Milan, Honda: «10 anni per tornare al top» - Calcio News 24
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2015

Milan, Honda: «10 anni per tornare al top»

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Durissimo sfogo del fantasista giapponese sulla crisi del Milan

Riflette anche da dirigente Keisuke Honda, che del resto attraverso la società che gestisce la sua immagine e i suoi sponsor è proprietario dell’SV Horn, club che milita nella Serie B austriaca. Facile, dunque, per il fantasista del Milan analizzare la prestazione della squadra contro il Napoli: «Se la squadra continua a giocare così, per 5-10 anni sarà difficile tornare in alto. Dobbiamo prendere esempio dall’atteggiamento della squadra di Sarri. Io in panchina? Io sono pronto per giocare e dovete chiedere all’allenatore il motivo delle sue scelte. Non ha senso comunque dare la colpa ai giocatori. Negli ultimi anni il Milan ha mandato in campo tanti uomini e quest’anno ha speso cento milioni, ci sono tanti nazionali, eppure come mai non riescono a rendere quando arrivano al Milan?».

PROGRAMMAZIONE – Ai microfoni della stampa nipponica, Honda ha parlato, dunque, della crisi rossonera e di come uscirne: «Questa sconfitta può essere utile perché ha proiettato i nostri problemi in maniera evidente sotto gli occhi di tutti. E’ utile perché gli stessi problemi esistevano anche prima. Ma adesso sono diventati chiarissimi. Dobbiamo imparare da una serata così, altrimenti non riusciremo a costruire niente. Per cambiare questo club occorre cambiare totalmente i criteri di valutazione da parte di tutti: dirigenza, tecnico, tifosi e media. In caso contrario ci vorrebbero almeno 5-10 anni. So che riceverò critiche per queste parole, ma sono importanti per il futuro del club. Sappiamo di non poterci permettere le spese di club come Manchester United o Paris Saint Germain. Per questo è necessario agire in modo profondo sulla struttura della programmazione della squadra e predisporre gli investimenti necessari per raggiungere questi obiettivi».

SENZA TRANQUILLITA’ – Ma Honda ha preso di mira anche il calcio italiano e un particolare modo di vivere questo sport nel suo complesso: «Tifosi e media sono interessati solo al risultato, non alla prestazione. Ci sono troppi giudizi che partono solo dai punti in classifica, mai dalla qualità della manovra. E’ il modo di valutare il calcio nel suo complesso che, secondo me, non va. In questo modo si crea molta pressione. La conseguenza è che i calciatori non riescono a giocare tranquilli. Ma sarebbe troppo lungo parlare di questo».