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Tutti in piedi per la Juventus

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Riflessioni dopo la partita col Carpi: il valore della panchina bianconera

Apparentemente Juventus – Carpi era una gara con tutte le motivazioni da una sola parte. Gli ospiti con la necessità di guadagnare un punto, che nella corsa salvezza può segnare la non sottile differenza tra la permanenza nella massima serie e la retrocessione. I padroni di casa, invece, già campioni e con alle spalle giorni di festa, hanno all’orizzonte una finale di Coppa Italia da preparare ancora molto lontana nel tempo. In più, poteva anche pesare lo “sdoganamento” di Allegri relativamente ai vari record di cui si parla in questi giorni: nessun interesse particolare alla rincorsa di piccoli primati (che se arrivano sono tanto di guadagnato ma non vanno cercati come un’ossessione). L’idea del mister è netta e condivisibile: tutto impallidisce al cospetto della rimonta effettuata e collocarsi sul binario dei confronti significa mettere a paragone questo scudetto con altri, laddove invece è evidente che la clamorosa rimonta effettuata dopo la decima giornata merita di essere vissuta come un unicum, non va “sporcata” con accostamenti. Del resto, oltre alla speciale narrazione che c’è stata in questo campionato, già solo il fatto che questo sia il quinto scudetto consecutivo lo rende unico perchè – lo dicono i numeri – l’asticella della concorrenza si è alzata. Se il titolo dell’anno scorso è sembrato anche figlio della mancanza di competitività altrui, se non altro nell’abisso dei distacchi che ha prodotto, su questo invece pesano fattori che non potranno essere dimenticati per aumentare la luce sulla Juventus: l’importanza dell’organico della Roma; il brillante progetto di gioco della Fiorentina della prima parte; la testa della classifica occupata da un Inter che sembrava avere una solidità difensiva in grado di portarla lontano; un Napoli a lungo in testa, sconfitto di misura solo nello scontro diretto e con un Higuain su livelli mai raggiunti (che contraddice la “verità” di altri campionati europei, dove chi vince la classifica cannonieri determina anche la vittoria di squadra o, quantomeno, la lotta al vertice fino alle ultime giornate).

UNA DOMENICA TRANQUILLA – Il calcio riesce comunque a regalare sempre uno spunto d’interesse, anche in domeniche apparentemente tranquille. Nel caso della Juve del primo maggio si possono evidenziare due situazioni che fanno parte della sua identità profonda. Intanto, la cultura della vittoria. Definitela come volete, chiamatela abitudine o patrimonio genetico, sta di fatto che in tutto il meraviglioso quinquennio i bianconeri non hanno mai staccato la spina dopo aver ottenuto la certificazione matematica del tricolore. Ieri, allo Juventus Stadiun, si è vista una squadra che aveva anche voglia di divertirsi, sebbene non ci sia riuscita sempre. Ma Paul Pogba che tocca oltre 100 palloni, molti dei quali con il gusto della giocata speciale, è il segno più evidente di chi voleva onorare il clima di festa che c’era sugli spalti, non tale però da generare distrazioni che potessero inficiare il risultato. Anche perchè pure Juventus-Carpi ha dato modo di fornire un’indicazione tattica non banale. Mi riferisco all’impiego di Evra come centrale di sinistra nella linea a 3. Un di più del francese che potrebbe anche pesare sui ragionamenti relativi all’organico del futuro, facendo di lui il jolly del reparto arretrato, assuimendo la funzione rivestita da Caceres in questi anni.

SECONDE LINEE – Ma l’aspetto più importante della domenica è stata la valorizzazione delle cosiddette seconde linee, degnamente riassunto nel primo acuto di Hernanes e nell’ennesimo sigillo di Simone Zaza, una “riserva” con un rapporto tra minuti giocati e gol segnati così alto da imporsi come una delle spiegazioni della stagione bianconera (ovviamente anche per il peso specifico del sinistro che ha determinato il sorpasso sul Napoli). L’urlo proveniente dalla Sud, che al decimo della ripresa ha invitato tutti ad alzarsi in piedi per la juventus, producendo un’esaltante standing ovation, si potrebbe così proporre anche come slogan per sottolineare la forza numerica e la decisività della panchina a disposizione di Massimiliano Allegri (e un plauso va anche alle sue decisioni in merito). Solo il Carpi, curiosamente, ha prodotto così tanti gol in questo campionato a partita in corso, ben 12 con l’ultimo della trentaseiesima giornata. Napoli e Roma ne hanno collezionati la metà o poco meno. Ed è significativo che la sequenza delle 25 vittorie in 26 gare sia nata proprio da un ingresso in campo come quello di Cuadrado nel derby, peraltro costretto dall’infortunio di Khedira in apertura di match. Da quel momento in poi, chi è entrato ha fatto spesso la differenza con gol più o meno pesanti: a Empoli Dybala per precisare meglio il divario, così come Zaza a Palermo o in casa con il Verona. Poi c’è stato per l’appunto l’acuto determinante del lucano contro il Napoli. L’elenco è proseguito con nuovi nomi: Morata dal dischetto con l’Inter; Lemina con sorprendente azione personale a Bergamo; ancora lo spagnolo subentrato a Dybala nel derby di ritorno, con addiruttura una doppietta; Padoin a firmare il 4-0 sul Palermo; il pesantissimo 1-2 del solito Morata a Firenze; infine Zaza con il colpo di testa che ha trafitto Belec dopo il vantaggio determinato da Hernanes. 

UNA RIFLESSIONE – Ce n’è quanto basta per dare ragione ad Allegri che ha invitato a fare una riflessione su Zaza e il suo utilizzo per il prossimo anno, avendo dichiarato che dopo il primo anno di apprendistato il giocatore si è guadagnato le credenziali per lottare per la titolarità. Con queste abitudini in zona gol chiunque farà parte del reparto offensivo per il prossimo anno sa quanto siano ampi i margini d’inserimento nel lotto dei protagonisti. Anche perchè di quesi 12 gol ben 3 sono valsi la conquista di 6 punti e hanno determinato la vittoria in incontri di snodo della stagione: derby d’andata, Juventus-Napoli e Fiorentina-Juventus. Esplicitando il confronto, non c’è un solo componente della panchina di Sarri che sia riuscito a determinare un avanzamento in classifica dei suoi. E’ anche attraverso questi “particolari” che si determinano i trionfi in campionato