Paolo Rossi: «Kalinic mi ricorda un certo Pablito ai tempi del Vicenza» - Calcio News 24
Connettiti con noi

2015

Paolo Rossi: «Kalinic mi ricorda un certo Pablito ai tempi del Vicenza»

Pubblicato

su

L’eroe di Spagna ’82 ci svela in anteprima anche il nome del Pallone d’Oro 2015: «Per me vince Luis Suárez»

La giornata è particolare: Paolo Rossi ospite a Football Heroes, il bel museo in pieno centro a Milano (attenzione, ottobre è l’ultimo mese buono per visitarlo) dove sono esposti trofei, magliette, gagliardetti e memorabilia calcistiche di questo secolo e pure dell’altro. In quell’altro sappiamo tutti cosa ha combinato Pablito una volta che le lancette del tempo hanno scandito un certo anno: 1982, un’estate, un Mondiale, una promessa di felicità (parafrasando un delizioso libro di Furio Zara).

Inutile correre con la memoria alla torrida Italia-Brasile o alla finalissima con la Germania Ovest (“Non ci prendono più! Non ci prendono più!”, aforisma pertiniano) perché ci pensa l’ex attaccante di Vicenza, Perugia e Juventus a rinfrescarci la memoria tirando fuori da un anonimo sacchetto di abbigliamento sportivo due cimeli da far venire le vertigini: il Pallone d’Oro vinto dallo stesso Rossi nel 1982 (secondo italiano di sempre dopo Rivera; dopo si aggregheranno anche Divin Codino e Cannavaro) e la Scarpa d’Oro conquistata per i sei indimenticabili gol nel mundial spagnolo.

Pablito li appoggia di fronte a sé e li guarda per l’ennesima volta come avrà fatto (spesso? sporadicamente?) in questi ultimi 33 anni. Chissà cosa pensa, chissà cosa prova in fondo al cuore. Perché saranno pure (bellissimi) oggetti orafi di una vita calcistica fà, ma le imprese sportive ed i sacrifici spesi per ottenerli hanno cambiato le esistenze di almeno 30 milioni di italiani. A cominciare dall’hombre del partido che, gentilissimo come sempre, è ora pronto a rispondere alle domande di CalcioNews24.

Paolo Rossi a Football Heroes: foto Simone Sacco

Paolo, la Juventus balbetta (per ora) in campionato e va spedita come un treno in Champions…
«Sì, ma non gettiamo la croce addosso ad Allegri per i 5 punti conquistati finora in serie A. La società torinese d’altronde ha rinnovato notevolmente il suo parco-giocatori e gente come Tevez, Pirlo e Vidal non la sostituisci in un battito di ciglia. I nuovi arrivati non puoi paragonarli a quel trio delle meraviglie, mancano ancora di esperienza, ma sono convinto che prima o poi gli automatismi arriveranno anche per loro.».

Non è che la Champions eccita di più rispetto a giocare contro Frosinone o Chievo? Pure alcune tue Juventus del passato (in particolare quella dell’82/’83 finalista con l’Amburgo e dell’84/’85 capitata nell’inferno dell’Heysel) persero terreno domenica dopo domenica per dedicarsi alla cara, vecchia Coppa dei Campioni…
«No, ai miei tempi era diverso. Per quanto noi non snobbassimo la corsa allo scudetto, inconsciamente la Coppa Campioni era il nostro chiodo fisso: volevamo solo ‘lei’, avremmo fatto qualsiasi cosa per vincerla. La Juve attuale, invece, mi sembra bella motivata per conquistare sia il quinto triangolino consecutivo che per fare bene in Europa. Però, ripeto, necessita di trovare equilibri che al momento non sono ancora arrivati. Ma giungeranno.».

Contro il Siviglia direi: bene la difesa, bene l’attacco, benissimo il rientro di Sami Khedira. Forse l’unico punto debole resta il centrocampo con particolare valenza nella trequarti…
«Inevitabile visto che Max Allegri continua a cambiare le carte in tavola e a non far giocare mai gli stessi uomini, ma col tempo troverà la formula giusta anche da quelle parti. La Juve non molla, state tranquilli.».

Domanda secca visto che qua hai lasciato in mostra il tuo Pallone d’Oro del 1982: chi la vince l’edizione 2015?
«Al massimo posso dirti chi non lo vincerà! (sorride) Sono arci-sicuro che né Messì, nè Cristiano Ronaldo porteranno a casa il trofeo: Leo perché è infortunato e CR7 per le sue fasi alterne (oltre al fatto di non aver conquistato un bel niente, quest’anno, col Real Madrid, NdR). A naso restano in ballo Luis Suárez, il mio candidato ideale, o Neymar Jr. oppure ci sarà qualche sorpresa.».

Domenica scorsa Nikola Kalinic ha segnato una tripletta (come un certo Rossi a Spagna ’82) di cui il primo gol aveva tutti i cromosomi di una rete alla Pablito…
«Lo sai che mi rivedo molto in questo giocatore? Voglio dire: Kalinic gioca da attaccante centrale, come il Paolo Rossi del Lanerossi Vicenza, supportato anche lui da tante mezze punte che fanno movimento. Il croato si muove bene, è rapidissimo, ha senso del gol: questa mia descrizione ti ricorda forse qualcuno che giocava qualche anno fa? (ride)».

La Viola poi attende sempre un altro Rossi (l’intervista si è svolta qualche ora prima di Belenses – Fiorentina con Pepito autore del quarto gol dopo oltre 500 giorni di digiuno causa infortunio, NdR).
«Se in riva all’Arno recuperano Giuseppe Rossi, Firenze avrà un’altra freccia al suo arco. Già la Fiorentina incute timore così, ma con un Pepito là davanti potrebbe diventare davvero impressionante. Io ci credo.»

Dopo la settima di campionato, ci sarà la sosta per la Nazionale con in programma la trasferta in Azerbaijan e la gara decisiva (forse) con la Norvegia a Roma: Paolo, l’Euro 2016 è vicino…
«Per come la vedo io la Nazionale si qualificherà sempre e comunque: per gli Europei in Francia così come per i Mondiali in Russia o in Qatar. Restando all’attualità, vedo una Italia così così. Non siamo ancora usciti dalla sindrome dei campionissimi (Totti, Del Piero, ecc.), ma allo stesso tempo gli azzurri papabili giocano troppo poco in campionato. E quando giocano, spaccano tutto visto che Zaza ha fatto subito due gol, una volta diventato titolare nella Juve. Caspita, bisogna dare fiducia a questi ragazzi!»

Parliamo un attimo di te: la scorsa estate c’è stato il tuo clamoroso trasferimento mediatico da Sky a Mediaset Premium. E, se mi passi la battuta, stavolta non c’è stato bisogno di andare alle buste…
«No, le buste no, ti prego! (ride) La cosa è stata più semplice del previsto: io volevo a tutti i costi commentare la Champions League perché la sento una manifestazione davvero mia visto che sono dieci anni che la seguo da opinionista/analista televisivo. Così ho dato la mia disponibilità a Mediaset e loro mi hanno accolto volentieri facendomi da subito sentire parte della famiglia.»

Dunque, per usare un linguaggio da calciatori, hai firmato un triennale…
«Esatto, per tre anni mi vedrete su Mediaset Premium. Poi spero che il network in questione continui ad acquisire i diritti della Champions e di restare con loro il più a lungo possibile.»

Se ti è piaciuto quest’articolo, leggi qui una lunga ed esaustiva intervista a Paolo Rossi.

Intervista e foto di Simone Sacco: per comunicare calciototale75@gmail.com