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2015

Nel mito di Rossi, Messi e Maradona

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Moto Gp, il Gran Premio d’Argentina ci lascia in eredità una pagina di inestimabile forza simbolica

Diego Armando Maradona è stato il mito della nostra generazione, l’eroe, quello che sapeva sempre fare la differenza”. Firmato Valentino Rossi. E potremmo anche congedarci qui: tutto quel che c’era da dire è stato detto, peraltro per bocca di chi, un mito, lo è a tutti gli effetti. Qualche parola di corredo però è giusto aggiungerla, nel tentativo di contestualizzare il momento.

MOTO GP, GRAN PREMIO D’ARGENTINA – Lo scenario è quello dell’autodromo di Termas de Rìo Hondo, il nuovo circuito con il quale dalla scorsa stagione motociclistica si è ripresentato il Gran Premio d’Argentina, prima d’allora assente dal lontano 1999. Nel battesimo del 2014 al nostro Valentino andò relativamente male: quarto posto e fuori dal podio, a vincere fu il cannibale Marquez poi assoluto dominatore del Mondiale. La storia però, oramai avremmo dovuto apprenderlo, sa riproporsi ciclicamente offrendo agli sconfitti la possibilità di riscriverla: e se lo sconfitto di turno si chiama Valentino Rossi il piatto è servito. Arriva puntualmente il primo vero faccia a faccia tra il campione secolare e quello attualmente alla ribalta ed ecco il copione stravolto: il giovane fenomeno pecca di onnipotenza ed inesperienza, non si accontenta perché non sa accontentarsi e finisce per prati. A vincere sarà la leggenda.

IL MITO DI MARADONA – E’ bello che ci sia qualcuno a ricordarcelo (lo aveva fatto anche il regista Paolo Sorrentino al momento di ritirare l’Oscar per “La Grande Bellezza” nel 2014, citando Maradona tra le sue fonti d’ispirazione), è superbo che questo “qualcuno” risponda al nome di Valentino Rossi: sì, perché quanto non riuscitogli un anno prima si verifica oggi, il nostro Vale quella maglia ce l’ha pronta da un anno e basta guardarlo negli occhi per comprendere quanto ci tenesse a mostrarla. E’ una dedica speciale, decisamente sì, perché la maglia è storica: il 10 dell’Argentina, il più famoso di tutti i tempi, il Pibe de Oro Diego Armando Maradona. Il mito di una generazione cresciuta a caccia di miti: dalle canzoni di Kurt Cobain ai film di Kubrick passando per Twin Peaks e… Diego Armando Maradona. Il genio fuori da schemi ed archetipi comportamentali, il ribelle stravagante che in campo ci va se e quando vuole, quello però differente perché se gli altri corrono dietro ad un pallone lui invece inventa, crea, delizia, poetizza. E’ logico dedurre che un ragazzo di divino talento, nato nel 1979, sia poi cresciuto nel mito di chi baciato da madre natura: parli la stessa lingua, dentro di te già lo sai e speri un giorno di poterne emulare le gesta.

I SIMBOLI OGGI – Il Maradona delle moto insomma, lo hanno urlato ieri gli argentini impazziti ai piedi del podio ma in fondo tutti noi ne avevamo già il sentore: fortunati nel vivere ancora le prodezze di un mito tutto italiano nato anni fa ed incredibilmente ancora in voga. Ma oggi invece, cosa succede? Nel senso: ne nascono di nuovi? Il clima è differente: gli anni ’90, seppur complessi, lasciavano spazio a devozioni del genere. Oggi, in un mondo più globalizzato, veloce e vicino, ogni grandezza sembra lasciare il tempo che trova. Leo Messi ha riscritto e sta tuttora alterando le statistiche di questo meraviglioso sport – solo l’ultimo dei dati, quello raggiunto due giorni fa, racconta di 400 reti siglate con la maglia del Barcellona – ed ha un talento naturale che oggettivamente non può risultare secondo a nessuno. Anche ieri il telecronista Sky Guido Meda – nella telecronaca del Gp d’Argentina – quasi si confondeva: parlava di Rossi ed una volta lo appellava Maradona e l’altra Messi. Eppure Leo, quattro Palloni d’Oro, fatica a guadagnarsi quell’aura. Certo, la conquista di un Mondiale con la sua Argentina – quello clamorosamente sfiorato proprio in Brasile, pensate l’apoteosi che sarebbe ma non è stata – lo aiuterebbe ma almeno possiamo riconoscere un assunto: non sappiamo se i miti siano o meno replicabili ma il destino, nel disegnare un nuovo Maradona, ci è andato davvero vicino.