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Juventus, borsino allenatore: chi sale e chi scende, pregi e difetti

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Juventus, chi sarà il prossimo allenatore sulla panchina bianconera? Ecco i nomi

Juventus, è aria di rivoluzione? Per il momento si pensa – come necessario che sia – a condurre in porto una stagione potenzialmente trionfale. I bianconeri sono in piena corsa sui tre fronti della loro annata: primi in Serie A con un rassicurante divario sulle dirette inseguitrici Roma e Napoli, un piede nella finale di Coppa Italia dopo il 3-1 rifilato al Napoli nella discussa andata delle semifinali allo Stadium, sullo sfondo l’appassionante sfida al super Barcellona di Luis Enrique per inseguire il grande sogno internazionale, quella conquista della Champions League mancata appena due anni fa all’ultimo respiro in favore proprio del club blaugrana. L’attualità è dunque più considerevole di qualunque altro discorso: eppure si inseguono le voci sul prossimo allenatore al timone della panchina bianconera, con Massimiliano Allegri che ha rimandato ogni ragionamento al termine della stagione, aprendo dunque il campo al verificarsi di altri scenari.

Resta Massimiliano Allegri?

E’ l’ipotesi che in tanti rifiutano di prendere in considerazione, ma è ovviamente da tenere in debito peso. L’attuale tecnico bianconero non ha mai chiarito la sua futura posizione, va detto né in un senso né nell’altro: l’attesa potrebbe dunque tradursi in una mera presa di tempo per poi valutare i traguardi raggiunti e lasciarsi per vivere nuove avventure, o invece come l’unica idonea soluzione per mettere avanti a tutto l’attualità della stagione bianconera – potenzialmente da urlo – e discutere il futuro a bocce ferme, con tanto di nuovo assetto societario, investimenti sul parco giocatori e traiettoria sul medio termine. Se così fosse, magari Allegri spera nel bottino grosso per vantare una forza contrattuale maggiore in sede di discussione, sia per quanto concerne la sua posizione che le eventuali richieste in termini di calciomercato e dunque strutturazione dell’organico. Pregi fin troppo evidenti: conosce l’ambiente alla perfezione ed è una piazza in cui ha già vinto. Tradotto ulteriormente: sa come si fa. Il difetto potrebbe risiedere in un calo di motivazioni, dopo un triennio vincente e considerato lo stress che un club ambizioso quanto la Juventus arreca inevitabilmente. La tentazione di guardare oltre e misurarsi con una nuova avventura – con ogni probabilità all’estero, destinazione Premier League – potrebbe ragionevolmente risultare forte.

Arriva Luciano Spalletti?

Negli ultimi 40 anni, fatta eccezione per la parentesi annuale di Didier Deschamps in Serie B, la Juventus ha sempre scelto un allenatore italiano. Sì, avete compreso bene: 40 anni, sempre un italiano. Dalle parti di Vinovo è dunque ritenuto un surplus assoluto affidarsi ad una guida tecnica nazionale: conseguenza evidente ne è la struttura della rosa, che si è spesso annodata su un nucleo italiano, ovviamente valorizzato da innesti internazionali sotto il profilo del talento e della fisicità. Si è dunque propensi a seguire la pista italiana: il primo della lista è Luciano Spalletti. Si narra di una serie di incontri già avvenuti, persino di accordi di massima: viene più facile ipotizzare che la Juventus, società che ama farsi trovare pronta e non sprovvista rispetto agli accadimenti che si pongono sul suo percorso, abbia sfogliato la rosa dei candidabili, guardato la classifica e la prima inseguitrice, puntato sul suo allenatore. Facile no? Il nome è Luciano Spalletti. I pregi probabilmente opposti a quelli esplicati per Max Allegri: arriverebbe con la fame di chi vuole finalmente vincere qualcosa di rilevante, dovrebbe però assestarsi in tempi rapidi sulle dinamiche di un club che probabilmente non ha mai conosciuto. Roma e Zenit St. Pietroburgo sono oltre ogni ragionevole dubbio esperienze di riguardo, il curriculum passato di Max Allegri però – con lo scudetto vinto al Milan e le esperienze (non sempre felici) in Champions League – tranquillizzavano maggiormente gli stati generali bianconeri.

Arriva Paulo Sousa?

Non italiano di nascita ma, un po’ come Deschamps, di adozione: formazione calcistica italiana, avendo giocato con le maglie di Juventus, Inter e Parma, il biennio da allenatore al timone della Fiorentina dopo i titoli vinti in Svizzera con il Basilea ed in Israele con il Maccabi Tel Aviv. Paulo Sousa con la Juventus, da calciatore, ha vinto quella che è l’ultima Champions League alzata dai bianconeri. Tra i pregi dunque, quello di conoscere l’ambiente, aver respirato il clima vincente di casa Juventus, essere di fatto considerato uno di casa. Il limite concerne l’esperienza accumulata da allenatore: il curriculum dice Qpr, Swansea City, Leicester City, Videoton, Maccabi Tel Aviv, Basilea e Fiorentina. Senza nulla togliere a nessuno, non propriamente club di primissimo ordine come lo è la Juventus. Che però, vedi la parabola targata Antonio Conte, non sempre sceglie di andare sul sicuro: la traiettoria può essere per certi versi letta similmente a quella del buon Antonio, uomo di casa che si è fatto le ossa altrove per poi tornare e mostrarsi all’altezza di una situazione chiamata Juventus. In questo caso, addirittura volendo, le esperienze accumulate sarebbero di tenore maggiore a quelle che poteva vantare Conte al momento dell’approdo in bianconero.

Arriva Maurizio Sarri?

Soluzione che al momento appare defilata: i rapporti tesi tra il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e lo stesso Maurizio Sarri nel post Real Madrid-Napoli avevano lasciato immaginare una futura separazione. Rumors che sembrano pienamente rientrati, con il tecnico che parrebbe intenzionato a lanciare ancora l’ambizione del club partenopeo. Anche in questo caso si è narrato di alcuni contatti tra l’allenatore e l’asset dirigenziale della Juventus, da intendersi come sondaggi esplorativi sulla futura volontà, sempre tenuto conto dei cavilli contrattuali – penali da pagare? – che legano il tecnico partenopeo al Napoli stesso. Il pregio intrigante è l’ambizione di incentrare le vittorie future sul gioco: in Italia in tal senso nessuno è al livello del Napoli, un mix che – con la proverbiale solidità difensiva bianconera – potrebbe realmente risultare letale anche in chiave internazionale. E poi c’è Higuain, non lo dimentichiamo: l’argentino spingerà non poco per ricongiungersi con l’allenatore che lo ha reso il recordman della nostra Serie A, per Sarri potrebbe risultare una leva aggiuntiva in sede di decisione. Lo stesso Sarri però, a differenza ad esempio di Spalletti, si è dimostrato meno incline all’ipotesi nelle inevitabili dichiarazioni rilasciate in merito: se l’attuale tecnico giallorosso ha glissato, quello partenopeo – quando si è parlato di presunti contatti con Marotta e Paratici – ha addirittura minacciato di adire a vie legali. I difetti sono fin troppo chiari: Sarri allena ad altissimi livelli da appena due stagioni. La carenza nella comunicazione, ad esempio, ne è la conseguenza più evidente.

Arriva un allenatore europeo?

Piste al momento meno calde, va premesso. Così come però va ricordato che siamo agli inizi della vicenda, che le trame sono tutte da leggere e decifrare, che il colpo di scena è inevitabilmente dietro l’angolo. Perché, se nel calciomercato tutto può cambiare in un istante, a maggior ragione quando a bollire è una panchina così ambita: la volontà di compiere la scelta migliore, quella vincente, si spinge oltre ogni leggibile logica. Ipotesi europee: l’identikit porta inizialmente al profilo del Cholo Diego Pablo Simeone. Un po’ perché i segnali sono quelli che possa trattarsi della sua ultima stagione alla guida dell’Atletico Madrid, un po’ perché – magari più destinazione Inter che Juventus, direte voi – il sentiero italiano pare essere nel destino dell’arcigno allenatore argentino. Altri nomi: Mauricio Pochettino? Altro argentino, tecnico che ha sorpreso per lo sviluppo di gioco che è riuscito ad imprimere al suo Tottenham dei giovani, un belvedere che l’anno scorso non ha centrato il bottino pieno per l’insorgere della favola Leicester, che quest’anno si è arreso alla dominanza del Chelsea targato Conte. Manca sempre quel pizzico per prendersi il cielo, la Juventus in tal senso può essere un punto di arrivo ed allo stesso tempo di partenza. Leonardo Jardim? Per chi vi scrive è senz’altro la pista più intrigante: il suo Monaco è attualmente la squadra più bella d’Europa, segna tre gol a partita e lo fa con dei giovani che stanno attirando l’attenzione della dirigenza bianconera. Che potrebbe fare bottino pieno: alcuni pezzi pregiati della bottega monegasca più l’illuminata guida che ha permesso al fenomeno Monaco di prendersi le prime pagine. Siamo nel campo del puro ipotetico, ma perché porsi dei limiti.

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