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Dr Luciano e Mr Spalletti: le liti del tecnico giallorosso

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Dal mansueto Luciano al temibile Mr Spalletti: una storia di duri confronti

Quando Luciano Spalletti è senza squadra  lo si può immaginare nelle campagne toscane, magari nella sua tenuta di Montaione: non più schemi da preparare, giocatori da motivare o giornalisti che ti provocano ma solo qualche animale da badare e tanto verde. Un Luciano tranquillo, in pace col mondo: le galline non pretendono uno stipendio da top player, una mucca difficilmente auspica di giocare più vicina alla porta. Appena la penna si posa sul contratto da firmare, però, accade qualcosa. Si gonfia la vena, la mascella si fa più dura, lo sguardo piano piano si fa severo: Luciano diventa mister Spalletti. La carriera del tecnico della Roma è costellata da confronti accesi, da discussioni a muso duro, liti che hanno coinvolto giocatori come Jankulovski, Panucci, i russi Shirokov e Denisov, Gervinho e, ultimo ma non ultimo, capitan Francesco Totti.

Luciano e la metamorfosi: eccolo mentre si trasforma in Mister Spalletti

CONTRO UN MONUMENTO – Gli equilibri in casa Roma rischiano di saltare, con un finale di campionato da giocare e un terzo posto da difendere dal ritorno interista. Può apparire un paradosso, valutando la magia che Spalletti ha saputo fare sul piano dei risultati, ma l’ultimo pareggio esterno sul campo dell’Atalanta ha segnato una nuova tappa nella storia turbolenta del rapporto tra Totti e Spalletti. Il numero dieci salvatore della Patria, eroe che ha risollevato le sorti di una partita compromessa: tutti la vedono così, tranne lui. Mister Spalletti, infatti, ha voluto subito placare gli entusiasmi a modo suo: «Totti ha raddrizzato la partita? No, la partita l’ha raddrizzata la Roma. Un giocatore può farti perdere ma difficilmente ti fa vincere, lui quel gol lo fa anche tra tre anni». Un leggero antipasto, rispetto al confronto tra Spalletti ed il Pupone: «Sono dieci anni che fate figure di merda» è stata l’accusa mossa dal tecnico, di fronte alla squadra, allo stesso capitano e ad una folta platea di testimoni più o meno occasionali. Totti non l’avrebbe presa bene, e una larga parte della piazza giallorossa, stavolta, sembra stare dalla parte del capitano. La risposta di Spalletti al capitano, turbato dall’accusa? Una nota squisitamente tecnica: «Zitto tu, che alle 2 di notte giri per le camere a giocare a carte».

ER TENDINA – Per trovare un altro confronto acceso tra Luciano Spalletti ed un suo giocatore non serve andare tanto indietro nel tempo, basta tornare al gennaio scorso ed ai giorni del ritorno alla guida della Roma: l’ivoriano Gervinho, pupillo di Rudi Garcia, non prese bene l’esonero del francese e, visto il cambio di tecnico, si sentì a tutti gli effetti fuori dal progetto giallorosso. Spalletti dal canto proprio avrebbe percepito da parte del rapido attaccante una sorta di resa, di ammutinamento per ripicca dopo l’addio di Garcia: il confronto tra i due sarebbe stato acceso, quasi ai limiti dello scontro fisico e lo spavento patito dall’ivoriano dev’essere stato tale da spingerlo a scappare lontano, addirittura in Cina, per fuggire alle ire di mister Spalletti.

PRIME DONNE RUSSE – Per quanto unico e suggestivo appaia il caso Totti, toccando un vero simbolo della Roma giallorossa, non si tratta di una vera prima volta: Spalletti non ha un debole per gli intoccabili, per i mostri sacri, e non ama chi dà l’impressione di sentirsi una prima donna. Per informazioni rivolgersi a Igor Denisov, allo Zenit dai tempi delle giovanili fino al 2013: il centrocampista russo non digerì l’arrivo di Hulk, considerando il ricco ingaggio del brasiliano, e si impuntò nei confronti della società. Denisov voleva un ingaggio quantomeno pari rispetto a quello di Hulk, Spalletti non se lo fece dire due volte e mise fuori rosa un elemento comunque fondamentale sul campo per lo Zenit. Puoi essere chiunque, in sostanza, ma come avanzi pretese da prima donna ecco che la tribuna è il solo posto per te.

IL MISUNDERSTANDING – Di recente ha fatto rumore l’esclusione di Totti dai convocati per la sfida interna col Palermo, un’esclusione dovuta alle esternazioni, un vero e proprio sfogo, del numero dieci ai microfoni del TG1. Quella del Pupone, però, è solo l’ultima di una serie di esclusioni eccellenti e il caso Panucci in tal senso è emblematico: nel 2007, in un momento difficile per la squadra giallorossa, il terzino e Spalletti furono al centro di un caso fatto di voci, smentite e ambiguità. L’unica certezza, di fronte all’esclusione dalla lista dei convocati per la Champions, è che una lite ebbe effettivamente luogo: «La lite? Sì, è successo, ma il giorno dopo è stato chiarito. Almeno questo vale per me, non so per lui» ammise candidamente Spalletti. Panucci, dal canto proprio, tornò sulla questione gettando acqua sul fuoco e spiegando tutto con un problema alla schiena regolarmente comunicato allo staff medico. Una spiegazione che, fin da subito, sembrò il più classico: «Cosa è successo? Ma niente, ho solo sbattuto contro uno spigolo».

AMICI O NEMICI – Altrettanti confronti saranno rimasti negli spogliatoi, c’è da giurarci, e la lista delle liti potrebbe tranquillamente allargarsi anche a Shirokov ed a Marek Jankulovski, ai tempi di Udine, ma quel che resta da capire è quanto un confronto a muso duro con un simbolo come Totti possa compromettere il rapporto tra Spalletti e la Roma, un rapporto che salvo sorprese è destinato ad andare ben oltre a questa stagione. A Trigoria si parla già di tregua e di confronto sereno tra il tecnico ed il numero dieci ma, è innegabile, i toni tenuti dalle parti in causa fin dal ritorno di Spalletti nella Capitale hanno avvicinato ambiente, già di per sé turbolento, all’usanza tutta italiana di dover prendere posizione. E immaginare una Roma che volta le spalle al suo capitano, ancora oggi, appare un esercizio più che mai complesso.