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Champions League

Juventus – Lione: un pareggio giusto

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Juventus – Lione: l’opinione di Paolo Rossi (JTV). La strada per la Champions League è ancora lunga

I commenti del dopo Juventus-Lione non possono che essere negativi, viste le legittime aspettative che si erano create data la favorevole situazione determinata nella gara d’andata: la qualificazione anticipata era nei fatti fino a 6 minuti dal termine e qualora si fosse concretizzata si sarebbero certo indicati un po’ di difetti nello sviluppo del gioco, associati però al valore di una solidità difensiva che è la vera forza della squadra. Ma i risultati – dalle nostre parti – hanno sempre un significato profondo, contengono molte delle possibili verità, a maggior ragione in una competizione come la Champions League dove i margini di errore sono ridotti, anche se certi toni drammatici sono francamente esagerati o superficiali. Perciò, che la Juve non sia riuscita a battere il Lione è un fatto che non può che determinare alcune riflessioni, non tanto sull’adeguatezza del nuovo modulo proposto con Pjanic trequartista, ma sulla capacità che la Juve di oggi – dove per oggi intendo esattamente questo momento, come giustamente ha sottolineato Allegri – ha nel gestire un minimo vantaggio. Si dice: in Italia è più semplice, così ci si è abituati al massimo risultato con il minimo sforzo. Non è esattamente così: in casa, la Juve ha vinto di misura non per mentalità sparagnina, ma per errori difensivi che hanno determinato la necessità di vincere 2-1 (con Fiorentina o Napoli). Altrimenti, i successi sono sempre stati ampi e fino a quando non si è visto k.o. l’avversario, il piede dall’acceleratore non è mai stato alzato.

Perciò, il vero tema è un altro: la tecnica e la sua efficacia. Ovvero, le richieste che Allegri fa alla squadra e che costituiscono la strada obbligatoria per crescere realmente in Europa. In tal senso, credo che la gara con il Lione debba essere valutata – come sempre – nella sua dimensione temporale e dividere la prima frazione di gioco dalla seconda. Perché il primo tempo, francamente, è stato tutt’altro da buttare via. Compatibilmente al fatto che sarebbe un errore considerare i francesi come una formazione votata alla sconfitta. Lo dimostra il fatto che la prima vera occasione è stata loro e nell’azione che ha portato Rybus alla conclusione è emersa quell’esuberanza nei movimenti che la Juve ha patito poi nel finale. Ma dopo il rigore trasformato da Higuain, il palo colpito da Marchisio e la palla gol capitata sui piedi del Pipita sono state opportunità importanti, che avrebbero potuto indirizzare la gara su una comoda vittoria e avrebbero giustamente fatto parlare di una squadra capace a governare l’inerzia dell’incontro con una più che sufficiente sicurezza e maturità.

Il secondo tempo ha cambiato totalmente il copione. E qui torna un tema costitutivo della Juve di Allegri: fidarsi fino all’eccesso della propria granitica forza difensiva. Laddove nelle gare da dentro o fuori, invece, bisogna sempre considerare che un avversario non è mai battuto sul piano morale fino a quando il punteggio non lo certifica apertamente. E così, oggettivamente, l’1-1 è stato un risultato corretto e alla fine si sono persino creati i presupposti della sconfitta, non ci fosse stato un Barzagli capace di rimediare a un proprio errore con uno scatto che ha annichilito la giovane energia di Lacazette.

Gli effetti del pareggio sono meno enfatici di quel che sembra. Non per minimizzare, ma la Juventus che è arrivata a Berlino era messa peggio dopo 4 giornate. E per come stanno andando i gironi, il sospetto che il secondo posto sia quasi preferibile non è del tutto fuori luogo. Quanto al futuro, il tempo per crescere c’è. E già a Siviglia, con “l’obbligo” della vittoria si vedrà una Juve diversa, con un coraggio e una conoscenza reciproca sicuramente superiore se per l’appunto tecnicamente si sarà cresciuti gara dopo gara.