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Copa America del Centenario, la griglia: Coppa Barcellona?

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Argentina ed Uruguay si giocano l’ambito titolo

Eravamo pronti: Messi contro Neymar contro Suarez. Almeno a livello personale fu il pensiero più ricorrente nel giorno in cui il Barcellona scelse – dopo aver prelevato un anno prima il fenomeno brasiliano – di mettere le mani sul bomber uruguagio: il tridente più forte di sempre, collateralmente un affaccio sul mercato sudamericano – anche in chiave commerciale e di diffusione del brand – mica da poco. Il club blaugrana si ritrova di fatto con i tre calciatori più rappresentativi d’America, fianco al fianco in quel di Barcellona ma l’uno contro l’altro in Copa America e poi nel Mondiale. Un anno fa la squalifica di Suarez – per via del morso rifilato al nostro Chiellini – e quella in corso di Neymar vanificò l’idea della grande contesa, oggi il brasiliano (liberato dal Barcellona per una sola delle due prossime competizioni) ha optato per le storiche Olimpiadi casalinghe di Rio de Janeiro. E Suarez è a mezzo servizio. Persino Messi ha accusato un problema fisico alla vigilia di una manifestazione che a questo punto appare stregata: ma la Copa America del Centenario può essere ancora roba di casa Barcellona, nel senso che le vicende dei suoi tre astri possono condizionare l’esito della rassegna. Neymar out indebolisce (irrimediabilmente?) il Brasile, le condizioni fisiche di Suarez e Messi risulteranno invece cruciali per l’assegnazione del torneo.

1 – ARGENTINA: La volta buona? Lo appare sempre o spesso, lo diventa raramente. L’infortunio di Suarez però – da tenere sotto controllo le condizioni dell’attaccante dell’Uruguay – sgombra il campo dai dubbi: il ruolo della favorita istituzionale spetta all’Argentina. Attacco da urlo, ottimo equilibrio in mediana con il tuttofare Mascherano, la regia di Biglia, la qualità di Banega, le soluzioni di Angel Di Maria. Le solite incognite: difesa poco brillante nei singoli (ma ben protetta) ed il pacchetto portieri.

2 – URUGUAY: Fosse stato al massimo del tenore il Pichichi della Liga e Scarpa d’Oro 2016 Luis Suarez, beh, la tentazione di postare l’Uruguay in pole position sarebbe risultata irresistibile. Perché con Cavani forma una coppia gol di rara prolificità e cattiveria agonistica, perché la coppia difensiva centrale – Godin e Gimenez, sì, quelli dell’Atletico Madrid migliore difesa d’Europa – è la più forte del torneo, per la tigna che da sempre caratterizza questa nazionale. Le debolezze: anche qui i portieri, poi il consueto snodo di un centrocampo aggressivo ma poco qualitativo.

3 – BRASILE: Lasciare fuori la Selecao dalla prima fila di una Copa America è qualcosa di per sé singolare ma che nel caso specifico ci sta tutto: Dunga ha di fatto sperimentato, perché soltanto di esperimento si può parlare quando lasci a casa tra gli altri Thiago Silva, David Luiz, Danilo, Marcelo, Alex Sandro, Fernandinho, Oscar, Lucas, Firmino e (forzatamente) Neymar. Obiettivo è quello di edificare il Brasile che sarà: rischiare ora per farsi trovare pronti domani? Russia 2018 è dietro l’angolo, le qualificazioni ancora complesse: intanto la Copa è sembrata un laboratorio di lusso. A meno di clamorosi epiloghi al momento poco pronosticabili.

4 – CILE: Campioni in carica. Quanto basta per far vincere agli uomini di Pizzi – e non più di Sampaoli, si farà sentire l’avvicendamento alla guida tecnica? – il ballottaggio con la Colombia per definire la seconda fila nella griglia di partenza. Il portiere in questo caso c’è, eccome se c’è: il titolare del Barcellona, tanto per non farci mancare nulla in casa blaugrana. Il resto dell’asse è il solito: Medel-Vidal-Sanchez, trascinatori dell’impresa casalinga della scorsa estate e tuttora unici esponenti di rilievo di un Cile che non partirà mai battuto.

5 – COLOMBIA: Indebolita. L’annata nera di Jackson Martinez, Adrian Ramos e Muriel – oltre alle assenze di Falcao, Gutierrez e Guarin – toglie alla nazionale di Pekerman gran parte delle sue bocche di fuoco. E’ tutto nelle mani di un intristito James Rodriguez: tagliato fuori dall’era Zidane e dunque poco partecipe della conquista della Champions League da parte del suo Real Madrid. Né tantomeno risulta essere al massimo il morale di Bacca, fagocitato dal caos di casa Milan: la nazionale che due anni fa deliziò in Brasile salvo arrendersi soltanto al Paese ospitante appare oggi un ricordo poco nitido.

 6 – MESSICO: Outsider per definizione. Si parte dagli uomini di casa Porto, da sempre bottega cara e di garanzia: Miguel Layùn è tra gli esterni sinistri bassi più interessanti della rassegna, Hector Herrera (in orbita Napoli) è calciatore di ritmo e qualità, il classe ’93 Jesus Corona si è messo in mostra nella sua prima stagione lusitana con numeri di alta scuola e prospettive assolutamente interessanti. Il centrale Hector Moreno si è imposto in Eredivisie con il Psv, siglando peraltro ben 6 reti stagionali: Guardado lo conoscete, il Chicharito anche, così come Ochoa. Gli elementi per stupire insomma ci sono tutti.

7 – PARAGUAY: La tentazione di far scalare posizioni al tridente Gonzalez (’94) – Sanabria (’96) – Iturbe (’93, nonostante tutto) è stata forte: toccherà all’argentino Ramon Diaz disciplinarli in modo tale da renderli perfettamente funzionali nell’economia della squadra. Ma la sensazione è quella che non si possa prescindere da tale esperimento: la qualità del Paraguay è tutta qui, in uno dei migliori ’96 del pianeta e in due saette impazzite. Di compattezza, in alternativa, ce n’è poca.

8 – ECUADOR: Perché così dietro? Vero. Attuale capolista del CONMEBOL in coabitazione con l’Uruguay, con gli stessi numeri offensivi della Seleccion di Tabarez e del Cile. Provate a chiedere a Felipe Caicedo, inarrestabile nella corsa a Russia 2018, che però salterà la Copa America del Centenario per via di un infortunio. Strana moda per questa competizione. L’Ecuador perde tanto ma vuole continuare a sorprendere con i Valencia, Montero e Bolanos. Fiducia al massimo, il test di maturità è alle porte.

9 – USA: Padroni di casa, quello sì, ma inevitabilmente incognita: non sono certo da rintracciare in questa sede gli Stephen Curry e Klay Thompson della situazione. Nel basket sono inimitabili, nel calcio un po’ meno, nonostante un campionato che – seppur a fine carriera – inizia ad ospitare un numero via via crescente di calciatori di rilievo. Brooks e Johnson, entrambi militanti in Bundesliga, i calciatori più rappresentativi: oltre agli immancabili Dempsey, Bradley ed alla potenziale sorpresa DeAndre Yedlin, a fasi alterne nel suo primo campionato europeo (in Premier League con il Sunderland, salvo alla penultima giornata a danno del Newcastle di Benitez).

10 – COSTA RICA: Dulcis in fundo la favola di Brasile 2014, quell’appassionante Costa Rica eliminata ai quarti di finale dall’Olanda, non prima della lotteria dei calci di rigore. La stella è in porta: il fresco campione d’Europa Keylor Navas. Si parte bene, verrebbe da dire. Dal portiere fino a Ruiz e Campbell c’è un mare di organizzazione: quella che permise alla nazionale di Jorge Luis Pinto – oggi guidata da Oscar Ramirez – di resistere due anni fa all’urto di realtà ben più strutturate. Ripetersi è spesso proibitivo ma il livello complessivo della Copa America del Centenario lascia spazio a potenziali sorprese.

MAI DIRE… MAI – Hanno oggettivamente qualcosa in meno le restanti sei nazionali che prenderanno parte alla rassegna americana: Perù, Venezuela, Bolivia, Panama, Haiti e Giamaica. Ma l’estensione della Copa a sedici squadre renderà il tutto in un formato più europeo: conseguenza immediata – anche per le realtà di piccola levatura – è una certa visibilità. Impensabili risultati di squadra, ma per i singoli più in voga è l’occasione di una vita.