Inzaghi, se questo mondo non ti piace lascialo - Calcio News 24
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2015

Inzaghi, se questo mondo non ti piace lascialo

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Ancora poco convincenti le parole dell’allenatore del Milan Filippo Inzaghi

Sono state dette cose fasulle, questo mondo non mi piace proprio per questo”. Eppure ci sta dentro con piedi e scarpe, altroché. Così Filippo Inzaghi, allenatore del Milan, al canale tematico rossonero Milan Channel alla vigilia della sfida di campionato con il Genoa. Con la squadra in ritiro dopo la disfatta – l’ennesima – subita ad Udine nel tentativo di salvare il finale di una stagione abbondantemente compromessa.

SCARICABARILE – Insomma alla fine la colpa è sempre della stampa, dei media. Vuoi o non vuoi il modo di ripartire le responsabilità arriva sempre, un vittimismo che oggettivamente in questo caso lascia il tempo che trova. Sicuramente qualcuno ci avrà marciato in un mondo non fatto di santi, ma mai una volta in cui l’attuale allenatore del Milan avesse riconosciuto di vivere una stagione onestamente disastrosa: sull’altra sponda milanese Roberto Mancini, che ha sicuramente maggiore esperienza e meno fame nel dover dimostrare a tutti il suo valore, ammette pacificamente di aver toppato nei primi passi del suo ritorno in nerazzurro e guarda avanti con intatto ottimismo forte del suo valore. Le conferenze di Inzaghi sono invece surreali: nel post Udinese-Milan ad esempio, ma è solo una delle infinite occasioni perse, ha affermato di non aver visto il solito spirito combattivo e le solite idee della squadra. Quali?

E NON SOLO: FUORI CONTESTO – Più volte apparso distante dalla realtà espressa dal campo da gioco, l’attenzione personale cadde su una frase oggettivamente decontestualizzata proferita nell’immediata vigilia di Milan-Empoli Era il 14 febbraio ed Inzaghi affermò: “Vai Milan, possiamo vincere tutte le partite da qui alla fine”. Ne mancavano ben 16 (che coraggio!) e, penserete voi, sono quelle frasi che si usano per scuotere l’ambiente in un periodo complesso. Forse, ma fanno rima con una gestione complessiva della comunicazione che non ha mai scelto di prendere di petto i problemi, la sensazione lasciata trasparire è quella di un profilo quasi capitato per caso dalle parti di Milanello.

I FATTI – Secondo monte ingaggi insieme alla Roma alle spalle della superpotenza Juventus, decimo posto in campionato e precoce eliminazione dalla Coppa Italia: la dirigenza rossonera non avrà probabilmente investito nel migliore dei modi il suo budget negli stipendi dei calciatori ma qualche colpa sarà pur da assegnare all’allenatore. Organico peraltro rinforzato nella finestra invernale di mercato da Alessio Cerci e Mattia Destro – chi ha acquistato in Italia due giocatori di tale livello a gennaio? – senza che il rendimento abbia conosciuto alcun miglioramento. Tutt’altro. Mister Inzaghi non ha mai trovato continuità nelle scelte: sembra quasi decida in base alla bontà di un allenamento. Hai trovato una parvenza di equilibrio con Menez, Bonaventura e Destro? Ti ritrovi Suso e Pazzini. Gioca Van Ginkel? Si, forse, no. Per non parlare della difesa, mai la stessa. Un caos che va oltre le pur evidenti lacune di un organico costruito su troppi punti interrogativi. Un mondo che non ti piace Pippo, ma che ti ha – giustamente – lasciato vivere una gran bella vita: prima da grande centravanti, oggi da allenatore. Che imparerà, lontano da Milano, per restare aggrappato a quel mondo che tanto gli piace.