Quando la storia si ripete: Aymeric Laporte - Calcio News 24
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2015

Quando la storia si ripete: Aymeric Laporte

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Il giovane centrale è il secondo non basco a giocare con la maglia dell’Athletic Bilbao, dopo Bixente Lizarazu

L’Athletic Bilbao, una squadra che incarna alla perfezione la personalità ed i principi del popolo basco. Ma con qualche eccezione. Il primo spagnolo non basco a giocare con la maglia dell’Athletic fu un certo Bixente Lizarazu, cittadino francese che per primo militò nel club dove i non-baschi non sono assolutamente ammessi. Il secondo è stato Aymeric Laporte. Il giovane Laporte nasce ad Agen, in Aquitania, una regione della Francia sud-occidentale e che contiene al suo interno una regione del Paese Basco amministrata dalla Francia stessa: tale regione si chiama Iparralde (in basco significa “parte nord”). Laporte ha già lo sport nel sangue prima ancora di calciare un pallone: la madre fa la parrucchiera, ma ancora prima è stata una giocatrice del Brest, mentre il padre è un ex giocatore di rugby di terza divisione, che è poi diventato allenatore. Già in tenera età, il piccolo Laporte viene a contatto col mondo del calcio: a cinque anni e mezzo viene affidato a Pierre Fernandez, allora tecnico del SU Agen, che si prende cura di lui. Fino a 15 anni Laporte gioca nell’Agen, mentre è costretto a fare la spola tra il college di Miramon –dove frequenta la sezione Sport-Ètudes- e il campo di allenamento e la partita. La carriera di Laporte subisce subito un’impennata, grazie ad un’amichevole giocata proprio a Bilbao, contro la selezione di Bizkaia. Durante l’amichevole, Laurent Strzelczak lo nota e chiama subito il Bilbao, che si mette in contatto col padre di Laporte mentre l’Agen sta facendo ritorno a casa: il tema della conversazione è ovviamente Laporte, a cui l’Athletic offre un provino. Laporte convince tutti, e passa all’Aviron Bayonnais il cui allenatore era proprio Strzelczak. Il ruolo di Laporte è quello del difensore centrale: abile negli anticipi, una delle sue caratteristiche principali è il colpo di testa. Basti pensare che a 16 anni era già alto oltre il metro ed 85.  

FATTORI DI CRESCITA RAPIDA – Aymeric continua a fare la spola, ma questa volta tra due destinazioni diverse. In settimana si allena con i canterani del Bilbao, per poi tornare in Aquitania nel fine settimana, per giocare con gli Under 17 nazionali dell’Aviron Bayonnais. Tra l’altro l’Athletic ha stipulato un contratto di partenariato con il Bayonnais, nel 2008. La selezione dell’Aquitania è dunque una seconda (o anche terza) cantera per il Bilbao, che tiene così d’occhio i suoi piccoli talenti. Strzelczak, diventato poi osservatore per il Bilbao, dirà di Laporte: «Era al di sopra degli altri. Una certezza assoluta non si può mai avere, ma ci si accorge se un ragazzo possiede le qualità mentali, fisiche e tecniche per diventare un professionista. Poi questo potenziale deve essere sviluppato». E Laporte ha tutti i requisiti per diventare un professionista. Dopo l’esperienza con l’Aviron Bayonnais nella stagione 2009/10, Laporte viene aggregato alle giovanili del Bilbao in pianta stabile. Gioca due partite con la Juvenil B di Suances, e nell’inverno 2010 viene convocato per la prima volta nella selezione basca per affrontare la selezione di San Sebastian: Laporte diventa subito il protagonista del match, segnando con la specialità della casa, il colpo di testa. Laporte gioca altre con la Juvenil B, la Francia lo nota, e lo convoca per lo stage di preparazione alla Fase Elite dell’Europeo Under 17. Laporte giocherà la competizione da protagonista, forse un po’ inaspettato, e questo gli varrà il primo contratto da professionista con l’Athletic. In ogni caso, dopo sette partite viene aggregato alla Juvenil A, con cui gioca due gare, e successivamente viene convocato da Joaquin Caparros per l’amichevole a Zalla contro i locali che militano in terza categoria. E qui la storia si ripete, perché Laporte è il secondo giocatore francese, non spagnolo, a giocare, dopo Lizarazu, con l’Athletic Bilbao. Laporte gioca un tempo solo, ma con grinta e personalità, qualità che verranno notate dalla dirigenza del Bilbao, che successivamente –come già detto- gli offre il primo contratto da professionista.

ANCORA MARGINI – Laporte sembra essere un predestinato. Lo ha capito anche il Bilbao, che per lui aveva già pensato ad un piano perfetto per farlo crescere con tranquillità. Strzelczak affermò che in tre anni Laporte avrebbe potuto unirsi ai professionisti, ma il giovane centrale ha bruciato le tappe. Non lo ha buttato giù neanche l’infortunio al menisco con conseguente interessamento dei legamenti, problema curato egregiamente dallo staff del Bilbao con una terapia conservativa che ha evitato l’intervento chirurgico. Nella stagione 2011/12 Laporte viene mandato al Baskonia, dopo la firma del contratto, una vera e propria filiale del Bilbao, dove ha giocato il campionato di quarta serie da titolare, collezionando 33 presenze e segnando 2 reti. Successivamente viene aggregato alla squadra B dell’Athletic, in Segunda Division, per poi passare in pianta stabile in prima squadra. Durante la sua prima stagione gioca 15 partite in campionato e due in Europa League; la stagione successiva, ovvero quella 2013/14, è titolare fisso della formazione di Ernersto Valverde, e gioca 35 partite di campionato. Quest’anno lo abbiamo visto subito titolare nelle due gare del preliminare di Champions League contro il Napoli, dove ha messo in mostra ancora qualche limite, soprattutto di concentrazione, visto che la tensione era tanta per la gara del San Paolo. In ogni caso siamo di fronte ad un vero e proprio gioiellino, un difensore completo, che riesce a gestirsi e a colmare la sua mancanza di velocità con l’ottimo senso della posizione: insieme alla capacità di leggere il gioco ed anticipare l’avversario, queste caratteristiche rendono Laporte un centrale di sicuro affidamento. Laporte ha solo 20 anni, ma aveva già le idee chiare un paio d’anni fa, quando parlava così: «Se a Bilbao non avessero fatto niente per me, me ne sarei potuto anche andare. Ma loro mi hanno aiutato e io sto bene qui, perché partire? Il mio unico e vero obiettivo è quello di rimanere un giocatore professionista, e voglio impegnarmi a fondo per l’Athletic. […] Sono uscito con i miei compagni solo due volte in due anni, è vero, ed è normale che mi piacerebbe andare a divertirmi la sera, proprio come fanno i ragazzi della mia età. Ma questo pensiero mi passa in testa solo per un attimo, perché bisogna sapere cosa si vuole dalla vita». Beh, parole queste che sono certamente condivisibili: Laporte mostra una devozione ed un senso del sacrificio invidiabile per la sua età, cosa che molti potenziali campioni non hanno. Di sicuro, il giovane farà tanta strada nel calcio che conta, e Bilbao dovrà coccolarselo finché potrà.