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Il cambio Lemina-Dybala mostra i limiti di questa Juve

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La sostituzione effettuata nella finale di Champions League contro il Real Madrid è il segnale di insofferenza di Allegri, che per restare chiede rinforzi. Altrimenti sarà addio

La finale di Champions League persa, in maniera maledettamente netta, contro il Real Madrid apre una serie di considerazioni che la Juve dovrà fare per ripartire. Perché ora, a dispetto di tutti i disfattismi (naturali, dopo una sconfitta di queste proporzioni), è necessario capire se il ciclo si può considerare aperto o terminato. La stagione dei bianconeri è stata sicuramente di altissimo livello su tutti i fronti, ma la squadra ha tradito nel momento più importante, quando dalla meraviglia si doveva passare alla leggenda. Quel passo, come nel 2015, è stato miseramente fallito e ora serve rivedere alcuni punti cardine del progetto. A cominciare dal rapporto con l’allenatore, con un Max Allegri che ora vuole essere considerato il centro del progetto.

LA COPERTA CORTA – L’offerta del Psg per il tecnico livornese, svelata oggi dalla Gazzetta dello Sport, è il primo segnale da non trascurare. La Juve intende continuare con Allegri, perché oggi non ci sono allenatori liberi alla sua altezza. La mancanza di alternative, però, non può essere l’unico motivo per andare avanti. Non così, anche perché Allegri vuole rinforzi, vuole una corazzata in grado di riprovare l’assalto alla Champions League a Kiev. Proprio a Cardiff è arrivato l’ultimo segnale di insofferenza dell’allenatore, palesato con una sostituzione molto discutibile: fuori Dybala, con la Juve sotto di due gol, e dentro Mario Lemina.

LA BELLA VITA DI ZIDANE – Un cambio che suona come un avviso alla dirigenza, come a dire: non ci sono alternative valide, soprattutto nel momento in cui i big steccano. Zidane si è concesso il lusso di lasciare in panchina Bale e Asensio, oltre ad James Rodriguez in tribuna, mentre in casa Juve la coperta per il 4-2-3-1 è troppo corta. Tanto da dover spingere Allegri a forzare più di una volta Lemina, giocatore non all’altezza di una squadra che ambisce al triplete, e Sturaro sulla trequarti. Con risultati, ovviamente, non sufficienti. L’interrogativo di Allegri è proprio questo: la Juve ha davvero voglia di migliorare? Se sì, lo farà in funzione del 4-2-3-1?

RINFORZI CERCASI – Il dilemma è proprio questo, perché al di là dei rinforzi che servono in difesa e a centrocampo (pochissimi, ma mirati), serve allungare la panchina dalla trequarti in su, reparto in cui Dybala, Mandzukic, Cuadrado e Dani Alves sono stati spremuti all’inverosimile. E poi, il problema Higuain, che non ha mai rifiatato. Il motivo? Non c’è un vice Higuain, visto che l’idea di inizio anno era quella di proporre il 3-5-2, con Mandzukic come alternativa al Pipita. E ora Allegri digrigna i denti e chiede le garanzie per restare. Non è il contratto il problema, bensì gli stimoli per andare avanti. Per fare in modo che la rincorsa alla finale di Champions League di Kiev, invocata da Andrea Agnelli, non diventi un’impresa impossibile.