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Così un’estate da Champions è diventata un post fallimento

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de laurentiis zaccheroni

Napoli, l’analisi di tre mesi assurdi

Doveva essere l’estate della gloria, della gioia: il ritorno in Champions League del Napoli dopo le due recenti partecipazioni e quella clamorosamente mancata in quel di Bilbao, testimonianza di una continuità che nell’ultimo decennio nessun club italiano può vantare. Lo scenario però si è totalmente invertito: regna il malcontento, la rabbia verso l’operato della società, a tratti la (pericolosa) rassegnazione. Come è potuto accadere tutto ciò?

PRE HIGUAIN – Fondi derivanti dall’accesso diretto alla prossima Champions League, ma mancati investimenti: il cortocircuito inizia da qui. Prima della cessione di Gonzalo Higuain alla Juventus, il Napoli aveva acquistato i soli Tonelli e Giaccherini: ottimi innesti per carità, ma non propriamente il segnale di una decisa e convinta volontà di rafforzamento. Di progettualità. E’ mancato tutto e, legittimamente, Gonzalo Higuain e la sua famiglia se ne sono accorti: un altro circuito, quello delle promesse non mantenute, esploso in tutta la sua irruenza. Dopo tre anni in maglia partenopea il giocatore simbolo dell’ultimo triennio ha scelto di porre fine alla vana speranza: quella di vincere a Napoli, dove soltanto quel signore lì era riuscito, proprio perché tradito dalle mancate campagne acquisti del presidente Aurelio De Laurentiis.

HIGUAIN ALLA JUVE – Addio inevitabile dunque, in tanti non immaginavano proprio alla Juventus: l’unico club che invece lo ha cercato con forza e lo ha messo al centro delle proprie future ambizioni, facendolo sentire oltremodo desiderato. Tanto da versare nelle casse del Napoli l’importo monstre della sua clausola rescissoria. Il post Gonzalo Higuain è stato complesso almeno quanto il precedere: l’enorme difficoltà nel mettere le mani su un sostituto all’altezza, da qui lo sconforto di una piazza che al contrario sognava il definitivo salto di qualità per battagliare con la Juventus e provare a togliersi qualche sfizio sul palcoscenico internazionale.

Higuain, dal Napoli alla Juventus

EPPURE… – Novanta i milioni incassati dall’operazione Higuain, almeno 40 (tenendoci bassi) quelli derivanti dalla Uefa per accesso e prossima partecipazione alla Champions League: un totale di 130 che al momento non totalizza affatto l’ammontare delle operazioni in entrata. Eppure il Napoli qualcosa ha fatto: detto degli utili innesti italiani di Tonelli e Giaccherini, c’è da registrare una ventata di gioventù di particolare interesse e riflessione. I vari Milik (classe ’94), Zielinski (’94), Rog (’95, arriverà in seguito alla sfida di ritorno del playoff Champions della Dinamo Zagabria), Diawara (’97, in dirittura d’arrivo, da sistemare alcuni dettagli) allargano la rosa con qualità e prospettiva. In particolare, il Napoli si ritrova un centrocampo da urlo: doppi ruoli con Allan e Rog, Jorginho e Diawara, Hamsik e Zielinski, volendo il jolly Giaccherini e – in attesa di intuirne gli sviluppi –  Valdifiori. Un reparto che può finalmente mostrare una varietà di valori e caratteristiche assolutamente invidiabile.

ATTI FINALI – Il malcontento si è via via alimentato da ambedue le parti, ambiente e proprietà, per poi giungere a decisioni che hanno ulteriormente scavato un solco già evidente: il tifo punito con i 40 euro da versare se si desidera assistere – dalla curva! – alla prima sfida casalinga di campionato con il Milan, i media scomodi di fatto estromessi dalle prossime conferenze stampa di mister Sarri, accessibili soltanto su invito strettamente personale da parte della società calcio Napoli. Ammesso che questi media scomodi esistano, perché sembra tutt’altro: forse l’idea di un’opinione pubblica contraria in Italia è piuttosto rivedibile, considerando il suo tenore oggettivamente moderato e fin troppo accomodante. Né trovano spiegazione valida i 40 euro richiesti per una curva – ed uno stadio – che lascia piuttosto a desiderare se confrontata al livello di impianti che si muovono su queste cifre o addirittura appena inferiori. Eppure doveva essere l’estate della gioia: salvo colpi di scena, è tutto rimandato al campo. Che è poi l’unico giudice supremo.