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Quando le magliette di Ibra non bastano

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Manchester United in Europa League: i soldi non fanno la differenza

Oltre settanta milioni di euro in una sola settimana: questa la cifra ricavata dal Manchester United per la vendita delle nuove magliette di Zlatan Ibrahimovic. Un nome, il suo, un numero: il 9. Sottratto a Martial senza troppi giri di parole. I Red Devils contano ovviamente su una cifra ben maggiore di quella clamorosamente riportata: per intenderci c’è ancora tanto tempo per acquistare una maglia del nuovo idolo di Old Trafford.

ASSOCIAZIONI LOGICHE – Viene immediato destinare questa barca di milioni all’operazione che sta per condurre Paul Pogba alla corte di Mourinho: il Manchester si è ripagato Pogba con le magliette di Ibra, quante volte avrete letto o udito questa frase negli ultimi giorni. A parte la nota di colore, resta un enorme fondo di verità: il Manchester United, con il Real Madrid il club più noto e radicato del pianeta, può vantare ritorni economici dalle sue più grandi operazioni di calciomercato che non conoscono pari. In ogni angolo del globo un bambino – e non solo – oggi desidererà indossare quella maglia rossa con un numero ed un nome ben identificato. Il 9, quello di Zlatan Ibrahimovic. Con annessa felicità del Man Utd e della sua dirigenza.

NON BASTA – Se una squadra può permettersi di centrare il colpo di calciomercato più costoso della storia di fatto vendendo pezzi di stoffa, beh, ha mezzi che i suoi competitor non possono vantare: tradotto, se non vincere sempre, deve quantomeno piazzarsi sul podio del proprio campionato. Ritrovarsi il Manchester United al quinto posto della Premier League e – in termini di competizioni internazionali – pronto a disputare l’Europa League è qualcosa che davvero non fa tornare i conti: un fallimento che non può essere derubricato ad annata no dei Red Devils, ma che merita l’approfondimento dovuto ai grandi casi (positivi e negativi) nella storia del calcio.

ALTRO CHE SOLDI – Sì, quelli ovviamente servono, sono necessari ma allo stesso tempo non bastano a tracciare il profilo di un club vincente, o nel caso di una stagione all’altezza delle risultanze economiche: fondamentale è la programmazione, nonché la capacità di reagire agli eventi inattesi. Cruciali sono insomma le scelte: quelle determinano il medio termine di un club, i suoi risultati e la sua stabilità nel tempo. Il Manchester United ad esempio, nell’ultimo biennio, ha edificato una squadra senz’altro talentuosa nel pacchetto di attaccanti, ma assolutamente debole in termini di tenuta: individualmente difensori non all’altezza, scarsa la copertura della mediana. Ancor più traballante l’equilibrio tattico impostato dall’allenatore: Louis Van Gaal, nonostante gli enormi investimenti appunto, ha costruito una squadra incapace di sfruttare il suo enorme talento offensivo. Si è specchiato nell’esaltazione di sé stesso, lasciando in eredità una certezza: i soldi sono i soldi, ma non necessariamente fanno la differenza. Josè Mourinho, lo Special One, per tornare grandi.