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Napoli, non separare Sarri e Milik

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Il ritorno di Arkadiusz Milik: via libera dall’equipe medica, il centravanti si riprende il Napoli

Era l’8 ottobre 2016, novantasei giorni fa: PoloniaDanimarca, sfida valevole per la qualificazione ai prossimi Mondiali: il risultato passa in secondo piano, a tenere banco è il grave infortunio occorso ad Arkadiusz Milik. Il centravanti del Napoli rimedia la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro: oggi, in anticipo sulla tabella di marcia dei fatidici cento giorni promessi dal dottor Mariani, il talento polacco può tornare ad allenarsi con il gruppo a Castelvolturno.

AMORE A PRIMA VISTA – Ricordate i proverbiali tempi di inserimento di un nuovo calciatore nella macchina (fanta)scientifica di Maurizio Sarri? Come nella Nasa: equilibri talmente sottili e complessi da richiedere tempi di apprendimento oltremodo sostanziosi per divenirne parte in causa. Chiedere ai vari Diawara, Rog, Maksimovic, Giaccherini e via discorrendo: è il dazio da pagare al risultato finale di una squadra che fa parlare tutta Europa per la bellezza e la maniacale precisione del suo calcio. Arkadiusz Milik alla seconda giornata di campionato era già titolare inamovibile nell’attacco del Napoli: c’era Gabbiadini prima di lui, quello di cui si raccontava giocasse poco soltanto perché chiuso dall’ingombrante presenza di Higuain. Pronto ad esplodere dunque dopo l’addio del Pipita: ma l’amore a prima vista tra Sarri e Milik andò oltre ogni logica, oltre la razionalità del graduale inserimento, oltre i principi cardine del sarrismo più spinto.

MILIK SIMBOLO DEL SARRISMO – La corrente calcistica che fa capo all’attuale allenatore del Napoli è in altre parole disciplina prestata alla bellezza: Maurizio Sarri non fa sconti a nessuno – eccezion fatta per Milik – perché ritiene la massima applicazione (tattica e non solo) requisito necessario per la qualità. La proposta calcistica non passa dall’esaltazione della giocata singola, quanto dall’armonia del costrutto: per far si che questo sia tale, ognuno deve conoscere perfettamente la parte da recitare. Un copione che non ammette errori: peraltro chi sbaglia, in un contesto in cui non è ammesso errore, si rende subito visibile nell’errore stesso. Comunismo al potere, hanno simpaticamente detto alcuni: post-comunismo sovietico forse. La colonia dell’Est Europa così può apprendere in fretta: Hysaj (Albania), Chiriches (Romania), Maksimovic (Serbia), Strinic e Rog (Croazia), Hamsik (Slovacchia), Zielinski e Milik (Polonia) ne sanno qualcosa. Proprio il rientrante centravanti polacco, in questo simpatico parallelo, può diventarne il simbolo: applicazione, talento e… gioventù.

MANO PER MANO NEL NAPOLI CHE SARA’ – Sì, perché la clausola rescissoria pendente sul contratto di Gonzalo Higuain versata dalla Juventus nelle casse del Napoli ha dato i natali ad un progetto nuovo, affascinante, intrigante, rischioso ma brillante: costruire una squadra dal presente solido e dal futuro radioso. Lo si può fare solo in un modo: acquistare tra i giovani migliori in circolazione (presente) e non venderli (futuro). L’età media del Napoli è precipitata: un assaggio di gran gusto è arrivato dalla prima gara di Coppa Italia, quella appena vinta contro lo Spezia, con quel centrocampo formato dai nuovi arrivi Rog (’95), Diawara (’97) e Zielinski (’94). Commovente per chi ha a cuore determinate dinamiche. Classe ’94 lo è anche Arkadiusz Milik che più di ogni altro può rappresentare il volto del Napoli che è e che sarà: ha tutti i requisiti di cui abbiamo parlato per provenienza, età e quel futurismo intrinseco a chi si è misurato ed affermato nel calcio totale olandese, ma non solo. Vanta anche quella praticità che può svestire il Napoli dai panni della bella ed incompiuta. Può sporcare il Napoli a fin di bene. La credibilità e l’ambizione di questo progetto passano dal non toccare nulla: dal non sottrarre e dall’aggiungere con cautela. A partire da Sarri e Milik.