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Come cambierebbe il Milan con Dzeko. E senza Aubameyang

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Rumors di calciomercato sempre più intensi: il Milan vuole Edin Dzeko dalla Roma. E nessuno smentisce

Milan e Dzeko, ora le voci si fanno insistenti: la nuova proprietà cinese cerca un biglietto da visita in grado di garantire immediata credibilità ad un progetto sul quale, considerate le annose vicende che hanno portato al fatidico closing, sussistono ancora non poche nubi. Non c’è certezza sul livello degli investimenti, sulla reale efficacia di un nuovo asset societario e dirigenziale tutto da testare. Come è ovvio che sia al cospetto di fattispecie del genere. La prima sessione di calciomercato in tal senso sarà inevitabilmente foriera di rilevanti indicazioni: la proprietà asiatica vorrà farsi trovare pronta e dunque aderire alle aspettative della piazza rossonera innestando un paio di pezzi da novanta. Così da garantire a Vincenzo Montella gli strumenti necessari per rilanciare il progetto tecnico.

E’ Dzeko il nome giusto?

L’ultima stagione avrebbe tendenzialmente fugato ogni dubbio: 35 reti complessive, con cinque gare ancora da disputare, non si fanno per caso. Ci sono anche 11 assist che testimoniano una rinnovata partecipazione alla collettività della squadra, una funzionalità che non era emersa nel suo anno di battesimo in Serie A, dove ha faticato oltremodo ad inserirsi nelle pieghe di un calcio totalmente diverso da quello in cui aveva militato. La Premier League il suo ultimo campionato, torneo dalle dinamiche essenzialmente opposte alla Serie A: meno tattica, maggiore intensità e fisicità. Edin Dzeko ha mostrato di poter vivere nell’elite dei centravanti della massima categoria calcistica italiana: la giusta freddezza negli ultimi metri, una ritrovata ricerca di alcune soluzioni individuali, una rinnovata consapevolezza nei propri mezzi e quella grinta che in tanti gli avevano chiesto un anno prima. Ma è proprio il nome di Edin Dzeko quello ideale per rilanciare le quotazioni di questo Milan? Di un progetto che ha bisogno come l’aria di nuovi interpreti trainanti?

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Milan: Dzeko sì o Dzeko no

Sì per tutto quello che si è appena asserito, no perché non mancano determinate critiche alla stagione del bomber bosniaco: accusato di scarsa incidenza nella gare che effettivamente hanno determinato il tenore della stagione della sua Roma. Non un gol nella doppia sfida al Lione, quella costata l’eliminazione dall’Europa League, non un gol alla Lazio nei centottanta minuti che hanno estromesso i giallorossi dalla Coppa Italia. Assente ingiustificato allo Stadium contro la Juventus e nella gara di ritorno con il Napoli, quella che a detta del popolo giallorosso avrebbe definitivamente allontanato la Roma dalla corsa scudetto. Poco cattivo in determinate occasioni, alle volte non propriamente reattivo, non quella furia insomma che potrebbe rispondere al nome di Pierre-Emerick Aubameyang. Accostato al Milan negli ultimi due mesi, profilo che – per caratteristiche intrinseche – aveva con ogni probabilità scaldato gli animi milanisti più di quanto riesca a fare il pur ottimo Edin Dzeko.

Il Milan con Dzeko ed il Milan con Aubameyang

L’innesto di Dzeko andrebbe a rifornire Vincenzo Montella di un centravanti che sostanzialmente non si allontana chissà quanto da Carlos Bacca: prima punta nell’essenza originaria del termine, con caratteristiche che si differenziano nella rapidità – punto a favore di Bacca – e nella padronanza dei fondamentali, fattore che spetta riconoscere con più forza allo slavo. Ma rientriamo ampiamente nella stessa categoria. Aubameyang invece appartiene ad  un gruppo di calciatori differente: gioca oramai da prima punta anche lui, ma ha nel talento e nell’abbinamento di quest’ultimo alla rapidità d’esecuzione una diversità evidente. E’ in soldoni l’uomo che può far saltare il banco, è la pedina deputata a farlo: non a caso i grandi club internazionali hanno messo nei radar il suo nome. Ed è proprio uno sviluppo dell’ultim’ora, il potenziale quanto devastante ingresso in scena del Psg, che avrebbe potuto già cambiare gli scenari. Con il Milan dunque costretto a ripiegare altrove. Anche la carta d’identità non lascia scampo al buon Edin: classe ’86, tre anni più giovane l’attaccante gabonese. La sensazione resta la medesima: Li Yonghong è alla ricerca di una stella che possa convincere il suo nuovo popolo rossonero. Storicamente abituato a determinate latitudini. Da queste parti sono in grado di riconoscere la seta pura.

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