Ahi, che male! La maledizione di Conte - Calcio News 24
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2015

Ahi, che male! La maledizione di Conte

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Otto mesi di infortuni e rapporti turbolenti per il ct

Un passo indietro da parte di Antonio Conte dopo soli otto mesi alla guida dell’Italia? Nessuno lo avrebbe potuto prevedere: dopo la conquista del terzo scudetto consecutivo con la Juventus, sembrava lanciatissimo verso il nuovo progetto azzurro. Il vortice in cui è finito il commissario tecnico della Nazionale potrebbe, però, spingerlo ad uscirne fuori chiudendo anzitempo la sua nuova avventura. La sua esperienza è stata, infatti, finora costellata da promesse non mantenute (a partire dagli stage) e critiche per la sua gestione del gruppo, dal caso oriundi agli infortuni. E proprio quest’ultimo aspetto analizzeremo per la Cover Story di questa settimana. E’ teso il clima per Antonio Conte, sulle cui convocazioni è finora caduta una sorta di maledizione: non c’è stata, infatti, diramazione dall’inizio del suo mandato che sia rimasta esente da un successivo bollettino medico.

PRIMI SCONTRI – A settembre, infatti, ha dovuto rinunciare a Coverciano a Gabriel Paletta e Pablo Daniel Osvaldo: la lombosciatalgia accusata dall’allora difensore del Parma costrinse il selezionatore azzurro a sostituirlo con Angelo Ogbonna, mentre l’ex attaccante dell’Inter dovette lasciare il ritiro per un problema agli adduttori e il posto a Fabio Quagliarella. Giorgio Chiellini è stato, invece, il casus belli tra la Juventus e la Nazionale: il centrale, che accusò durante il raduno un fastidio al soleo, chiese di restare in gruppo, salvo poi essere richiamato a sorpresa a Torino tra il fuoco incrociato del team manager Gabriele Oriali («Si stava rendendo utile anche senza giocare») e di Massimiliano Allegri E’ giusto che faccia la riabilitazione alla Juventus»). Ad ottobre la musica non cambia: nuovamente sfortunato Pablo Daniel Osvaldo, che alzò bandiera bianca per uno stiramento di secondo grado all’adduttore sinistro, mentre Thiago Motta tornò al Paris St Germain per una tendinopatia inserzionale all’adduttore destro e Giacomo Bonaventura all’Atalanta per un edema alla coscia destra. Conte decise allora di rimpolpare il centrocampo richiamando Andrea Pirlo, che dopo i Mondiali in Brasile sembrava proiettato verso l’addio alla Nazionale e che, invece, cambiò idea con l’arrivo del suo ex allenatore sulla panchina azzurra.

RAPPORTI TURBOLENTI – Le polemiche cominciano a serpeggiare, però, a novembre, quando la Nazionale registra le defezioni di Marco VerrattiAngelo Ogbonna e Mario Balotelli: il regista del Paris St Germain fu vittima di una tendinopatia inserzionale all’adduttore sinistro con pubalgia; il difensore della Juventus, invece, tornò a Torino per un sovraccarico al bicipite femorale sinistro, mentre l’attaccante del Liverpool si arrese per un affaticamento muscolare con lieve pubalgia. Il clima, però, per Conte si esaspera prima della partenza per Sofia, dove l’Italia affronterà stasera la Bulgaria: la miccia si è accesa con Andrea Barzagli, appena recuperato dalla Juventus ma pronto da un mese secondo Conte, ma la “bomba” è scoppiata con Claudio Marchisio, il quale secondo il bollettino medico azzurro avrebbe riportato la lesione subtotale del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, esclusa invece dallo staff medico della Juventus dopo gli esami alla clinica Fornaca. In attesa che venga fatta chiarezza sulle condizioni del centrocampista, bisogna registrare però l’uscita dal ritiro di Manuel Pasqual per una botta al costato e di Alessandro Florenzi per una infiammazione al ginocchio destro.

BUONSENSO – Accusato di “spremere” troppo i suoi giocatori con allenamenti troppo intensi sin dai tempi della Juventus, Antonio Conte d’altra parte non può essere messo sul banco degli imputati per situazioni che esulano dalle sue responsabilità e che, invece, sono figlie dei troppi impegni a cui i giocatori sono chiamati durante la stagione con i rispettivi club. Potrebbe essere, dunque, più utile e intelligente rivedere il calendario delle nazionali per evitare che i giocatori debbano far fronte ad un accavallamento pericoloso degli appuntamenti calcistici piuttosto che trincerarsi dietro polemiche sterili o di parte, che di fatto penalizzano il progetto azzurro.