Gasparin: «La Sampdoria disse no a James Rodriguez, Iturbe e Kucka» - Calcio News 24
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2014

Gasparin: «La Sampdoria disse no a James Rodriguez, Iturbe e Kucka»

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L’ex direttore generale blucerchiato rivela clamorosi retroscena di mercato

CALCIOMERCATO SAMPDORIA GASPARIN – Poteva portare a Genova James Rodriguez, Juan Manuel Iturbe, Juraj Kucka e Alborno: è questo il retroscena svelato da Sergio Gasparin, che nel 2010 era il direttore generale della Sampdoria. Ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, l’ex dirigente blucerchiato ha raccontato le trame sfumate, partendo dal talento acquistato dal Real Madrid: «James Rodriguez? In tutta onestà devo dire che mi accorsi di lui quando ero all’Udinese. Era molto giovane, ma aveva già discreta fama, la Juve lo aveva adocchiato. Se lo prese il Porto con una mega offerta da sei milioni, senonché in Portogallo il ragazzo non si ambientò subito, i primi mesi furono difficili. Nel frattempo io passai alla Samp e così a dicembre del 2010 trovai un’intesa col Porto per gennaio 2011: 500/600 mila euro per il prestito, con diritto di riscatto a sei milioni e mezzo. Che cosa accadde? Che la proprietà, la famiglia Garrone, non se la sentì di chiudere l’affare e questo fu uno dei motivi per cui pochi giorni dopo mi dimisi. Capii che non c’era la volontà di fare “trading”, di acquistare giovani promettenti per poi rivenderli e realizzare plusvalenze. Chi disse no? Formalmente Guastoni, ma la divergenza fu con la proprietà, non la pensavamo allo stesso modo sul mercato estero come fonte di opportunità e risorse. In seguito con Edoardo Garrone ci siamo chiariti. C’erano tante spese, un bilancio da sistemare. Certo, l’amarezza resta. James Rodriguez avrebbe cambiato la storia della Samp».

AFFARI SFUMATI – Poi tocca a Juan Manuel Iturbe, che ha acceso il mercato estivo ed ora è della Roma, a Juraj Kucka, che si è messo in mostra dai “cugini” genoani, e Alborno, ora dell’Inter: «Iturbe era in scadenza, c’era conflittualità tra la società d’origine che ne deteneva i diritti e il fondo che controllava parte del cartellino. Mandai Renato Favero in Argentina, perché Iturbe giocava nel Quilmes, andammo avanti nella trattativa. Ci accordammo col Cerro Porteno club proprietario e gli altri soggetti. Tre milioni di euro per l’acquisto. Altro no dei Garrone e di Guastoni. Idem con Kucka. Potevamo prenderlo a un milione e 800 mila. Niente. Alla fine andò al Genoa. Di quel poker di ragazzi l’unico che non ha sfondato è Alborno. Uno su quattro, ci sta».