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Una Champions League più democratica

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Si prospetta un’edizione di Champions più equilibrata?

Proporre confronti a distanza tra diverse edizioni della Champions League può essere un’astrazione, data la diversa composizione dei gironi. Ma qualche elemento importante di queste prime due giornate di grande Europa a confronto con quanto è capitato nella scorsa stagione può offrire qualche spunto riguardante l’avvio delle big.

Partiamo intanto dal cannoniere, dal re dei bomber, da chi fa sognare un continente e il mondo intero che lo guarda. E’ uno dei motivi che appassionano perché non tradisce mai, non si impone mai una meteora, chi segna qui è un campionissimo e spesso va anche a vincersi la coppa e finanche il Pallone d’Oro. Insomma, nient’altro che una declinazione su scala più grande del confronto ormai epocale fra Messi e Cristiano Ronaldo.

L’anno scorso CR7 mise subito le cose in chiaro: gli bastarono esattamente 26 minuti per ipotecare il titolo di goleador. Nella ripresa della partita inaugurale con lo Shakhtar fu questo il tempo utile per siglare una tripletta che lo proiettò in solitudine in testa alla classifica dei marcatori. Nella seconda gara arrivò un uno-due in quel di Malmoe, con tanto di superamento della vertiginosa quota di 500 reti in carriera. Totale: 5 realizzazioni in 2 incontri, il solo Lewandowski staccato di 2 lunghezze ad avanzare un’ipotetica candidatura che rimase isolata e che con il tempo si indebolì peggio di Donald Trump (stante almeno al recente confronto televisivo…): alla chiusura della fase a gironi il portoghese vantava un parziale di 11 gol a 7, a fine competizione il solco si era approfondito a 16 a 9, con annessa coppa alzata dal madridista in quel di San Siro.

Oggi la situazione sembra decisamente più “democratica”. Al vertice, accomunati a 3 realizzazioni, si affacciano favoriti d’obbligo come Messi, vecchie conoscenze come Aguero e Cavani e volti nuovi decisamente promettenti come Milik. La folla degli inseguitori è però enorme e il tempo per rientrare nel gruppo c’è tutto. Quanto ai precedenti leader, Cristiano Ronaldo viaggia comunque alla media di 1 gol a partita, mentre Lewandowski non è andato oltre a una firma dal dischetto nella goleada inaugurale con il Rostov.

Movimentata e non priva di novità è anche la situazione delle squadre a punteggio pieno o con due sconfitte a carico. Si dibatte molto sull’idea di base di Michel Platini volta a trovare formule organizzative per proporre un calcio più equilibrato e di come poi il campo svilisca questo sforzo di allargamento delle opportunità, per usare una formula cara al linguaggio riformista. Prima di stilare un bilancio definitivo occorre aspettare più test, per ora si può senz’altro osservare qualche dato nella sua evidenza.

Le squadre che sono andate incontro a due sconfitte di fila sono 4. Ma i significati delle loro bocciature sono accomunabili solo in parte. Il Borussia Moenchengladbach ha il torto di essere capitato in un girone di ferro ma ha impensierito e non poco il Barcellona, spaventandolo e costringendolo ad andare all’intervallo in svantaggio. La sua lotta per un posto in Europa League (ai danni al Celtic) è tutt’altro che un’ipotesi impraticabile. Legia, Bruges e Dinamo Zagabria, invece, sembrano davvero la riproduzione delle squadre materasso di un tempo, a dispetto di tradizionali nazionali non banali (ma i migliori giocatori polacchi, belgi o croati vanno all’estero già da giovani…). I loro parziali sono per adesso imbarazzanti, oscillano tra i 7 e gli 8 gol incassati e non hanno ancora avuto la minima soddisfazione di una rete da festeggiare. Le conseguenze sui rispettivi gironi non saranno banali, chi perderà punti con loro rischia di vedere seriamente compromesso il cammino.

Lo scorso anno si trovavano a zero dopo 2 incontri lo Shakhtar e il Malmoe schiacciati dall’egemonia di Real Madrid e Psg; il Borussia Moenchengladbach per l’appunto, sempre condannato dall’urna a gironi al limite del proibitivo; l’Arsenal, partito malissimo con la clamorosa sconfitta sul campo di una Dinamo Zagabria decisamente più competitiva della pallida versione vista contro la Juventus; il Maccabi Tel Aviv, con un parziale a sfavore di 0-6 in 180 minuti. In totale, 5 club contro i 4 di oggi, il livello sembrerebbe innalzato a dispetto delle apparenze.

Al contrario, a punteggio pieno nel 2016-17 ci sono il Napoli e il Leicester (due novità esplosive) e due certezze consolidate (il Barcellona e l’Atletico Madrid). Lo scorso anno le formazioni leader erano ben di più e tutte diverse: Real Madrid, Psg, Benfica, Juventus, Bayern e Zenit, per un complessivo 6-4 a favore del 2015-16.

In sostanza, sembra una Champions League più sul filo di lana già dalle prime battute, più spettacolare, favorita anche dalla compresenza di scontri di altissimo livello tra Atletico Madrid Bayern o tra Barcellona e Manchester City che automaticamente genereranno ottavi di finale di enorme incertezza. Stavolta non basterà arrivare al primo posto per sentirsi al sicuro, stanti così le cose Juventus e Napoli rischierebbero comunque d’incrociare Ancelotti o Guardiola.