Esclusiva - Oddo: «Ecco le differenze tra i ventitre di Prandelli ed il gruppo di Germania 2006. Sulla vicenda Seedorf-Inzaghi...» - Calcio News 24
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2014

Esclusiva – Oddo: «Ecco le differenze tra i ventitre di Prandelli ed il gruppo di Germania 2006. Sulla vicenda Seedorf-Inzaghi…»

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ESCLUSIVA ITALIA MILAN ODDO – Mancano poco più di ventiquattro ore all’inizio di Brasile 2014, Mondiale che rappresenta l’occasione di riscatto per l’Italia di Cesare Prandelli, reduce dalla disfatta di Sudafrica 2010 con Marcello Lippi sulla panchina. Uno che conosce bene la competizione è Massimo Oddo, campione del Mondo nel 2006, che in esclusiva a Calcionews24.com ha analizzato la situazione degli azzurri e non solo.

Partiamo con una domanda secca: chi potrebbe essere la rivelazione del Mondiale?

«E’ difficile dirlo, la storia del Mondiale ci insegna che le rivelazioni sono sempre le formazioni più inattese. Sarà quella formazione che riuscirà a mettersi in mostra, noi nel 2006 avevamo una rosa piena di tantissimi giocatori di qualità, grandi campioni, ma sono venuti fuori dei calciatori che, secondo le attese, non avrebbero dovuto neanche giocare. Difficilmente a trionfare sarà la formazione che le previsioni accreditavano come favorita, la storia del Mondiale lo insegna».

Il commissario tecnico Cesare Prandelli è stato messo al centro di numerose critiche per le scelte effettuate, lei come le valuta? In secondo luogo, trova delle somiglianze tra i ventitre di Germania 2006 e quelli di Brasile 2014?

«Le critiche sono sempre all’ordine del giorno, se avesse optato per altri calciatori sarebbero subentrate altrettante critiche. Le scelte operate da Prandelli sono state fatte in base al suo modo di vedere il calcio, secondo il suo giudizio e solo il campo potrà valutarle. Per quanto riguarda le somiglianze tra le due rose, secondo il mio punto di vista sono praticamente nulle: sono due formazioni completamente diverse, questa che andrà in Brasile è una squadra molto più giovane con grandi potenziali talenti ma ancora inespressi o comunque non ancora consacrati; in Germania eravamo tutti o quasi grandissimi campioni già affermati. Questa è una rosa che ha iniziato un percorso due anni fa, Prandelli ha puntato su elementi giovani e con i quali ha raggiunto ottimi risultati come nell’Europeo 2012, ora ci si aspetta che questi potenziali riescano ad esibire il salto di qualità in una rassegna così importante come il Mondiale».

Lei ha fatto parte di spogliatoi importanti ricordando, oltre quello di Germania 2006, quello del Milan. Il commissario tecnico Prandelli nella conferenza stampa di lunedì ha affermato: «Qualsiasi scelta farò sarà condivisa con la gioia di tutti; i primi tifosi saranno coloro che si siederanno in panchina vicino a me». Lei è d’accordo con questa visione dell’allenatore o sono parole di circostanza?

«Che siano tutti e ventitre potenziali titolari ci credo, perchè Prandelli ha fatto certe scelte credendo che fossero le migliori possibili. Potenzialmente possono essere tutti titolari inoltre perchè, come affermato prima, possono essere i giocatori più inattesi a rivelarsi decisivi. Che tutti siano contenti nonostante qualcuno possa essere poco utilizzato ci credo di meno, umanamente è normale che tutti vorrebbero giocare e chi non gioca può essere deluso. Nonostante ciò, non è detto che i meno utilizzati vadano contro il gruppo, questa è stata la nostra forza nel 2006: io ho giocato poco, ero scontento e deluso quando non giocavo, però ero sempre pronto ad allenarmi al massimo e fare di tutto per mettermi in mostra, come i miei compagni. E’ normale che ogni calciatore voglia giocare sempre, sta poi all’intelligenza del calciatore avere la giusta reazione sul campo ed in allenamento. Perchè ci possono essere delle reazioni dannose, come esternazioni velenose o contestazioni: basti pensare ai calciatori che sono rimasti fuori dai ventitre come Giuseppe Rossi, sono comportamenti non professionali, le scelte devono essere accettate e la risposta va data sul campo e non a parole».

L’Italia è inserita in un gruppo ricco di insidie, composto da Inghilterra, Uruguay e Costa Rica. Quali sono le difficoltà che potrebbe incontrare l’undici azzurro?

«E’ un girone difficile, ci sono due squadre molto attrezzate e molto forti, ma non credo siano più forti dell’Italia. In un girone a quattro sono importanti tante circostanze, ad esempio la prima partita è fondamentale: se sbagli all’esordio subentrano anche dei meccanismi psicologici per cui puoi fare ancora più fatica nelle partite seguenti. Dunque a mio avviso vincere la prima partita è fondamentale, serve un po’ di fortuna, le qualità ci sono».

Una previsione sul cammino di Pirlo e compagni?

«Secondo me l’Italia è una outsider, non è una potenziale vincitrice, perchè ci sono squadre molto più forti e con molta più qualità. Con questo non voglio dire che la nazionale non possa arrivare in fondo, basti pensare l’Europeo del 2012: l’Italia potrebbe vincere il Mondiale, credo che l’obiettivo sia quello di arrivare i quarti, dove si affronteranno le varie Spagna, Brasile ed Argentina: quando giochi gare contro formazioni di questo livello puoi anche perdere».

Passiamo al capitolo Milan. Lei nella sua esperienza in rossonero ha giocato sia con Clarence Seedorf che con Filippo Inzaghi, con il primo che è stato appena esonerato in favore del secondo. Cosa ne pensa lei di questa vicenda?

«Sinceramente non l’ho capita molto. Non per contestare uno dei due, che sono due ottimi ragazzi che però non conosco come allenatori. Ho visto quello che è successo in campo con Clarence e credo che il Milan sia migliorato notevolmente. Pippo ha iniziato la sua carriera vincendo qualcosa con la Primavera, il che non è facile, quindi avrà sicuramente le sue qualità. Quello che dico io è che non riesco a capire cosa sia successo, non ha molto senso prendere un allenatore a gennaio, fargli tre anni di contratto e mandarlo via a giugno. Se non sei dentro certe situazioni non le si può capire, deve essere successo qualcosa che noi non sappiamo».

Il Milan è una società che negli ultimi anni ha fatto dell’impatto mediatico la sua forza, ma negli ultimi tempi non è stato così: basti pensare ai dissidi tra Barbara Berlusconi ed Adriano Galliani, che hanno messo in dubbio il futuro in rossonero dello storico amministratore delegato. Cosa ne pensa lei di tutta la questione?

«Non lo so, se non sei dentro non puoi capire la situazione, nè tanto meno poter dare un giudizio. Per ora ci dobbiamo attenere alle indiscrezioni riportate a riguardo. Rivoluzione societaria necessaria? Credo che Galliani sia tra i più bravi dirigenti al mondo, lo ha dimostrato sul campo; posso dire una cosa: ognuno deve fare il suo lavoro, il segreto nel calcio è avere delle competenze e non occuparsi del lavoro altrui, Galliani a livello dirigenziale è un numero uno, lo ha sempre dimostrato. Riesco difficilmente ad immaginare ad un Milan senza Galliani, me lo terrei stretto. Non possiamo pretendere che Barbare Berlusconi faccia il mercato e vada a comprare i calciatori, ognuno deve fare il suo».