Lazio, Ledesma: «L'affetto biancoceleste supera tutto» - Calcio News 24
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2015

Lazio, Ledesma: «L’affetto biancoceleste supera tutto»

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Continua: «Non voglio pensare a come è finita, la cosa più importante sono stati questi 9 anni intensi»

E’ giunta al termine l’esperienza alla Lazio per Cristian Ledesma, che lascia i biancocelesti dopo 318 presenze. Come riportato dai colleghi di Lazionews24.com, l’italo-argentino si è congedato così in conferenza stampa: «Grazie di partecipare a questo giorno importante per me, siete in tanti qui, ognuno di voi rappresenta qualcosa dei nove anni che ho vissuto con questa maglia. Non dico città perché ci rimarrò anche in futuro. La Lazio? Non voglio pensare a come è finita, la cosa più importante sono stati questi 9 anni intensi, farli qui a Roma equivale al doppio da altre parti. La vittoria più importante sono tutte queste persone che sono qui e ho conosciuto in questi nove anni».

La maglia a cui sei più legato? Il tuo ricordo più bello?

«Sono affezionato a tutte, qualcuna non l’ho tenuta perché l’ho regalata. Sicuramente quella del rientro dopo tanti mesi è molto importante, come quella del primo derby e l’ultima con l’aquila. Ho cercato sempre di portarla nel modo più giusto. Il ricordo più bello credo che sia l’affetto che mi sta dimostrando la gente laziale. Questo scavalca il gol al derby, la Coppa Italia. Quando ti dicono che ti ammirano come persona, è un trionfo».

Quando hai sentito l’ultima volta Lotito?

«Il 29 di questo mese mi sono sentito con il presidente, mi ha chiamato, siamo riusciti a vederci oggi alle 14.30 per gli impegni suoi e miei. Ci siamo parlati, lui mi ha raccontanto quello che è il pensiero della società. Mi ha chiesto cosa volessi fare, sono stato sincero come sempre. Intanto l’ho ringraziato perché comunque ho avuto sempre un rapporto diretto con lui, non conta il giorno, l’importante era parlarsi. Io un altro così non ce l’avrei fatta, non contano le cifre, voglio giocare, mi manca il campo. Lui mi ha capito, mi ha parlato della sua stima per me. Gli ho detto che l’ultimo anno per me è stato durissimo, non ce la posso fare così. Non c’era considerazione dalla parte tecnica. Non è una critica, è la vita. C’è chi vede il calcio in un altro modo. Quello che è successo a me, è successo ad altri giocatori in questi nove anni».

A chi daresti la maglia numero 24?

«Non sono Maldini o Baggio, uno così importante. Queste cose di ritirare le maglie è un diritto che hanno questi calciatori al di sopra del normale».

Quale delle 318 partite ricordi con più piacere?

«Il ricordo più forte è quando ci siamo avviati dal tunnel verso la metà campo per affrontare il Real Madrid. Mi sono venute in mente tante cose, quando mio padre non mi poteva comprare i parastinchi o le scarpe e me le comprava l’allenatore. Quel particolare rende quella partita così importante. Poi naturalmente il derby per quello che rappresenta, con me c’erano Siviglia e Zauri, loro la prima volta mi hanno detto “non ti preoccupare, appena entri in campo, ti si drizzano i capelli. E così è stato».

Cosa c’è nel tuo futuro? Cataldi può giocare nel tuo ruolo?

«Danilo l’ho sempre visto come un fratello minore, ora non è facile trovare ragazzi con la mentalità giusta. Sicuramente c’è un affetto particolare da tempo, non da adesso che è un giocatore della prima squadra. Non so in che in ruolo, ma può diventare un grande giocatore. Le parole che più mi sentivo di dirgli gliel’ho detto durante le partite, gli intervalli. Sono capoccione anche io, se non vedo un ragazzo umile non spreco le parole. Per il futuro ci sono delle cose in ballo all’estero, qua è difficile cambiare piazza dopo 9 anni. Non c’è ancora nulla di concreto, stiamo valutando con la famiglia, dobbiamo trovare un posto dove poter crescere a livello calcistico ma anche a livello personale e familiare».