Caro Rafa non vergognarti di dipendere da Hamsik, capitano alla Del Piero - Calcio News 24
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2015

Caro Rafa non vergognarti di dipendere da Hamsik, capitano alla Del Piero

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Wolfsburg – Napoli 1-4 e la Hamsik dipendenza: il mondo partenopeo si gode il suo capitano

Non che, almeno a livello personale, servisse la strepitosa prestazione della Volkswagen Arena ed il clamoroso 1-4 del Napoli sul campo del Wolfsburg per avere riscontri su Marek Hamsik: già in un precedente editoriale si era messo in luce come non ci fosse alcun ritorno statistico positivo in relazione al mancato impiego del calciatore slovacco. Tutt’altro e dunque non torneremo ulteriormente su tale rilievo.

HAMSIK DIPENDENZA – Sì, proprio così, perché la partita perfetta che di fatto salva la stagione di Benitez è tutta figlia dell’immenso talento del capitano. Andiamo con ordine e partiamo dal primo gol, quello fondamentale per indirizzare la contesa sui binari partenopei: funziona il pressing della mediana LopezInler e la palla termina sui piedi di Callejon, da lì lo strappo orchestrato in due tocchi dall’asse Hamsik-Mertens prima dell’epilogo targato Higuain. Dalla visione di gioco all’inserimento: sì, perché è con la sua proverbiale abilità – la scelta del tempo – che capitan Hamsik irrompe sulla partita e firma una storica doppietta. L’assist del Pipita è di stellare intuizione, lo slovacco taglia la linea difensiva tedesca e fredda Benaglio con un piattone potente e preciso. E’ finita qui? Neanche per scherzo: c’è tempo per lo strappo di Callejon in versione Lavezzi e per il secondo inserimento vincente di Marek Hamsik. E’ la classica azione che ha portato alla ribalta il Napoli di Mazzarri: la superiorità numerica creata dagli attaccanti e lo spazio aggredito dal campione slovacco.

QUESTIONE DI QUALITA’ – Se già la statistica deponeva in favore di Hamsik è il discorso inerente alla qualità a non lasciare scampo: con il ribattezzato Marekiaro in panchina questa vittoria non sarebbe arrivata. Non sarebbe potuta arrivare. Non soltanto non c’è in rosa un calciatore che possa muoversi negli spazi con tanta intelligenza e qualità ma difficilmente lo si può rintracciare altrove: troppe volte dunque è apparsa inspiegabile la scelta (decisamente frequente) di privarsene per lasciare spazio al buon De Guzman. Che non può offrire alla causa quel che non ha. Alla base delle esclusioni qualche passaggio a vuoto dello slovacco? Sicuramente, come accade al resto dei calciatori fatta eccezione per i noti alieni che tutti conosciamo, ma andavano accettati. Metterlo in discussione è stato un errore. Non si è trattato di turnover ma di qualcosa in più: Hamsik è stato detronizzato dal ruolo cruciale assunto nella recente storia del Napoli e lo dimostrano ad esempio i minuti complessivamente disputati in relazione ad Higuain e Callejon, 2773 per lo slovacco rispetto ai 3423 dell’argentino ed ai 3432 dello spagnolo. Ben 700 in meno, otto partite piene per intenderci.

NELLA STORIA DEI GRANDI CAPITANI – Il fenomeno Hamsik viene però alla luce in tutta la sua irruenza nell’interpretazione del ruolo di capitano: mai una parola fuori posto, mai un gesto ostile, mai un comportamento non dedito alla causa. Alla sua causa, quella del Napoli, quella che ha sposato dal primo istante della sua esperienza e che non ha mai messo in discussione, amato ed innamorato. Amato da un popolo che lo ha pubblicamente eletto figlio della città, perché l’appartenenza conta più della provenienza, innamorato di colori che ha sentito suoi per inclinazione naturale. Avrebbe potuto storcere il naso di fronte al ripetersi delle esclusioni, peraltro con un allenatore ai minimi storici in termini di gradimento popolare, eppure ha scelto univocamente il Napoli. Si è messo in un angolo quando c’era da non dare fastidio, ha persino difeso le scelte di Benitez: “Ha ragione lui, le panchine mi sono servite, giochiamo tante gare ed è necessario ruotare”. Lui sa bene di non aver semplicemente ruotato ma lo ha accettato in silenzio. Come Del Piero appena trentenne con Capello. E’ una questione di stoffa, di leadership, di cuore. Ce l’hai o non ce l’hai. E se ti chiami Hamsik la risposta è scontata.