Cassano: «Torno? Aspetto una chiamata» - Calcio News 24
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2015

Cassano: «Torno? Aspetto una chiamata»

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L’attaccante ha parlato a 360° tra passato, futuro e retroscena

Continua ad allenarsi tutti i giorni a Parma, perché vuole trovare una squadra per ripartire, possibilmente in Italia, visto che alla Nazionale non ha ancora rinunciato. Si tratta di Antonio Cassano, che ha rivelato: «Mi manca tanto il mio lavoro e aspetto di ricominciare a farlo: per ora ho avuto proposte da Olympiakos Atene, Sporting Lisbona e Atletico Mineiro, ma spero ancora in una chiamata dall’Italia per giocare ancora nell’Italia. E’ come dire tentare l’impossibile, dunque perlomeno devo fare la scelta migliore…».

FAMIGLIA E SCHERZI – L’attaccante si è confessato a 360° ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: ha parlato della sua famiglia e in particolare del rapporto con sua madre («Mamma Giovanna mi ha dato tutto, ed è stata tutto») e di quello con sua moglie («La donna perfetta per me. Che fosse lei l’ho capito quando mi ha fatto aspettare un mese e mezzo prima di darmi un bacio “a stampo”. Figli? Io ne voglio altri due o tre, infatti siamo sempre al lavoro»), ma anche degli scherzi a Giorgio Panico, medico dell’Inter, dal cui cellulare ha mandato un sms a tutta la rubrica scrivendo “Sai chi è morto?” per fargli “esplodere” il cellulare di messaggi e chiamate, della farina sulla sedia per Giorgio Aiazzone, team manager della Sampdoria, a quello per Salvatore Asmini, ex direttore sportivo della Sampdoria, per il quale si è nascosto nell’armadio della camera d’albergo per cambiare i canali tv con un telecomando universale.

VIZI E VECCHIAHIA – Va a ruota libera Cassano, che si è definito malato di sesso («Carolina è stata anche la mia dottoressa, perché mi ha fatto guarire») e ha parlato anche del suo controverso rapporto con la bilancia («Una settimana alle Maldive ed ero un figurino, una settimana in montagna a polenta e gorgonzola e ho preso otto chili»). La vecchiaia? Vorrebbe essere come Fabio Capello: «Ha sempre vissuto con determinazione e coerenza, non ha mai guardato a destra o a sinistra, ma sempre dritto. Oh, non si offenderà che l’ho definito “vecchio”, vero? No, perché l’ho già fatto incazzare abbastanza…». Si parla poi di amicizie e Cassano precisa: «Se hai più amici di quanti ne puoi contare con le dita di una mano, fatti venire il dubbio: difficilmente sono veri amici. Io infatti ne ho tre più il mio procuratore, che mi sta dietro da quasi vent’anni».

IDOLI – Il calciatore barese ha poi rivelato di saper giocare solo a calcio, ma ha tre miti: «Roger Federer, ovvero la perfezione del tennis; Kobe Bryant, ovvero l’Nba e nient’altro, perché al basket non americano manca sempre uno per fare trentuno; Valentino Rossi, ovvero l’unico oltre a Messi che mi ha fatto saltare sulla sedia davanti alla tv. E’ successo due volte, a Laguna Seca contro Stoner e a Barcellona contro Lorenzo: urlavo come un pazzo». Cassano, che si è sempre sentito “soffocato” a scuola, ha parlato poi degli idoli calcistici, in particolare di Lionel Messi:  «In principio è stato Maradona, poi ci fu Totti, e infatti scelsi la Roma perché c’era lui. E poi arrivò l’illuminazione, dieci anni fa. Ero seduto sul divano di casa mia a Roma, con me c’era mio cugino che mi fa: “Guardati questo, l’ho visto al Mondiale Under 20”. Messi non mi stufo mai di guardarlo, perché ogni volta fa qualcosa di diverso. Trovai il coraggio di parlargli solo nel 2011, prima di Barcellona-Milan 2-2: gli andai incontro e gli dissi solo “A livello di calcio, sei sopra Dio”. Lui rise e mi abbracciò. Messi è meglio anche di Maradona: fa quello che faceva Diego ma con tre-quattro marce in più, gioca a livelli stratosferici da dieci anni e ha vinto molto di più. E non dite che vince tanto grazie al Barcellona: col cavolo che il Barcellona avrebbe vinto così tanto senza di lui».

AVVERSARI E DESTINO – Infine, ha parlato di due avversari ostici, Paolo Maldini e Giorgio Chiellini: «L’istinto di prendere in giro quelli contro cui gioco l’ho sempre avuto, mi sono sempre sentito abbastanza forte per farlo. Ce n’era uno con cui era impossibile non dico riuscirci, ma anche provarci: il maestro Paolo Maldini, il più forte senza essere il più duro. Il più duro credo sia stato Chiellini: però sempre leale e comunque quelli che hanno più qualità come me li devi menare, ci sta e infatti me le sono sempre prese, anche tante e non solo da lui». E poi del destino, l’unica cosa in cui crede perché non ha una fede, rivelando un retroscena: «A volte te le vai a cercare, come la notte di Capodanno del 2003, quando con tutte due le mani occupate dai telefonini ho preso a 180 all’ora una curva da fare a 70. Non posso dire di aver visto la morte in faccia perché gli occhi li ho chiusi, e ancora non so perché quando li ho riaperti mi sono ritrovato dentro un fossato e non contro un muro, e non mi ero fatto niente. Forse perché qualche anno dopo dovevo incontrare Carolina, la dimostrazione vivente del fatto che il destino un po’ lo determini, ma solo un po’: lei me la sono andata a cercare perché l’ho corteggiata un sacco, però mamma me l’aveva sempre detto che da qualche parte c’era».