Fair Play Finanziario, l'UEFA studia un'alternativa - Calcio News 24
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Fair Play Finanziario, l’UEFA studia un’alternativa

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alexander ceferin, uefa

I casi di PSG e Manchester City costringono Ceferin e l’UEFA a rivedere il Fair Play Finanziario, uno strumento da “aggiustare”

Neymar e altre storie di ordinaria follia di mercato. Davvero il brasiliano può passare dal Barça al Psg per 222 milioni? E quanto vale questo trasferimento? Risposta: in teoria si può far tutto, ci sono club (pochissimi) i cui bilanci permettono certe spese. Ma togliamoci dalla testa che l’operazione si esaurisca con la famosa clausola: se il brasiliano firma un quinquennale da 30 milioni a stagione (60 considerando il lordo), e se aggiungiamo la commissione per il papà,siamo oltre 560 milioni. Senza considerare le ricadute nel bilancio del Psg: «mammasantissima» quali Cavani, Verratti, Draxler possono accettare di guadagnare un terzo, forse meno, dell’ultimo arrivato?

CASI RECENTI – Il Psg non teme il fair play perché conta sul marketing. Ma non sono soltanto problemi del Psg. Il sistema calcio — non guarito ma «riequilibrato» dal fair play finanziario — rischia una nuova crisi. Siamo in prossimità di una bolla, una sopravvalutazione dei giocatori, che un giorno si sgonfierà? Si può porre rimedio? Non è il Psg l’unico «caso» naturalmente. Neanche la campagna acquisti del Milan lascia tranquilla l’Uefa che presto riprenderà in mano la pratica per concedere, o meno, il voluntary agreement. Ci sono poi altre cifre preoccupanti: tipo il prezzo pagato dal City per tre esterni, Walker, Danilo e Mendy, 150 milioni. E ancora non s’è chiusa la storia Mbappé.

SPESE FOLLI – D’accordo che il City, con gli incassi Premier, vive su un’altra dimensione come quasi tutti i club inglesi. E d’accordo che i soldi spesi restano, più o meno, nel calcio. Ma il sistema si sta inflazionando e a Nyon pensano che sia l’ora di mettere mano alle regole del fair play, non più adeguate, per disegnare un nuovo sistema. Quello che vuole il presidente Ceferin. Secondo quanto ricordato da “La Gazzetta dello Sport”, quando il numero uno del Barcellona, Bartomeu, dice che «nessuna squadra può permettersi la spesa per Neymar senza infrangere il fair play», non è lontano dalla realtà, pur essendo direttamente interessato alla questione. I bilanci di Real Madrid, United, Barça consentirebbero spese enormi, ma a fatica. Inoltre c’è la quasi certezza che quei 560 milioni (112 all’anno) difficilmente sarebbero ripagati economicamente dalle vittorie.

PROGETTO CEFERIN – Come si blocca questa spirale? Ceferin l’ha fatto capire quando, dopo l’elezione, ha detto a Lisbona: «Servono nuovi meccanismi come la luxury tax, i tetti alle rose e norme più corrette a livello di trasferimenti per evitare l’accumulo di calciatori e un’eccessiva concentrazione di talento in poche squadre». In pratica, il disegno del presidente sloveno prevede il mantenimento del fair play e, in aggiunta, nuove regole sportive e finanziarie. Quelle sportive potrebbero includere tetti alle rose, limiti agli acquisti nelle finestre di mercato (non puoi comprare tutti i giocatori che vuoi) e la regolamentazione dei prestiti. Quelle finanziarie potrebbero essere la luxury tax (i club dovranno pagare al sistema una percentuale su stipendi e trasferimenti superiori a un determinato importo) oppure il salary cap (il tetto agli stipendi per club).