Inter, la favola di Gnoukouri raccontata dal suo agente: «Che festa ad Adjamè» - Calcio News 24
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2015

Inter, la favola di Gnoukouri raccontata dal suo agente: «Che festa ad Adjamè»

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Drago a Calcionews24: «Siamo contenti ma è solo il primo passo, Assane vuole conquistarsi un’altra chance»

L’emozione che può regalare il calcio a volte supera confini e barriere. Dalla Costa d’Avorio a Milano, quanta strada ha fatto Assane Gnoukouri, centrocampista classe 1996′ che nella partita con il Verona di sabato scorso ha fatto il suo esordio in A con la maglia dell’Inter. Una storia tutta da raccontare e che è pronta ad arricchirsi di nuovi capitoli importanti con la maglia dell’Inter. A raccontarla a Calcionews24.com è Damiano Drago, agente di Assane e grande conoscitore del calcio africano.

Drago, facciamo un passo indietro: minuto 80′, stadio Bentegodi, scocca l’ora di Assane. Ti aspettavi l’esordio in A?
«Sinceramente ci speravo, già nella partita pareggiata dall’Inter in casa con il Parma. Me lo sentivo, c’erano dei sentori che potesse avvenire. Sono contento, ho chiamato subito la famiglia e ad Adjamè, il suo quartiere, è scoppiata la festa. Sono scesi tutti in strada tra balli e canti, lo hanno festeggiato a lungo. Non nego l’emozione, unica, essendo stato allo stadio. Siamo contenti ma è solo il primo passo, restiamo umili».

Il primo nome a cui è stato accostato è già abbastanza pesante ovvero quello del connazionale Yaya Tourè: ci assomiglia?
«Ci può assomigliare, non ha la stessa struttura fisica ma è un più regista davanti alla difesa. E’ molto valido nell’impostare il gioco e speriamo che con il lavoro quotidiano possa crescere a livello fisico. Davanti la difesa esprime al massimo quelle che sono le sue qualità, è un prospetto davvero interessante e che gode della massima considerazione da parte dell’Inter».

La tua è stata una vera e propria intuizione, ce la racconti visto che fino a due anni fa non era nemmeno tesserato?
«Durante uno dei miei viaggi in Costa d’Avorio sono andato a vederlo dal vivo. Li i ragazzi giocano nelle squadre di quartiere, sono dei piccoli centri di formazione che molte volte non sono nemmeno registrati perchè la licenza costa molto per le loro disponibilità. Le strutture sono carenti, nei campi puoi trovare alberi o pozzanghere e molti ragazzi non hanno nemmeno le scarpe con i tacchetti. Sono ragazzi che affrontano di petto le intemperie, non hanno nemmeno gli spogliatoi e tornano a casa a piedi per fare la doccia. Due anni e mezzo mi accorsi che effettivamente mi era stato segnalato un ragazzo con delle grandi qualità, tecniche e morali. Allora li ho deciso di dare un aiuto concreto alla famiglia per non privare il ragazzo di una grande opportunità: quella di arrivare in Italia.

I primi sondaggi erano arrivati con il Marsiglia?
«Avevo dei contatti li e portammo il ragazzo in Francia per un provino. Anche il Marsiglia si rese conto delle sue potenzialità ma ci furono problemi di tesseramento. La nostra fortuna fu Beppe Giavardi che lo volle all’Inter. Andò prima a giocare in serie D nell’Altovicentino e da li lo portarono in prova all’Inter. Con il club nerazzurro andò tutto bene fino al tesseramento arrivato lo scorso anno».

Una bella favola: da Adjambè alla A, passando per la serie D in un solo anno?
«Si, in un anno e mezzo Assane ha avuto modo di dimostrare quello che vale, e se lo merita».

Chi senti di dover ringraziare?
«Sicuramente un grazie enorme va a Beppe Giavardi che ha creduto in lui fin dal primo momento e lo ha fatto entrare nell’orbita Inter. Un particolare ringraziamento va anche a Mister Vecchi e a tutto il settore giovanile per il lavoro importante che stanno portando avanti. I ragazzi sono stati fortunati quest’anno ad avere un tecnico come lui che ha grande esperienza anche a livello professionistico. Quando li vedi giocare te ne accorgi subito: hanno una cattiveria agonistica diversa, sono un gruppo compatto che si è già tolto delle grandi soddisfazione come il titolo nel Viareggio. Con la Roma, in semifinale, in un campo impraticabile hanno sfoderato una prestazione gagliarda sopratutto a livello caratteriale e fisico. Ovviamente, un grande ringraziamento va anche a mister Mancini che gli ha permesso di esordire in serie A. Sono emozioni indimenticabili».

Cosa ti ha detto Assane dopo l’esordio?
«Assane è un ragazzo serio ed già professionista nel modo di concepire il lavoro. Mi ha subito detto che voleva fare ancora di più per rimanere in prima squadra e meritarsi un’altra occasione».

Si dice che abbia un carattere forte?
«Si, non è un tipo esuberante. Ha un carattere tranquillo, non ha paura di niente. Sai, quando superi certe difficoltà, le altre non ti sembrano nulla».

C’è anche il fratellino nell’Inter.
«Si, gioca con i giovanissimi nazionali. Mi fu segnalato dallo stesso Assane, altro ragazzo con delle ottime qualità».

La formazione Primavera dell’Inter è una fucina di talenti, ci saranno altri esordienti in A secondo te?
«Puscas e Bonazzoli sono già conosciuti e sono veramente dei ragazzi validi, molto forti. L’Inter ha la fortuna di avere uno staff capace di poter reclutare i giocatori più forti in Italia. Professionisti di grandissimo livello che stanno facendo le fortune del club. Ci sono altri ragazzi in rampa di lancio come Camara, Yao, Radu, Palazzi, Dabo, Baldini, Ventre e altri».

Assane, essendo un classe 96′, potrebbe andare in prestito nella prossima stagione?
«Lo decideremo insieme alla squadra, cercando di capire quale sia il miglior percorso per il ragazzo. Al momento sono discorsi prematuri, c’è tutto il tempo per fare delle valutazioni approfondite».

Il tuo è un lavoro da vero e proprio talent scout, sopratutto nel continente africano. Ci spieghi quella che è la tua attività?
«Ho iniziato questo lavoro tre anni fa e mi sono reso conto di come fosse già un mercato saturo. Non potevo avere futuro qui, c’è una concorrenza spietata. Ho deciso di fare una scommessa con me stesso, aprendo i miei orizzonti. Ho preferito focalizzare il mio lavoro dove non esiste questa grande concorrenza e, tramite dei contatti che avevo, ho deciso di perlustrare i campi del continente africano alla ricerca di giovani talenti. Faccio il talent scout ma anche lo psicologo: con i ragazzi africani devi essere sensibile a diverse problematiche, non solo al mero contratto. Il ragazzo deve pensare solo ad allenarsi, a tutto il resto ci penso io. Cerco di aiutarli a risolvere i loro problemi, cercando di istaurare un rapporto solido e di fiducia. Quest’ultima è come una pianta: cresce piano piano e ha bisogno di acqua tutti i giorni. Con loro ho un grande rapporto che mi permette di intervenire anche su altri aspetti. E’ stata una scommessa fatta qualche anno fa con me stesso, che sto cercando di vincere con passione e voglia di fare. Le soddisfazioni poi arrivano, come sabato scorso».