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Play Napoli: nella tela di passaggi l’assist di Sarri a De Laurentiis

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Napoli fantascientifico all’Allianz Arena di Nizza: il saggio calcistico della banda Sarri incanta tutti e lancia i partenopei verso vette inesplorate

Quella del Napoli è una dimostrazione di forza che va ben oltre la logica del passaggio di turno: sì, perché onestamente, per quanto si è visto nei centottanta minuti della doppia sfida, l’accesso alla fase a gironi della Champions League 2017-18 non è mai stato in discussione. Il Nizza ha potuto soltanto assistere all’esibizione degli uomini di Sarri, restarne incantati, applaudire l’avversario. Il Napoli supera così un suo limite storico: il club campano prima d’oggi non aveva mai preso parte due volte di seguito alla massima competizione internazionale per club. Prima d’oggi appunto: poi è arrivato il Napoli di Sarri.

Lo splendido Napoli di Sarri

Quel che realmente impressiona di questo Napoli è l’evoluzione che riesce ad imprimere al suo progetto quando appare impensabile andare oltre: credi che lo sviluppo tattico raggiunto sia quello ottimale, o comunque il più alto possibile, e ti ritrovi puntualmente con qualcos’altro da raccontare. Il pressing alto ammirato in quel di Nizza incarna realmente lo step aureo del progetto tattico di Sarri: andare a prendere l’avversario nella sua metà campo, non concedergli respiro, ridurlo ad un’apnea nella quale risulta oltremodo complesso prendere anche la più banale delle decisioni. Terrorizzare l’avversario sin dalle primissime battute della gara: un modello di calcio infinitamente ambizioso che ricalca quello del primo Barcellona di Pep Guardiola e che – al netto di singoli strepitosi ma pacificamente ancora non accostabili a quelli dell’allora Barcellona – si porta con sé un certo fattore di rischio. Questo Napoli però non è stato generato per fare le cose normali: se gloria dovrà essere si passerà comunque dalla strada segnata, quella di una proposta calcistica spettacolare, che oggi forse non ha pari sul palcoscenico internazionale per qualità ed intensità d’esecuzione ma che – rispetto a scelte tattiche meno ambiziose – tenderà comunque a concedere qualcosa all’avversario di turno.

Sarri’s crew: il videogioco Napoli

Le trame di gioco partenopee appaiono alle volte surreali, al punto da domandarsi se siano frutto di un videogioco o della realtà: i calciatori del Napoli vedono e trovano colleghi non inquadrati dallo schermo, né visibili all’occhio umano che in quel momento si sta concentrando sullo sviluppo dell’azione. Un’azione che sembrava calma e che invece d’un tratto altera totalmente lo scenario ipotizzabile. Il segreto sta nella certezza di trovare quel calciatore in quella fetta di campo in quel preciso istante: una dimensione spazio-tempo in cui il Napoli di Sarri si muove alla perfezione, nella quale il tecnico l’ha calata grazie al meticoloso lavoro di cui è ideatore ed artefice. Una squadra che si sta evolvendo per ridurre i difetti di fabbrica che ha evidenziato nel recente biennio: lo abbiamo detto, è impossibile non concedere alcunché agli avversari, è invece percorribile la strada dell’ottimizzazione. Ossia condurre al minimo il numero di errori, leggerezze, disattenzioni, incomprensioni costate caro nell’economia finale della squadra. Il riferimento è da intendere erga omnes: tutti inclusi, il difensore che non segue il movimento, il regista che sbaglia in disimpegno o l’attaccante che va in ferie e non sostiene l’equilibrio complessivo. I primi passi del Napoli 2017-18 risultano essere incoraggianti ma è un discorso che inevitabilmente terrà tutti sotto esame da qui al termine della stagione.

L’assist di Sarri ad Aurelio De Laurentiis

Non fa parte del vocabolario e del modo di essere di Maurizio Sarri chiedere rinforzi dal calciomercato: non esiste, non siamo di fronte ad un allenatore che risolve i suoi problemi – o supera i suoi limiti – chiedendo l’approdo di nuovi calciatori. Da queste parti l’unica strada conosciuta è il lavoro: con il lavoro si va oltre, si scoprono nuovi sentieri, ci si inventa ad esempio Mertens centravanti quando di attaccanti non ne sono rimasti neanche in magazzino. La doverosa premessa per affermare quanto segue: l’allenatore Maurizio Sarri non chiederà mai nulla al presidente Aurelio De Laurentiis. Né lo farà per interposta persona servendosi del prezioso tramite di Cristiano Giuntoli. Il discorso è differente: giunti a questo punto, a questo livello di Napoli, e ad un livello di concorrenza appiattito dall’eventuale calo della Juventus e dalla probabile risalita delle milanesi, come si fa a non versare tutto sul piatto? A non giocarsi ogni carta possibile pur di prendersi questo agognato successo? Ebbene sì, al Napoli odierno manca qualcosa. Una pedina offensiva in grado di far saltare il banco, di accrescere vertiginosamente il livello delle rotazioni in una stagione così densa di impegni, proprio come accade nei club d’élite del panorama calcistico. Ad oggi non è così: l’impianto sarriano è strettamente dipendente dal lavoro dei vari Insigne e Callejon. Dovesse uno di questi non essere disponibile – ed il calcio prevede assolutamente tale fattispecie – o aver lecito bisogno di tirare il fiato, chi subentrerebbe non è pacificamente attestabile a tali altezze. Fattore che invece risulta decisamente attutito negli altri comparti di campo. Ed è qualcosa con cui fare i conti, ora che si è in tempo: pena quella di mordersi le mani poi. Di non aver fatto tutto il possibile per prendersi il sogno. Fin troppo agevole indicare dei nomi: Chiesa, Keita, Berardi i profili ideali. O qualcuno che ricalchi tali caratteristiche. Il senegalese sarebbe addirittura da intendere – oltre al ruolo originario di esterno del tridente – come ulteriore risorsa alternativa nel mezzo: schierato da centravanti, vedi lo scorso derby di campionato tra Lazio e Roma, ha risposto con una roboante doppietta. Con il benestare di Sarri, da sempre suo estimatore. Ad ogni modo l’imperativo resta quello di non lasciare nulla di intentato.

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