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2014

L’adattabile di qualità

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Cska Mosca – Roma: Alessandro Florenzi ha di fatto completato il suo percorso da calciatore totale

Gioia degli allenatori, dicono in tanti: cosa desiderare di più di un calciatore in grado di ricoprire tanti ruoli senza che la squadra ne risenta sotto il profilo del livello complessivo? Non semplicemente uno che dove lo metti sta, si tratta meglio di qualcuno che fa tutto con qualità: Alessandro Florenzi è il jolly vero, quello che sì, tutti gli allenatori vorrebbero.

HA FATTO TUTTO – In pianta stabile nella Roma dei grandi dalla stagione 2012-13, con Zeman ha agito da intermedio nel classico centrocampo a tre del boemo abbinando corsa ed interdizione a frequenti inserimenti in area di rigore, situazione di gioco dove può sfruttare tutta la sua abilità nella scelta del tempo. L’avvento di Rudi Garcia sulla panchina giallorossa lo ha di fatto tramutato – o meglio riconvertito –  in quello che è a tutti gli effetti il suo ruolo originario: attaccante esterno. E’ l’interpretazione del compito però a renderlo differente: Florenzi fa su e giù sulla fascia senza sosta ma è tanto presente negli ultimi metri da accumulare un bottino di sei reti nonostante una serie notevole di spezzoni di partita. Ma non finisce qui: sotto la guida del tecnico francese – oltre a tornare in mediana quando necessario – viene provato nell’attuale precampionato e poi impiegato nella gara chiave di Mosca da esterno basso di una linea difensiva a quattro.

INTELLIGENZA E PERSONALITA’ – La prestazione nel gelo della Khimki Arena è di quelle da leccarsi i baffi: Florenzi ha interpretato il ruolo con un’accortezza fuori dal comune (classe ’91, gioca come un veterano) ma allo stesso tempo con personalità debordante. Tradotto: non si è limitato – come sarebbe stato lecito ipotizzare considerando la delicatezza della sfida e di un ruolo che non gli appartiene, praticamente mai ricoperto se non in alcune brevi parentesi in serie cadetta ai tempi del Crotone – a svolgere il compitino ma ha percorso la fascia in almeno una dozzina di occasioni risultando tra i più pericolosi della sua Roma. Le continue sovrapposizioni hanno creato la necessaria superiorità numerica, se ne è accorto capitan Totti che lo ha servito con il contagiri in più di un’occasione e ne ha beneficiato l’intera proposta offensiva: in termini di contenimento agiva un certo Ahmed Musa – qualcuno di voi lo ricorderà siglare una doppietta all’Argentina nel recente Mondiale disputato con la sua Nigeria – ma a dire il vero nel faccia a faccia con Florenzi il forte attaccante africano non ha lasciato traccia abbandonando anticipatamente il campo quasi per sfinimento.

BEFFA ROMA – Per un Florenzi super ecco una Roma in versione piuttosto limitata. Poco o nulla da eccepire su una coraggiosa e dinamica prima frazione di gara, è andata peggio in una ripresa in cui non è mancato il gioco ma il ribattezzato killer instinct: in partite di livello europeo è difficile che tale carenza venga perdonata ed accade con frequenza che alla prima o alla seconda disattenzione si venga puniti, vedi ieri dal Cska Mosca. Alcuni cambi forse hanno destabilizzato le sicurezze consolidate in settanta minuti di gara – Iturbe protagonista sì di un ottimo assist a Ljajic ma per il resto spaesato ed a tratti pericolosamente confuso, per Strootman non era probabilmente l’occasione giusta per aggiungere minuti al necessario rodaggio, Pjanic da inserire prima magari per gestire il possesso palla – ma in questo caso non va gettata la croce su Garcia: è tutta la squadra a dover assumere maggiore determinazione nei momenti chiave ed è un percorso che riguarda l’intero complesso Roma (non il massimo lo scarica-barile del postpartita). Il modesto percorso internazionale – non all’altezza di quanto invece accade sul palcoscenico nazionale – ad ogni modo non priva i capitolini di alcuna chance di passaggio: vincere con il Manchester City il prossimo 10 dicembre si tradurrà nel superamento del turno ed è in quell’occasione che la Roma sarà chiamata a certificare l’avvenuto scatto di personalità. Pena una probabile ritorsione psicologica causata dalla chance perduta: fase clou della stagione, essere o non essere.