha vinto Maradona, l’ha vinto Ronaldo e come lui Zidane, Pirlo, Iniesta. L’hanno vinto i più grandi. Nell’Olimpo c’è indiscutibilmente Leo Messi: spazzare via le resistenze del Cile l’ennesima dimostrazione.