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I nuovi mostri: la mossa di Allegri esalta la Juventus

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La Juventus passa anche a Monaco e ipoteca la finale di Cardiff: la Champions League è lì dietro

Il Monaco prima d’oggi aveva messo a segno 146 reti nella sua straripante stagione: alla Juventus zero. Perché c’è poco da fare: a questa Juventus, alla Juventus di Massimiliano Allegri, a stento le riesci a tirare. Ed in quei pochi casi c’è Gianluigi Buffon, un muro. Invalicabile quanto lo è la sua Juventus. Quando invece è lei a tirarti contro, spesso e volentieri ti fa gol: perché, alla solida base di cui già disponeva, ha aggiunto un centravanti formidabile. Gonzalo Higuain, dopo i digiuni rimediati contro Porto e Barcellona, si è preso la notte del Louis II: quella che attendeva da tempo. Quella per cui ha scelto e si è lasciato scegliere dalla Juventus: questo cocktail ha tutto per essere quello desiderato dal mondo bianconero, che vuole levarsi da dosso l’etichetta della regina indiscussa d’Italia ma a mani vuote sul palcoscenico europeo.

Allegri, allora non era tanto per…?

In tanti avevano bollato il passaggio al 4-2-3-1 come una mossa affrettata, sostanzialmente finalizzata ad evitare musi lunghi negli spogliatoi e dunque a far convivere tutte le sue prime donne, concentrate nel pacchetto offensivo. In soldoni, l’approdo di Higuain toglieva spazio a Mandzukic: che non sarà il Pipita ma che comunque si era ritagliato esperienze da protagonista in club di massimo spessore internazionale. Non parlategli di panchina. L’intuizione di Allegri però era decisamente più profonda di un mero accontentare il mondo a lui circostante: lo switch verso i quattro uomini offensivi non ha tolto alcunché in termini di equilibrio complessivo alla squadra, se vogliamo apparsa addirittura più solida – qualora possibile – rispetto al passato. Delle sei gare di fila in cui la Juventus – nel corso dell’attuale Champions League – ha mantenuto la sua porta inviolata, cinque (le più difficili peraltro, quelle ad eliminazione diretta) sono arrivate con il 4-2-3-1: le due contro il Porto agli ottavi di finale, le due contro il Barcellona ai quarti, la semifinale d’andata sul campo della macchina da gol chiamata Monaco. Dunque: più offensivi ma senza prendere gol. Roba da alieni.

La mossa in controtendenza che spiazza tutti. E la Juventus passa

Ma Allegri ha sempre in serbo una: stavolta accade che Cuadrado, altra chiave cruciale del passaggio al 4-2-3-1, si accomodi in panchina. La scelta è quella di preferirgli Barzagli da esterno basso, in luogo dell’avanzamento di Dani Alves sulla corsia destra. Andiamo con ordine: l’esterno colombiano si è rivelato fondamentale quanto Mandzukic per la sua predisposizione al sacrificio, finalizzato a garantire sostanza ed equilibrio alla squadra. Delle evidenze ne abbiamo parlato: Juventus inespugnabile. Non c’era alcuna valida ragione dunque per cambiare le carte in tavola, nuovamente, in vista di un impegno così complesso contro la variabile impazzita Monaco: ma Allegri non ha paura di farlo. Non teme nulla, forte della piena fiducia nei suoi uomini prima di qualunque argomentazione tattica: ragion per cui è libero di scegliere. Di attingere a piene mani dalla profondità del suo organico. E di sbizzarrirsi proprio sotto il profilo strettamente tattico: la mossa a bocce ferme pare sottrarre pericolosità e tasso offensivo alla Juventus, poi però Dani Alves firma due assist di rara fattura e ti induce un’altra volta a pensare che il suo allenatore sia in un reale stato di grazia. E’ l’asse Alves-Higuain a decidere la notte di Monaco ed avvicinare la Juventus a Cardiff: dove, a meno di colpi di scena clamorosi, è attesa dopo due anni da una nuova finale di Champions League.

Date un Higuain ad Allegri…

Il resto lo fa un centravanti che prima non c’era, e nessuno si offenderà: Gonzalo Higuain da due anni ad oggi è di un altro pianeta. Ha percorso il suo cammino professionale, completandosi nel carattere più che in mezzi tecnici da sempre indiscutibili. Nella notte della verità ha tirato fuori gli artigli: la doppietta non lascia spazio ad interpretazioni, su questa Champions League è ben evidente la sua firma. Due palle buone, due grandi gol: Monaco spazzato via in novanta minuti, il resto – considerato il livello di consapevolezza di questa Juventus – sarà pura accademia. Come contro Barcellona e Porto: agli uomini di Allegri basta la gara d’andata. Roba da alieni. Sarà Triplete? La filosofia del resto ricalca quella dell’ultima squadra italiana a riuscire nella folle impresa: l’Inter di Josè Mourinho. Ancora 4-2-3-1, prima analogia, impianto a vocazione offensiva senza che il complesso ne risenta sotto il profilo della tenuta. Impensabile non ripercorrere il parallelo: squadre differenti ma con uno stesso credo, fondamentalmente quello di non rinunciare a nulla. Alla Juventus però, salvo clamorosi ribaltoni firmati Monaco o Atletico Madrid, resta lo scoglio finale: il Real Madrid di un altro alieno, quel Cristiano Ronaldo che nelle ultime tre gare di Champions League – due quarti di finale con il Bayern Monaco e semifinale d’andata con l’Atletico Madrid! – ha segnato otto volte. Otto. In bocca al lupo Juventus. Del resto se c’è qualcuno che può frenare il Pallone d’Oro.