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Perché la Juventus sì e il Napoli no

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Gli 1 a 0 bianconeri e gli svantaggi azzurri in ottica finale di campionato

Campionato finito? 6 punti a 7 giornate dal termine sono tanti, soprattutto guardando a un calendario che Massimiliano Allegri per primo, in tempi lontani, osservava con spirito acuto, sottolineando come nel finale la sua squadra avesse più impegni da giocare in casa, terreno dove ha una media che finanche le big d’Europa (Barcellona, Bayern e Psg) sono riuscite a stabilire in questi ultimi anni. Perciò, per rispondere alla domanda, è giusto ricordare la pressoché totale affidabilità bianconera, ormai abituata in tutti i suoi settori (dall’ambiente alla società, dalla squadra al tecnico) a vivere con grande serenità i momenti decisivi della stagione e – nel caso di quella in corso – ad assorbire anche i contraccolpi che avrebbero potuto essere ipoteche negative sul futuro: l’inizio di campionato; l’eliminazione in Champions League.

IL CALENDARIO – Per fornire però una risposta più esauriente è bene fare un passo indietro ed entrare nel merito della settimana che ha preceduto un weekend di più che probabile snodo. Ovviamente, il tempo della pausa nazionali è stato riempito sui giornali da tabelle che hanno finito per influenzare i giudizi degli stessi protagonisti. Un po’ tutti si è caduti nella trappola del pensiero unico, finendo per concentrarsi su un cronoprogramma estremamente semplice, cadenzato su tappe precise, basato sull’assunto che le due contendenti al titolo non avrebbero sbagliato mai con le cosiddette piccole. Pertanto si sarebbe misurato il proprio distacco nei confronti differiti a San Siro (prima la Juventus con il Milan, poi il Napoli con l’Inter), per poi arrivare alla vera resa dei conti tra il 24 e il 25 aprile, con i bianconeri sul terreno della Fiorentina e gli azzurri a giocare in casa della più che mai ritrovata Roma di Spalletti. Un tracciato ovvio, di assoluta normalità, figlia anche della tentazione che spesso i media hanno di assolutizzare i confronti tra le grandi e sottovalutare le insidie che si nascondono con la parte destra della classifica. Pochi giorni sono trascorsi da quel gioco previsionale e si è visto che l’Empoli arrivato allo Juventus Stadium sarà pure in crisi di risultati, ma merita tutti i complimenti per il bel gioco finora espresso. Per carità, Buffon ha dovuto operare solo un intervento nel primo tempo su una conclusione di Pucciarelli da fuori area e lo scarto nel finale avrebbe potuto assumere proporzioni più corpose. Ma la sensazione che i toscani fossero in grado di denunciare una condizione di stanchezza nei padroni di casa ha pervaso l’intero incontro. E se Saponara non si fosse divorato un’occasione nel primo quarto d’ora nata da corner, lo sforzo della Juve per rimettere in carreggiata l’incontro non sarebbe stato banale.

SE LA JUVE VINCE A MILANO… – Quanto al Napoli, l’Udinese non solo è cresciuta con l’avvento di De Canio, ma aveva un urgente bisogno di punti e sono proprio queste le partite dove si rischia maggiormente. Perché ti trovi davanti un avversario che può anche sfaldarsi se riesci immediatamente a comprovare la sua inferiorità. Ma se ha modo di prendere coraggio, la sua determinazione fa la differenza. Oltre alla qualità tecnica, perché la rovesciata di Bruno Fernandes e la zampata di Thereau dice chiaramente che i friulani hanno tutte le potenzialità per occupare posizioni di classifica più elevate. Del resto il loro campionato era iniziato proprio battendo la Juventus alla prima giornata. Il campionato di carta, delle ipotesi virtuali, è dunque già saltato alla prima verifica. E proprio per questo, per tale provvisorietà dei giudizi in anticipo, rimanderei al prossimo turno la verifica della fine della corsa scudetto: una Juve vincente a San Siro diventerebbe imprendibile realmente, altrimenti ci vorrebbe ancora un po’ di suspense. Per spigare però l’accaduto tralascio il nervosismo messo in mostra dal Napoli, ci sarà tempo per approfondire perché da adesso in poi, con il +4 sulla Roma, andrà verificata la reazione nel primo grande vero periodo cruciale della squadra di Sarri. Piuttosto, a pesare sull’opposto risultato delle due contendenti c’è quanto si era già visto in alcune gare precedenti, indizi che magari abbiamo trascurato e che sono emersi nitidi e pesanti.

IMPARARE A VINCERE – Il primo è che la Juve di Allegri, dopo la lezione di Blanchard, ha imparato a vincere con l’1-0 “sporco”, secondo definizione del mister. Non 3 punti con il minimo sforzo, come si diceva una volta, ma successi ottenuti senza brillare più di tanto, costruiti su una solidità difensiva che si evidenzia anche con il mutare degli interpreti e dei moduli. E se gli 1-0 con Milan, Roma e lo stesso Napoli rientrano nei big-match, quelli con Genoa, Sassuolo e Napoli hanno avuto un’incidenza notevole nel dare serenità alla capolista. Quanto al Napoli, quando passa in svantaggio se gioca in casa ha la spinta per divorare gli avversari (ultimamente con Chievo e Genoa). Fuori, invece, non ha mai vinto e in 3 casi su 5 ha finito per perdere. Nel girone di ritorno, su 12 gare, 7 volte si è trovato sotto. Com’è possibile non essere logorati da questo sforzo? La disfatta di Udine è spiegabile anche così.