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Paolo Rossi (JTV) – La Juve meritava di vincere a San Siro

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I bianconeri meritavano una vittoria e passati in vantaggio difficilmente sarebbero stati recuperati dal Milan: San Siro preoccupa però solo chi ha la memoria corta

Più volte scrivendo della Juventus di Allegri ho insistito sulla necessità di un approccio temporale. Per meglio dire, la lettura corretta delle prestazioni della squadra va collocata in una duplice dimensione. Quella all’interno della partita, dove spesso i bianconeri giocano con il cronometro, controllano le sfuriate e il ritmo degli avversari e colpiscono attorno a metà ripresa (di solito succede in trasferta). Allo Juventus Stadium funziona un po’ tutto diversamente, anche se vanno verificati certi approcci straordinari come quelli con Sassuolo e Cagliari negli scontri diretti, contro squadre che dovrebbero garantire maggiore equilibrio). E poi, quella all’interno di una stagione, che ha sempre visto la Juve crescere con il trascorrere dei mesi e con l’ovvio aumentare della conoscenza reciproca, una condizione esistente a maggior ragione quando si ha a che fare con trasformazioni nella rosa non di poca quantità.

Sotto questa luce, trovo francamente esagerate alcune affermazioni critiche che tendono a proporre toni catastrofici, come se ci si aspettasse un cammino tutto in discesa, in Italia come in Europa. Basterebbe fare l’elenco delle big nel panorama continentale per accorgersi che non se ne trova una – dicasi una – piazzata meglio nelle due maggiori competizioni. Il Bayern, l’unica a +3 nel proprio torneo, è costretto a inseguire in Champions League. Le altre fanno tutte più fatica di Higuain e soci. C’è un feroce desiderio nel non perdonare nulla al mister bianconero, come se i risultati non contassero e neanche alcune giustificazioni che lui non adduce mai dato il suo stile e che però – in sede di valutazione – andrebbero ricordate: il non avere ancora utilizzato Marchisio (un titolarissimo, ancor più necessario in fase di costruzione di una nuova identità a centrocampo, ragione per la quale “ridurre i danni” della sua assenza avendo guadagnato leadership nelle due classifiche non è proprio una banalità); la fame degli avversari, che è naturalmente maggiore dato il digiuno epocale che stanno vivendo (mi ha colpito l’esultanza di Galliani per la rete annullata a Pjanic: dentro c’è tutta la frustrazione di un viale del tramonto personale, oltre alla corretta speranza di una via di fuga per la quale si pensa che la bella banda di giovani messa in mostra in questo periodo possa ricreare lo spirito del 1986 quando Berlusconi prese in mano il Milan. Fa bene a crederci, finché non c’è la Var c’è speranza, direbbe Squinzi e confermiamo convinti pure noi).

https://www.youtube.com/watch?v=icXd-sfkBX0

Torno alla considerazione di partenza, alla lettura della partita in senso cronologico. Quando Allegri difende il gioco della Juventus a San Siro, credo che ci si debba concentrare sulla prima ora, come fa fede la sua affermazione amara e ironica sulla mancanza di segnali offensivi da parte del Milan, culminati poi nell’incredibile (e straordinaria) prodezza di Locatelli. Al di là del merito della decisione arbitrale sulla rete regolarissima di Pjanic e della sterilità di certe situazioni in area di rigore quando è mancato la giusta misura nell’ultimo passaggio, qualcuno può seriamente sostenere che la Juve non meritasse di essere davanti o – quantomeno – che la partita fosse saldamente in pugno? La Juve meritava di vincere e passata in vantaggio difficilmente sarebbe stata recuperata perché questo sì, sarebbe stato imperdonabile, rivivere a San Siro due volte una situazione di rimonta. Avrei voluto vederlo il Milan costretto ad attaccare: in 60 minuti è stata un’assoluta rarità.

Le analisi fatte in base al risultato dovrebbero essere il fulcro di ogni analisi e perciò si diano tutti i meriti del caso al Milan, ma allora andrebbero applicate anche quando la Juve vince e si accentuano i limiti della prestazione invece dell’importanza della posta ottenuta. Ed è qui, proprio nell’avere perso una gara che si aveva in pugno, scattano i limiti dell’attuale Juve. Perché al di là della parata di Donnarumma all’ultimo secondo su Khedira e delle tante mischie generatesi, la scarsa lucidità della reazione allo svantaggio è ciò sul quale Allegri deve lavorare maggiormente, ancor più dei limiti velocità nell’elaborazione della manovra o del non essere riusciti a servire come si deve Higuain (ci ha messo pure lui del suo, partecipando poco sulla trequarti). L’eccessiva superiorità di questi anni può produrre una mancanza di serenità nell’immediata e obbligatoria risposta alle difficoltà, così come i ridisegni tattici improvvisi mi sembrano riuscire molto poco, se non nell’incrementare una reazione di tipo più nervoso che realmente efficace.

C’è molto da migliorare, come dalle nostre parti si è sempre saputo, i campionati non si vincono a +5 e neanche a ottobre, pensare di essere spaventati da un vantaggio in classifica fattosi esiguo è un’ingenuità. Chi non ha questo spirito ha la memoria cortissima perché è presente nell’anima di questa squadra la capacità di saper rispondere a difficoltà molto maggiori di queste (o ci siamo dimenticati l’anno scorso?).