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2015

La Sviolinata

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E’ Gilardino l’uomo giusto per rilanciare la Fiorentina nella corsa al terzo posto?

Gilardino alla Fiorentina è cosa fatta. Di fronte ad un “ritorno” è sempre difficile rimanere lucidi e compiere un’analisi del tutto razionale, priva di pulsioni affettive. A Firenze, Gilardino ha lasciato grandi ricordi, ancora nitidi nella mente dei tifosi. Nella classifica dei centravanti viola più prolifici di sempre rientra agevolmente nella top ten, distante solo una dozzina di reti da un pilastro come Antognoni. Di gol ne ha fatti tanti, alcuni dei quali accompagnati da quell’esultanza inconfondibile. Quel gesto aulico, ma allo stesso tempo audace, proprio del centravanti educato, di colui che le suona a tutti, ma con garbo ed eleganza. Gila è timido sotto ai baffi, sfrontato sotto porta. E’ l’attaccante che tutti vorrebbero avere, che se putacaso non gli passano la palla non offende la mamma del compagno di squadra ma è il primo a chiedere scusa. Per indole non è un pirata, ma un gentiluomo. Il classico giocatore che sa pizzicare le corde giuste della squadra, anche solo con uno zampino. Uno così – anche a 33 anni suonati – sarebbe in grado, da solo, di rilanciare una qualsiasi squadra a caccia di riscatto.
Con queste dovute premesse, mettendo da parte per un attimo le qualità del giocatore e dell’uomo (proprio quest’ultime sono state largamente apprezzate a Firenze nel corso della militanza viola) è lecito chiedersi se davvero nobilGila fa al caso della Fiorentina e se la Fiorentina fa al caso suo. Ha senso prenderlo oggi con un Gomez finalmente sull’orlo del rilancio – o del declino, già perché nonostante la doppietta in Coppa resta sempre un’incognita – e con un Babacar forse mai così frizzante ed elettrizzato, che scalpita per una maglia da titolare? Lo stesso Gila ha bisogno di fiducia costante, del posto fisso, di essere al centro del progetto. Lo dice la sua carriera, lo dicono i suoi numeri. Non è quel giocatore che entra e cambia le sorti della partita, non è quel tipo di attaccante che può dividersi tra campo e panchina. Da precario dell’area di rigore non è mai riuscito ad esprimersi al meglio.
Insomma, il ritorno di Gila alla Fiorentina è una sviolinata da ambo le parti, un modo per non rinnegare il passato, come a dire: “siamo stati bene insieme, riprendiamoci”. Una questione di rispetto, di stima, di adorazione reciproca. E allora, questo ritorno, che pur affascina dal punto di vista emotivo, allo stesso tempo lascia perplessi dal lato tecnico-razionale. Per fortuna il calcio non è solo algido pragmatismo. Per fortuna c’è ancora chi è capace di scaldare il cuore con le note di un violino e seppellire ogni scetticismo.