Garcia placa il vento di Bosnia, per Dybala Juve vale Palermo - Calcio News 24
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2015

Garcia placa il vento di Bosnia, per Dybala Juve vale Palermo

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Roma – Juventus, il giorno dopo: l’analisi del match-clou

Quando la partita che più di tutte le altre ha caratterizzato l’ultimo biennio arriva così presto, e per di più a calciomercato tuttora aperto, non può di per sé lasciare in eredità indicazioni definitive: a premessa fatta, va raccontato di come la Roma abbia letteralmente dominato sulle macerie di una Juventus a cui va concesso un periodo – lungo o meno lo racconteranno i fatti – di naturale riassestamento. Del resto ce lo ha raccontato anche un enorme Buffon nel postpartita.

LA ROMA HA PJANIC, GLI ALTRI NO – I giallorossi hanno pressato la Juventus sin dalle primissime battute della gara, troppo forte la tentazione di approfittare di un avversario in palese ricerca d’identità: facile a parole, non era scontato e va dato merito a Rudi Garcia di aver impresso nei calciatori lo spirito giusto nell’approccio alla gara. Eppure i rischi non erano mancati: due eccellenti centrocampisti di ruolo – Florenzi e De Rossi – schierati nella linea difensiva e parliamoci chiaro, la Juventus di un anno fa avrebbe azzannato un avversario così spregiudicato. I difensori meglio li facciano i difensori: guardare ad esempio alle difficoltà incontrate dai giallorossi negli ultimi minuti di gara in superiorità numerica, salvati da un miracolo di Szczesny. La Roma avrebbe meritato il vantaggio già nella prima frazione di gara ma soltanto un capolavoro di Pjanic da calcio piazzato ha sbloccato la gara: la sensazione forte è quella che quando si accende il bosniaco la Roma cambi volto. Se il calciatore più forte della rosa giallorossa troverà continuità d’azione sul medio periodo la banda Garcia potrebbe ulteriormente elevare il tenore della sua stagione.

A TUTTA BOSNIA, ORA SERVE IL PRIMO GARCIA – L’effetto Bosnia non è ascrivibile alla sublime prestazione del solo Pjanic: quando l’uomo dei sogni dell’estate giallorossa salta su Chiellini e fredda Buffon con un potente e preciso colpo di testa l’Olimpico non riesce a trattenere i suoi istinti fino ad allora frenati da una protesta contro alcune decisioni prese dalla Polizia. Lo stadio esplode, il responsabile di nome fa Edin e di cognome Dzeko: è connazionale di Pjanic ed è quel centravanti tanto atteso dal popolo giallorosso. L’ex Wolfsburg e Manchester City – due club a cui ha portato lo scudetto, il primo nella storia dei tedeschi, terzo e quarto nel palmares degli inglesi dopo un’assenza lunga 44 anni – pare essere l’uomo giusto al momento giusto. Tutto perfetto dunque? Neanche per scherzo. Ora spetta all’ardua opera di Rudi Garcia frenare gli entusiasmi ed indossare i panni vestiti nella sua prima stagione alla guida della Roma e non invece quelli meno calzanti della sua seconda versione: servirà un equilibrio quasi maniacale per tenere alla larga le controversie di una piazza tanto estrema nelle (opposte) manifestazioni degli stati d’animo.

IL RAGAZZINO NON TREMA – 144 minuti disputati tra Supercoppa e Serie A, 2 gol: continuasse alla media di una rete ogni 72 minuti beh, fatevi due conti e stimate la stagione di Paulo Dybala. L’argentino non si è reso protagonista di una grande partita, sia chiaro, ma quantomeno è vivo e non sembra aver sofferto il potenzialmente terrificante impatto che spetta in sorte a chi si trasferisce dal Palermo alla Juventus quattro volte campione d’Italia e finalista di Champions League. Classe ’93, al momento sembra averne di più rispetto all’esperto Mandzukic, preso di fatto per attutire il deficit di carisma e personalità proveniente dall’addio di un tale Carlos Tevez: l’Apache crac assoluto nell’abbinare dialogo con la squadra – e dunque raggio d’azione lontano dalla porta – e freddezza glaciale negli ultimissimi metri. Il croato invece se ne sta lì ed aspetta che accada qualcosa ma questa Juventus non è ancora in grado di lasciarsi attendere. Tutto il resto lo ha sublimemente raccontato Buffon: siamo in una fase di transizione e bisogna saperla vivere. Se ci sarà da aspettare lo si farà. Nei prossimi cinque o sei anni la Juventus vincerà ancora perché è nella sua natura farlo, ma non perdiamo di vista l’occasione di toglierci soddisfazioni anche nel presente. Aprire il vocabolario e cercare alla voce leader.