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2014

Mazzarri ma non solo: i problemi di questo poco esaltante avvio di stagione

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Dall’ambiente al poco carattere, fino alle prestazioni insufficienti di alcuni elementi fondamentali

Le ottime prestazioni estive con Roma e Real Madrid, unite ad un mercato di ottima fattura nonostante il minimo sforzo economico, avevano aumentato l’interesse nei confronti dell’Inter targata Erick Thohir. Un’Inter rinnovata con l’addio dei senatori argentini e l’arrivo di nuovi leader, Vidic e Medel su tutti, pronta a riscattare stagioni difficili ed a riportare un trofeo in bacheca dopo tre stagioni di stop. Il successo per 9-0 nel doppio confronto nei preliminari di Europa League con lo Stjarnan, squadra islandese conosciuta più per le colorite esultanze che per i valori tecnici, sembrava confermare le belle parole estive, ma già il 31 di agosto, alla 1° giornata di Serie A, ecco i retaggi del passato: gioco inesistente, poche finalizzazioni e un pareggio risicato all’Olimpico con il Torino. Un Torino senza Immobile e Cerci, lontano parente dell’undici protagonista della scorsa stagione. Una leggera frenata può capitare, certo; a confermarlo arriva il roboante 7-0 con il Sassuolo,  che mostra una squadra tonica, potente, vogliosa di fare bene. Solo sette giorni dopo però un altro pareggio esterno, con il neo promosso Palermo. Nemanja Vidic, consacrato come nuovo leader del reparto arretrato, compie un’ingenuità incredibile regalando al 3’ un pallone d’oro a Vazquez che sblocca la gara, che sarà recuperata solo grazie ad una fantastica giocata di Kovacic. Un’Inter che zoppica in trasferta, sul piano del gioco e del risultato, ma che in quel di San Siro mostra una forza quasi sprezzante: Atalanta battuta 2-0, senza mai correre rischi in difesa. Otto punti in quattro gare con due trasferte abbordabili: bene ma non benissimo, soprattutto per una squadra ambiziosa. Squadra che alla quinta giornata, quattro giorni dopo il match con la Dea, crolla inesorabilmente con il Cagliari del maestro Zdenek Zeman. Ultimo in classifica con un punto raccolto in quattro partite. E via ai processi dunque: cerchiamo però di analizzare nel dettaglio i problemi dell’undici di Milano.

IL MISTER«Ho sbagliato alcune valutazioni di turnover. La squadra si è espressa benissimo tre giorni fa e non ho guardato all’aspetto fisico, che nel calcio moderno è fondamentale. Ho fatto giocare giocatori che avevano disputato altre partite e si è visto. Le trame di gioco sono venute meno, eravamo in ritardo. Ora dobbiamo parlare poco e pensare a lavorare», questo il commento a caldo di Walter Mazzarri. E’ vero, il tecnico di San Vincenzo ha sbagliato alcune scelte, ma è sbagliato puntare l’indice esclusivamente verso di lui. Il suo vero errore consiste nell’essersi fatto condizionare troppo dall’ambiente: Mazzarri, di indole difensivista/contropiedista, si è sempre più snaturato fino a proporre uno schieramento con due centrocampisti offensivi, Kovacic ed Hernanes, e le due punte. Uomini scelti e sistema di gioco sono in evidente antitesi ed il risultato si è visto sul campo. 

L’AMBIENTE – Abbiamo appunto parlato dell’ambiente. Una piazza storicamente difficile quella nerazzurra, abituata a trionfi importanti ed al bel calcio.  Una piazza che non ha mai amato Mazzarri per le sue idee tattiche, in parte, e per il suo atteggiamento, soprattutto. Perché a San Siro i risultati, quando e se arrivano, devono essere affiancati da un gioco divertente, cosa che Mazzarri non è riuscito ad offrire fino in fondo. La Curva Nord è sempre al fianco della squadra, della maglia, ma mai dell’ex tecnico del Napoli: basti ascoltare i fischi che arrivano puntualmente quando lo speaker pronuncia il suo nome al momento della presentazione delle squadre. I suoi atteggiamenti, secondo il popolo interista, non aiutano: poco coraggio, poco “interismo” e troppi riferimenti al suo passato partenopeo. WM sta provando a tingersi di nero e di azzurro, ma aver lasciato in panchina Zanetti nel suo ultimo derby con il Milan diciamo che ha guastato ulteriormente i suoi piani.

«NON ABBIAMO LE PALLE» – E’ stato molto chiaro Mazzarri nei confronti del suo vice Frustalupi nel corso della gara con il Cagliari: «Ragazzi non si possono fare questi lavori, non abbiamo le palle». Dopo l’espulsione dello sciagurato Nagatomo, doppio giallo in 120’,l’Inter è crollata sotto i colpi di Albin Ekdal, non di certo Cristiano Ronaldo o Lionel Messi. E’  mancato il carattere, una caratteristica fondamentale del DNA del Biscione, ma non solo con i sardi: con il Torino e con il Palermo si è vista una squadra molle, illuminata solo dalle giocate di Kovacic e dalla garra di Medel. Tocca ai leader, Vidic, Ranocchia ed Handanovic, prendere per mano una formazione rivoluzionata e dai valori tecnici interessanti.

I PROTAGONISTI, IN NEGATIVO – Il cerchio si chiude con le prestazioni tutt’altro che esaltanti di alcuni giocatori fondamentali. Partiamo da Nemanja Vidic: arrivato in estate dal Manchester United, il serbo è diventato subito protagonista del reparto arretrato, guidando i giovani Ranocchia e Juan Jesus nei movimenti. Con il Palermo, soprattutto, e con il Cagliari il gigante di Uzice ha collezionato pesanti insufficienze: con i rosanero ha regalato un pallone all’interno dell’area di rigore a Vazquez, con i rossoblu non è riuscito ad arginare la disfatta. Vidic ma non solo: anche Hernanes, colpo del mercato di gennaio, sta collezionando prestazioni negative. Forma fisica precaria e difficoltà tattiche lo stanno condizionando, ma dalla sua enorme qualità è lecito aspettarsi di più. Chiudiamo con Nagatomo. Il giapponese non è riuscito a fare la differenza in questo inizio di stagione, macchiando inoltre il suo ruolino con la prestazione da 3 in pagella con il Cagliari. Da capitano, per l’assenza di Ranocchia. Una cosa è chiara: è necessario invertire la rotta, le potenzialità ci sono, ma serve la svolta.