La maledizione dei bambini terribili - Calcio News 24
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2015

La maledizione dei bambini terribili

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L’Argentina di Messi ed Aguero perde la seconda finale in due anni: la maledizione di una generazione di mostri

Nel docufilm di De La Iglesia Messi – Storia di un campione è il leader Javier Mascherano a dissipare ogni dubbio sull’attaccamento alla patria del calciatore più forte del pianeta: “Messi è più argentino di me. Lui pensa sempre all’Argentina”. Sentenza che pronunciata dal Jefecito ha il sapore di una consacrazione: quella maglia, la numero 10 della sua terra, vale per lui più di quanto possa immaginare chi non lo conosce personalmente.

I RAGAZZINI DEL 2008 – Terribili. Tanto da affermarsi nelle Olimpiadi del 2008 e lasciar parlare di sé il mondo del calcio esterrefatto da quanto appena visto: nella finale di Pechino vinta contro la Nigeria l’Argentina scendeva in campo con un 4-3-1-2 composto da Romero, Zabaleta, Garay, Pareja e Monzòn in difesa, Gago, Mascherano e Di Maria in mediana con Riquelme a sopporto del tandem offensivo MessiAguero. Subentranti Sosa, Banega e Lavezzi. Il destino degli ultimi due non cambierà dopo ben sette anni, ancora dentro in corso d’opera nella finalissima della Copa América 2015, nella formazione titolare che il Tata Martino ha opposto al Cile in quel di Santiago ci saranno ben sei degli undici presenti al fischio d’inizio della finale olimpica del 2008. Degli altri cinque in panchina Garay e Gago, assenti gli allora fuoriquota Pareja e Riquelme ed il non pervenuto Monzòn. Tradotto: i piccoli di allora sono i grandi di oggi.

E QUELLI DEL 2007 E DEL 2005 – Ma andiamo ancora indietro per comprendere a pieno l’ineguagliabile valore nella storia di questa generazione di fenomeni: la Selecciòn sarà trionfante anche nel Mondiale Under 20 del 2007 disputato in Canada ed in quello del 2005 in Olanda. Nel 2007 il mattatore sarà Sergio Aguero con 6 reti ed il titolo di capocannoniere e miglior calciatore della competizione, analoghi traguardi raggiunti nel 2005 da Leo Messi. Quest’ultimo (classe ’87) tanto forte da vestire già la maglia della nazionale maggiore nel 2007 e non più convocabile tra i piccoli, il Kun (classe ’88) tanto forte da essere convocato già due anni prima nel 2005 ad appena 17 anni. E queste gerarchie sono infatti rimaste immutate negli anni: prima loro due, fratelli d’adozione nel cammino calcistico, poi tutti gli altri. Basterà spulciare le due rose per comprendere come i protagonisti siano su per giù sempre gli stessi: una generazione d’oro di mostri che a livello giovanile ha dettato legge lasciando le briciole ai poveri malcapitati avversari.

DA GRANDI – Dal 2010 in poi si attendeva dunque un’incetta di trionfi argentini: perché, più di tutte le giovanili che avevano vinto in precedenza, quest’Argentina sfoggiava al mondo del calcio il miglior esponente del pianeta. Lionel Andrés Messi Cuccittini vince nel 2009 il primo dei suoi quattro Palloni d’oro consecutivi ed è irrazionalmente ed inconsapevolmente (sì, ok, non sarà mai quel leader carismatico che volete) pronto a portare la patria sul tetto del mondo. La prima delusione ad onor di cronaca arriva nel 2007: Copa América, finale con il Brasile, lui tanto forte da essere già titolare inamovibile della Selecciòn che però nulla può opporre di fronte alla strapotenza verdeoro. Sarà 3-0. E tutto ha origine da lì: la Federazione argentina affiderà poi il Mondiale 2010 alla guida di Diego Armando Maradona e fu un insuccesso, un anno dopo il disastro della Copa América 2011 casalinga. Sembra un fallimento della generazione d’oro, sarà invece una vera e propria maledizione: perché quell’Argentina raccoglie i cocci e riesce a ricostruirsi con tenacia ed abnegazione, recuperando quella garra che ne ha contraddistinto la storia e che la condurrà alle due grandi finali recenti. Brasile 2014, il Mondiale ad un passo nel Paese dei rivali di sempre ai piedi del Cristo Redentor, poi la clamorosa beffa ai calci di rigore con il Cile. Con Messi ed Aguero l’altro poeta maledetto Higuain: sesto marcatore all-time della storia della nazionale argentina eppure terrorizzato un anno fa davanti a Neuer ed esausto ieri dopo l’ennesimo rigore calciato alle stelle. I bambini d’oro perdono ancora: sarà difficile dimenticare, sarà difficile accettare. Accettare di essere i più forti ma perdenti in patria. Russia 2018 e Brasile 2019 ultime chiamate per tornare a sognare.