La Juventus d'Australia soddisfa Allegri - Calcio News 24
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La Juventus d’Australia soddisfa Allegri

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Le cose più belle del 2 a 1 sul Tottenham in amichevole

Lungi da me fare riflessioni troppo approfondite sul nesso tra una normalissima gara di precampionato e la stagione che verrà. Tutta la scorsa annata della Juventus dimostra quanto sia importante non dimenticare come il tempo modifichi le cose anche in maniera radicale e profonda, perciò cercare segnali di futuro – per quanto piccoli – è un esercizio sterile. E’ vero, però, che monitorare il lavoro che si sta facendo può invece essere comunque un test utile per capire lo stato delle cose e cogliere – magari attraverso le parole dell’allenatore – ciò che sta effettivamente verificandosi nel corpo vivo di un gruppo. Ricorderete la scorsa estate come le amichevoli della Juve avessero palesato alcune difficoltà. Non tanto nel ritardo di condizione quando aveva affrontato Borussia Dortmund e Marsiglia, più avanti nel passo, nel ritmo e nella determinazione. Quel che Allegri aveva prontamente denunciato era un clima che aleggiava attorno alla squadra, forse anche di piccola presunzione o di rilassatezza dopo il grande sforzo determinato per arrivare fino a Berlino. E lo stesso mister, in simbiosi con Buffon, aveva ribadito a Villar Perosa di come non bastasse la vittoria in Supercoppa sulla Lazio per non prevedere un cammino difficile, anche se nessuno avrebbe anche solo immaginato lontanamente le sconfitte dei primi mesi in campionato.

L’Allegri d’Australia appare come una persona estremamente soddisfatta e non è solo questione di condizioni logistiche o del mercato che intanto in Italia si va approntando. Credo che una volta di più la sua filosofia calcistica si stia dimostrando coerente con il progetto tecnico messo in campo dalla società. E se si dovesse vedere un indizio di questo lo cercherei in un particolare nella gara con il Tottenham ed è il modo con il quale i giovani si mettono a disposizione con il mix di tranquillità e personalità che ci vuole per stare a certi livelli. Non fraintendetemi: non sto dicendo che l’ampia pattuglia cresciuta con Fabio Grosso o di ritorno da esperienze fuori dalla Juventus sia pronta per i grandi palcoscenici. Penso che però anche dal loro saper stare in campo si coglie la serietà degli allenamenti di questi giorni e quanto l’idea di un calcio tecnicamente raffinato, a testa alta, sia il principio guida che dà forma a ogni lavoro. Il Tottenham del primo tempo è sembrato piuttosto spaventato dall’avvio della Juventus. Schierata con un 4-3-2-1 inedito, i due gol del primo quarto d’ora sono nati da un’operazione riuscita di pressing di Pereyra e da un cross delizioso di Pjanic. I marcatori hanno confermato ciò che già si sapeva e che può costituire un coefficiente di qualità determinante della Juve 2016-17: la freddezza di Dybala a tu per tu (Higuain o non Higuain, Paulo ha tutte le carte in regola per superare il suo già rilevante score di gol del 2015-16); la puntualità di Benatia negli inserimenti aerei (una caratteristica che si sposa con le sue avanzate palla al piede: e quanto Allegri chiede ai suoi centrali-laterali di prendere campo giustifica l’acquisto di Mehdi).

Quanto a Pjanic, più che valutare la sua posizione in campo nell’albero di Natale, ancora una volta si è potuta apprezzare la sua leadership che permette di confinarlo in una sola funzione. Tanto è vero che lo si è visto retrocedere anche in cabina di regia e proporsi in profondità su un assist di Hernanes che non è riuscito a sfruttare per mancanza di lucidità. Della Juve australiana – e non solo di quella di oggi – mi sono piaciute ancora tre cose. La decisività di Neto, che ha sempre risposto presente quando è stato chiamato in causa con interventi importanti (e con il Tottenham nel finale si è ballato, la vittoria è arrivata grazie alla sua reattività). La grinta di Rugani: il toscano appare più deciso e tempestivo negli interventi lontani dall’area, quasi che la concorrenza accresciuta lo stia stimolando, oltre al fatto che già nella seconda parte del campionato passato si era mosso più a suo agio nella linea a tre. La serenità di Asamoah: un interno affidabile, perfetto quando si tratta di gestire i tempi senza frenesia, prezioso nei momenti – e ce ne sono ancora in questa fase – nei quali la distanza tra le linee è tale da lasciare spazio a pericolosi squilibri.