Esclusiva- Boca Jrs, Serafino: «Stiamo risolvendo i problemi, tra Juventus e Torino sceglierei...» - Calcio News 24
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2014

Esclusiva- Boca Jrs, Serafino: «Stiamo risolvendo i problemi, tra Juventus e Torino sceglierei…»

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Il giovane italiano emigrato in Argentina: «Scelgo ancora l’Italia, anche per un solo minuto»

ESCLUSIVA CALCIOMERCATO BOCA JUNIORS FRANCESCO SERAFINO – Francesco Serafino è il giovane talento italiano emigrato qualche anno fa in Argentina ed attualmente tesserato per il Boca Juniors. Di lui si è parlato nei giorni scorsi per due vicende diverse ma connesse tra loro: alcune problematiche legate al suo impiego in campo con la maglia del Boca e l’interessamento nei suoi confronti sia della Juventus che del Torino. Per capire meglio cosa si cela dietro queste voci, la redazione di “calcionews24.com” ha contattato direttamente il giocatore. 

Allora Francesco, ieri alcuni giornali in Italia hanno parlato della possibilità che tu lasciassi il Boca Juniors per tornare in Italia. Possiamo dire che esiste davvero concretamente questa ipotesi o si tratta solo delle solite chiacchiere da bar?

«Adesso mi trovo benissimo al Boca, posso solo parlare bene di questa grande istituzione e di un ambiente fantastico. Dal club non ho avuto ancora nessuna comunicazione, quindi al momento non saprei dire se sono chicacchere da bar o se c’è qualcosa di vero»

Il nodo fondamentale della questione sarebbe legato al fatto che il Boca, per una serie di problematiche burocratiche, non potrebbe ancora schierarti in Prima Squadra, ma allora stesso non vorrebbe nemmeno cederti. Si è parlato anche di un possibile intervento della FIFA per “liberarti”: puoi spiegarci meglio la questione? Di cosa si tratta? Anche qui: cosa c’è di reale e cosa di non reale?

«In quanto straniero e minorenne, ci sono difficoltà al momento per schierarmi in qualsiasi categoria, ma gli avvocati del Boca hanno prontamente fornito una documentazione dettagliata del fatto che io vivo in Argentina da fine 2009, da anni frequento le scuole in questo Paese. Ho anche il documento d’identità argentino. Quindi siamo tutti convinti che a breve tempo riceverò il benestare dalla FIFA»

Ma, qualora ce ne fosse la possibilità, penseresti mai di tirare in ballo la FIFA per tornare in Italia, o pensi che tutto sommato i rapporti con la dirigenza argentina possano rimanere, per così dire, amichevoli?

«Io sono innamorato del Boca Juniors, non potrei mai fare una scorrettezza nei confronti di una dirigenza che ha sempre creduto in me. Se poi un domani il club ritenesse opportuno cedermi in Europa, è chiaro che preferirei tornare in Italia per questioni affettive»

In Italia si parla di almeno un paio di squadre interessate a te: il Torino e la Juventus. Partendo dal presupposto che i due club non sono propriamente la medesima cosa, anzi diciamo pure che sono agli antipodi del tifo, dovendo scegliere, a quale delle due andrebbe la tua preferenza? O magari ce n’è una terza di cui ancora non si è parlato…

«Di voci ne circolano tante e non so a quale credere, comunque sia io sceglierei sempre il club che più dimostra di credere in me»

Hai già detto di avere le idee chiare: vuoi la nazionale italiana a tutti costi. Eppure, considerando la giovane età ed il fatto che non sei stato ancora convocato con la nazionale maggiore, potresti anche ambire in una “naturalizzazione” argentina, analogamente a quanto avvenuto in senso contrario per altri calciatori argentini. Hai mai preso in considerazione questa ipotesi o, detto in parole povere, non te ne può fregare di meno?

«Io sono italiano e vorrei giocare anche un solo minuto con la maglia azzurra, di una qualsiasi selezione giovanile». 

Ma dalla federazione italiana ci sono stati mai degli approcci nei tuoi confronti, anche a livello giovanile? Pensi che il fatto di giocare così lontano dall’Italia possa penalizzarti rispetto a tanti altri tuoi coetanei? Di Biagio, attuale c. t. dell’Under 21, si è mai fatto vivo?

«Vivere e giocare a 14.000 Km dall’Italia è penalizzante da questo punto di vista, è difficile che gli osservatori della Federazione Italiana possano seguirmi qui in Argentina. Ma la speranza rimane accesa comunque»

Una considerazione su questo Mondiale: l’Italia è stata sbattuta fuori ai gironi, l’Argentina è in finale. Lo chiedo a te che conosci bene entrambe le mentalità, cosa pensi abbia fatto la differenza? Non è che gli argentini hanno magari un senso di appartenenza maggiore? O magari il loro sistema calcistico è semplicemente migliore. Nella nazionale di Sabella non ci sono tantissime facce nuove, eppure…

«Sì, credo che gli argentini abbiano un senso di appartenenza incredibile, una “garra”, ovvero una grinta diversa rispetto a un giocatore italiano. A livello giovanile, almeno fino ai 14 anni, non lavorano molto sulla tattica, un ragazzo è più libero di esprimere il proprio calcio liberamente, senza “gabbie” che uccidono la fantasia. Nella Seleccion, poi, c’è un certo Messi che nelle prime partite ha risolto da solo la pratica qualificazione»

Messi è un campione, su questo siamo tutti d’accordo, Balotelli no. Ti senti d’accordo con questa affermazione? Pensi che “Super-Mario” meriti ancora la maglia azzurra o forse è meglio voltare pagina, magari a favore di qualche altro giocatore meno pubblicizzato? Come giudichi la scelta di Prandelli di lasciare l’Italia, tra mille polemiche, per “scappare” in Turchia?

«Nessun calciatore attuale è avvicinabile a Messi, lui è forse l’unico calciatore al mondo che corre pià veloce con la palla al piede che senza. Balotelli ha i colpi dei grandi calciatori, lo ha già dimostrato, ma forse ha bisogno di un po’ più di continuità per affermarsi definitivamente. Quando è in vena, fa la differenza, come agli ultimi Europei. Non sono nessuno per poter giudicare le scelte di Prandelli, comunque credo che la verità dei fatti la conoscano in pochi»

Ultima domanda: molti talenti italiani sono stati costretti a lasciare il nostro Paese per avere fortuna altrove, nel tuo caso la scelta è stata forzata, visto che hai dovuto seguire tuo padre che è emigrato in Argentina per lavoro. Potendo scegliere, avresti deciso di rimanere a Roma o a fronte di un’opportunità migliore non avresti avuto problemi a salutare tutti e fare la valigie?

«A 12 anni non è stato facile lasciare l’Italia e la Roma, in quel momento se non ci fosse stata una ragione legata al lavoro di mio padre, sarei rimasto a Trigoria. Ma credo che questa esperienza mi ha aperto nuove opportunità e consiglierei ai giovani calciatori italiani una esperienza all’estero, anche per un breve periodo. Aiuta a maturare più in fretta e ad avere una visione del mondo diversa»