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Felipe e un nuovo inizio alla SPAL: «Sono pronto. Delneri…»

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Dopo il legame sacro con l’Udinese, Felipe è pronto all’avventura con la SPAL: «Pensavo di chiudere in Friuli, ma…»

Un segno del destino. Tanti anni fa, Giampaolo Gobetti, il papà della moglie di Felipe, oggi anche sua procuratrice, doveva fare un provino alla Spal. Che saltò. Ora a Ferrara è finito il difensore brasiliano, che a quasi 33 anni firma l’ultimo importante contratto lasciando di nuovo la «sua» Udine. Sua perché Caterina è di Tarcento. «E pensavo di chiudere in bianconero». E invece che è successo? «Avevo un rinnovo automatico che l’Udinese ha esercitato. E ho chiesto un colloquio per pensare a un prolungamento fino al 2019. Ho fatto bene per due stagioni, sono integrato a Udine (è stato uno dei leader degli ultimi due anni, ndr) e ci ho creduto. Ma quell’appuntamento non è mai arrivato. È così mi sono guardato attorno». Ed è arrivata la Spal col suo entusiasmo. «Il direttore Davide Vagnati sembrava che mi conoscesse da tempo. Mi è piaciuto il suo modo di fare, diretto. Mi ha trasmesso la tranquillità e la fiducia che cercavo ed eccomi a sudare con la solita passione».

NUOVO INIZIO – Si può cominciare una nuova carriera a 33 anni? Come ha confessato Felipe a “La Gazzetta dello Sport”, la risposta è un forte “sì”: «Certo. Ho ricominciato troppe volte, sempre con la stessa voglia, anche dopo le delusioni di Firenze e gli anni difficili. Ora sto bene, anche psicologicamente che è la cosa più importante. Dopo aver risolto il contratto con il Parma che falliva, quei mesi all’Inter con Mancini mi hanno ricaricato a dovere». Lei passa dalla difesa a 4 di Delneri a quella a 3 di Semplici. Cosa cambia. Meglio o peggio? «Mah, forse in carriera ho giocato più a tre che a quattro. E mi piace un po’ di più perché posso fare qualcosa in più». Cosa le ha insegnato Delneri ? «Dopo 13 anni di calcio pensavo di non dover imparare più, con lui ho imparato tanto: è una grande persona e mi è dispiaciuto lasciarlo. Forse ha capito che mi piacerebbe fare l’allenatore: ma lui, che ha avuto tanti giocatori che hanno intrapreso questa strada, mi fa la battuta e mi dice che la torta diventa sempre più piccola…».

IL PASSATO E IL FUTURO – Il rimpianto all’Udinese? «Quel colloquio che non c’è stato». Sa cosa diceva un certo Totò Di Natale? Che all’Udinese non vogliono in società i calciatori di forte personalità. Vogliono emergere solo i Pozzo. «Può essere. Fanno i loro interessi». Come le sembra Semplici? «Ci ho parlato prima di arrivare. Bella impressione, un toscano simpatico. Ho visto un po’ di partite della Spal: li massacravano ma poi alla fine usciva la squadra in cui tutti si aiutano. E Mora andava dappertutto». Lei è esperto di salvezza. Come ci si difende per non sbandare? «Non si deve stare tutti dentro l’area. E si difende in 11. Ricordate Tevez alla Juve? Qui l’atteggiamento è giusto». Lei da centrale dà poco la palla indietro al portiere. «Non la vogliono. Cerco di rilanciare, sempre». Lei è in camera con Schiattarella: cosa le racconta di Ferrara? «Che dovrò vivere in centro. Che la Spal ha una tifoseria pazzesca. Quando si attacca nella ripresa davanti alla Ovest c’è una forza in più. E mi dice che qui non si molla mai».