Sconcerti: «Il male del nostro football...» - Calcio News 24
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2014

Sconcerti: «Il male del nostro football…»

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Nostra intervista al mai retorico giornalista fiorentino. «La griglia dello scudetto? Le solite tre dell’anno scorso. E magari stavolta la spunterà Garcia…»

A margine della presentazione del calendario della nuova Serie A presso gli studi televisivi di Sky, abbiamo intercettato il sempre intrigante Mario Sconcerti e – giusto nel tempo di una pausa caffè – lo abbiamo interrogato sulle miserie attuali del nostro sport nazionale uscito con le ossa frantumate da Brasile 2014.

Un “delitto” imperfetto – quello dei Prandelli boys – con troppi colpevoli e senza uno straccio di prova lampante su cui fare una scrupolosa indagine. E comunque business is business e il tempo corre già senza freni al nuovo torneo milionario. Magari verso una trendyssima Roma-Fiorentina in programma a fine agosto in concomitanza con la prima giornata di serie A, quando perfino la FIGC avrà un suo nuovo leader e la Nazionale italiana un indispensabile CT (al momento più misterioso del nuovo album degli U2) che dovrà barcamenarsi con quel che passa il convento. Poco, secondo l’opinione dello stesso Sconcerti. Uno che, non dimentichiamolo, dipinse Roby Baggio come un personaggio dello Stil Novo e sospira oggi ascoltando la prosa barocca e farraginosa delle moderne scuole calcio.     

Sconcerti, d’accordo che siamo già tutti proiettati sul nuovo campionato di serie A, ma come si riparte dopo l’ennesimo passo falso mondiale?

«Semplice, anzi difficilissimo. La cosa veramente necessaria è trovare più giocatori italiani e metterli in campo il più spesso possibile. In Italia, all’estero, ovunque. L’importante è che giochino»

Lo scouting come soluzione impellente per rialzare la testa?

«Assolutamente sì. L’attuale serie B è già tanto se crea tre giocatori di livello a stagione: è troppo poco. Per non parlare degli 800mila dilettanti, che giocano nelle varie serie inferiori, non visionati praticamente da nessuno»

Paradossalmente i nuovi Totti o Del Piero esisterebbero già…

«Già, però non si può costringere le società di serie A a schierare meno stranieri per favorire l’inserimento di presunti talenti italiani. Non è lecito. A meno che non si crei una legge ad hoc, a livello governativo…»

Non trova che questo benedetto scouting (del quale un certo Luciano Moggi era indubbiamente un maestro) sia naufragato assieme all’acqua sporca di Calciopoli?

«No, il problema per me è un altro. Ottimi scout in circolazione ce ne sono ancora, lo stesso non credo possa dirsi per la ‘costruzione’ dei baby-calciatori. È lì che siamo deboli»

Si spieghi meglio.

«Lo sai quante scuole calcio abbiamo in Italia? Circa 7000 distribuite su tutto il territorio. Se conti che ognuna di esse si avvale di almeno 8-10 tecnici, ci ritroviamo con circa 70mila allenatori a cui affidare le cure dei nostri figli. Ecco, il punto è: chi sono questi famosi 70mila educatori? Chi gli ha insegnato l’ABC per quel che riguarda l’approccio al football? Io non lo so, ma mi dicono che basti un corso di soli tre giorni per andare a lavorare in uno di questi istituti sportivi. Un fenomeno che, come avrai intuito, non amo particolarmente. Pagare per giocare? Mah…»

Torniamo al campionato di calcio che andrà ad incominciare il prossimo 30 agosto. Si tratta di un torneo post-mondiale, dunque un po’ sui generis. Solo che l’ultima squadra non metropolitana a trionfare in tal senso è stata la Sampdoria del 1991 con la coppia Vialli-Mancini in cerca di vendetta dopo la delusione di Italia ’90… Ragionamenti del secolo scorso?

«Direi proprio di sì. Ormai, post-mondiale o no, è cambiato tutto: l’arrivo in massa degli stranieri, le rose da 28 giocatori, i 3 punti per vittoria, le 3 sostituzioni, ecc. Quella splendida Sampdoria è un’icona congelata nel passato. Questo è un altro calcio»

Se partiamo da Francia ’98, il Milan post-mondiale ha vinto nell’ordine uno scudetto (1999), due Champions League (2003 e 2007, rispettivamente dopo Giappone-Corea 2002 e Germania 2006) e un altro tricolore nel 2011 dopo le fatiche del mundial sudafricano. Barbara Berlusconi e Adriano Galliani dovrebbero forse attaccarsi alla cabala?

«Cabala? Io a queste cose non ho mai dato peso. Il fatto è che il Milan, dopo oltre vent’anni di lusso sfrenato, è ritornato sulla Terra»

Inseguendo il fair-play finanziario, almeno quello…

«Ma tu ci credi sul serio? (sorride) Io parlerei più di investimenti inesistenti. Ecco un’altra pecca che ha portato al peggioramento di tutto il sistema calcistico nazionale: Milano è rimasta senza la cassa dei denari! Sia sul naviglio rossonero che su quello nerazzurro»

Quindi, nella griglia per lo scudetto e i due restanti posti Champions, mettiamo le stesse dell’anno scorso?

«Sì. Juventus, Roma e Napoli restano le tre formazioni da battere, quelle che hanno sicuramente qualcosa in più. Poi dietro ci metto la Fiorentina che, magari farà più punti dell’anno scorso, ma non credo arriverà oltre il quarto posto. E comunque spero di vedere tante partite interessanti con protagonista la squadra di Montella…»

Chi sarà per lei il Rudi Garcia del 2014/2015? Intendo l’allenatore-rivelazione. C’è chi scommette su Pioli della Lazio…

«Magari proprio lo stesso Garcia. Che in definitiva non è nemmeno obbligato a superare se stesso, gli basta ripetersi. Può essere che quest’anno, con gli stessi punti accumulati l’anno scorso, il francese porterà lo scudetto sul Tevere»

A proposito di guide tecniche, pensa che per il CT della Nazionale i giochi siano ormai fatti? Oppure verrà fuori una sorpresa dell’ultima ora?

«Lo spero vivamente che i giochi siano già fatti! Sarebbero dei pazzi se non avessero già individuato dei nomi definitivi. Se sarà Albertini toccherà al suo candidato, se sarà Tavecchio idem»

In confidenza e in conclusione: lei prevede Mancini o Guidolin?

«Sinceramente non te lo so dire. E ora, scusami, ma anch’io devo andare a scrivere il mio articolo…»     

A cura di: Simone Sacco