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2012

Club italiani in ginocchio: termina un?era, ma ecco un nuovo modo di fare calcio

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Le cessioni di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic dal Milan al Paris Saint Germain sancisce con forza la fine di un ciclo economico favorevole per il calcio italiano ed apre ad una nuova prospettiva, non per forza frustrante degli obiettivi stabiliti dai club nostrani ma senz’altro ridimensionante rispetto ad un ventennio di grandi campioni. L’addio dei due illustri calciatori è – più che un segnale – un chiaro punto di rottura con il passato: i campioni, oggi, scelgono lidi diversi dove è possibile guadagnare di più e militare in squadre che puntano immediatamente al successo internazionale.

CLUB ITALIANI, IL MUST E’ LA RIDUZIONE DEL TETTO INGAGGI – Niente spese folli ed applicazione concreta del fairplay finanziario. Il criterio – patetico definirla legge se viene rispettata soltanto a piacimento o meno dei diretti interessati – stabilito dal presidente dell’Uefa Michel Platini prevede la facoltà di spendere soltanto ciò che si incassa. E’ in tale ottica che chiaramente si introduce la riduzione degli ingaggi, il veicolo più immediato nella direzione dell’abbattimento dei costi. Le due milanesi hanno segnato il passo: il Milan si è liberato dei suoi annosi contratti ed ora, con la cessione di Thiago Silva ed Ibrahimovic, si prepara a ringiovanire il parco giocatori, rifondando ed abbattendo il monte salariale. Discorso analogo va applicato all’Inter, che senza mezze misure ha chiuso la porta di Appiano a Julio Cesar, Lucio, Cordoba, Stankovic, Forlan, Pandev e Pazzini lanciandosi fortemente su calciatori di prospettiva e dall’ingaggio contenuto.

LA FINE DI UN’ERA: ORA E’ VIETATO SBAGLIARE LE SCELTE – Nella direzione del controllo degli ingaggi e dei calciatori giovani e di prospettiva si muovono anche le altre realtà più strutturate del torneo. La politica societaria della Roma è palese: investimenti su calciatori di qualità che possano crescere nel tempo ed assicurare un futuro roseo alla squadra, inspiegabile in tal verso però la cessione di Borini al Liverpool. Non da meno il Napoli: la cessione di Lavezzi – al Psg del fairplay finanziario – non ha aperto la strada all’arrivo di un calciatore affermato e di pari livello, ma ha consigliato alla società di puntare forte su due giovani di casa, quell’Insigne reduce da una stagione strepitosa in serie B con il Pescara di Zeman e su un Vargas chiamato a dimostrare tutto il suo valore dopo i poco convincenti mesi di ambientamento in casa azzurra. Serve aggiungere poco altro sull’Udinese, il cui leit motive è da anni la ricerca dei migliori talenti mondiali che crescono poi in un ambiente privo di pressioni e vengono ceduti a società più attrezzate. In un quadro del genere l’obbligo è non sbagliare: spazio alle capacità delle società di scegliere gli investimenti giusti e comporre squadre valide pur senza i ribattezzati top player. Un nuovo corso.

CAMBIANO GLI EQUILIBRI DELLA SERIE A – Da segnalare un’evidente eccezione a quanto esposto: la Juventus. La società torinese si conferma in linea con il trend italiano in merito al genere di calciatori su cui investe, vedi gli acquisti di Isla, Asamoah, Pogba e Giovinco, calciatori di valore e prospettiva. I bianconeri però attualmente godono di maggiore capacità di spesa: non devono vendere per acquistare e “rischiano” un rosso di bilancio attuale in vista dei frutti futuri che lo stadio di proprietà inevitabilmente consegnerà alla società. Con la Juventus fuggitiva, per il resto gli equilibri della Serie A potrebbero subire notevoli modifiche: il solito schema grandi-medie-piccole scricchiola e, anche grazie ad una più equa ripartizione dei diritti tv, a decidere il tutto sarà l’efficacia degli investimenti compiuti. Le grandi vivono un nuovo “Anno Zero” e c’è spazio per le outsider: chi lavora bene ora può raccogliere i frutti, per i bilanci conclusivi occorrerà attendere il 31 agosto ma un treno importante sta passando per tutti.