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Il comico che vinse la Coppa di Francia

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La storia di Remi Gaillard e del finale assurdo di Lorient – Bastia del 2002

Nel momento in cui l’arbitro Poulat fischia l’inizio della finale della Coppa di Francia nessuno, ma proprio nessuno, si potrebbe mai immaginare un epilogo così incredibile. Non tanto per il risultato, perché è una finale e da che mondo e mondo gare del genere sono tirate e non si ha mai un favorito, volendo ricorrere a luoghi comuni. Quel che succederà, e che nessuno può aspettarsi è che uno sconosciuto alzi la coppa e stringa la mano al presidente come se avesse giocato la finale o avesse avuto qualche merito nella vittoria del trofeo. Quello sconosciuto, nell’istante in cui Poulat dà il via alla partita, esiste: si chiama Remi Gaillard e ha in serbo qualcosa di incredibile da sfoggiare dopo il novantesimo. Lo Stade de France ribolle anche se la partita non è delle più sentite e, come spesso accade per la Coppa di Francia, in finale sono arrivate due outsider. Poco meno di due mesi prima in semifinale si sono scontrate quattro squadre che nessuno avrebbe mai pronosticato: il Lorient, vicino alla retrocessione, si è trovato di fronte il Nimes di Division 2 mentre il Bastia se l’è vista con il Sedan, due compagini che in Division 1 vivacchiano nella zona salvezza. Il Lorient e il Bastia hanno il vantaggio di giocare la semifinale in casa e lo sfruttano appieno, vincono entrambe per uno a zero e a Saint Denis si ritrovano di fronte l’11 maggio del 2002 a quasi un mese dall’inizio del Mondiale. Saint Denis si popola di tifosi che non sono abituati a lidi del genere, poco più di sessantamila persone si riversano alla periferia di Parigi. Per l’esattezza, quando escono i dati di affluenza sulla finale di coppa, risulta che gli spettatori sono sessantaseimiladuecentoquindici. Tra questi anche Remi Gaillard, il comico giocoliere che vincerà la Coppa di Francia.

GIÙ – Una settimana prima, per l’esattezza il 4 maggio 2002, la Divisione One ha avuto un finale atroce per alcune squadre. Tra queste il Lens, che è andato a perdere a Lione e ha visto sfumare il sogno della vittoria in campionato in una sorta di finale con l’OL. Il campionato francese va verso la rivoluzione, dal 2002-03 si chiamerà Ligue One e sarà a venti squadre, non più a diciotto, per questo sono solo in due a retrocedere in questa stagione e la lotta è serratissima. Ad avere la peggio nell’ultima di campionato più pazza, per un degno finale in D1, è il Metz penultimo. Assieme a loro però è il Lorient a retrocedere, lo stesso Lorient che la settimana dopo si gioca la partita più importante della sua storia contro il Bastia. Il Merlu infatti non ha mai alzato un titolo in quasi ottant’anni e, beffa delle beffe, si trova in finale con l’animo a pezzi per la discesa nella futura Ligue Deux. I ragazzi di Yvon Pouliquen sono stanchi mentalmente per la rincorsa andata male mentre il Bastia vuole bissare il successo di ventun anni prima e sembra favorito, anche se si tratta pur sempre di una finale. Il match è nervoso fin dalle prime battute, si è iniziato con un po’ di ritardo perché i tifosi corsi hanno fischiato la Marsigliese e Chirac in tribuna non ha gradito. Dalla Corsica sono arrivati in migliaia per prendere Parigi e non può essere solo una semplice partita di calcio. Il Bastia però non ingrana e il Lorient sembra giocare senza avere nulla da perdere, può contare sul fiuto del gol di Jean Claude Darcheville ma l’attaccante sbaglia un ghiotta chance in apertura. Il guyanese saprà farsi perdonare al 41′ quando si berrà un difensore e piazzerà il morbido Fevernova alle spalle di Boumnijel con un pallonetto. Uno a zero.

SU – Dopo il grandissimo gol di Darcheville il Bastia non riesce a scrollarsi di dosso la tensione e trova solo una palla gol con jau che sfiora il palo. Passano i minuti e il sogno del Lorient sta per diventare realtà: stanno per vincere la prima Coppa di Francia della loro storia e possono per una sera non pensare alla D1 fallimentare che hanno fatto, l’anno prossimo giocheranno in Coppa Uefa. Dopo un recupero che a molti sembra interminabile, l’arbitro fischia la fine e il Lorient comincia a esultare come richiede l’occasione, e proprio in questo momento accade quello che nessuno – nessuno – avrebbe mai immaginato. In prima fila dietro alle panchine c’è un uomo con la faccia un po’ da schiaffi che indossa una maglia del Lorient, tra l’altro diversa rispetto a quella con cui è scesa in campo la squadra del Nord della Francia. È Remi Gaillard, che ancora molti non conoscono ma chi naviga in rete sa delle sue bravate. Una volta si è fatto intervistare al Tour de France, un’altra ha fatto irruzione in un programma televisivo live, insomma, si guadagna da vivere facendo un po’ lo scemo, anche se spesso strappa grosse risate. Qualcuno magari si accorge che Gaillard entra in campo ma è talmente grande la festa per il Lorient che nessuno se lo fila. Stiamo parlando di una squadra che ha vinto il primo trofeo della sua storia una settimana dopo la retrocessione, non è necessario essere lucidi in un momento del genere. Entra sul terreno di gioco corricchiando, elude la sicurezza e si porta al centro dello Stade de France a esultare coi compagni, sempre che si possano chiamare così. Scivola e le telecamere lo riprendono, convinte di aver restituito al pubblico un sano momento di gioia e ilarità. Non sanno che Gaillard li sta prendendo tutti in giro. «C’est en faisant n’importe quoi qu’on devient n’importe qui» dice Gaillard alla telecamera. È il suo motto: facendo qualunque cosa, si può diventare chiunque.

IN MEZZO – Sembra che Remi Gaillard abbia davvero vinto quella coppa: è festante come se avesse segnato lui e non Darcheville la rete decisiva. I giocatori del Lorient sono euforici, non si accorgono che ha la maglia di qualche stagione prima e quando si avvicina a loro per le foto e per alzare la coppa davanti ai media lo trattano come uno della squadra. Fa il giro d’onore, prova a strappare la Coupe de France dalle mani di Diop o di Feindouno ma non ci riesce, si getta a terra dalla felicità, Darcheville a un certo punto lo abbraccia addirittura mentre sono in posa per una foto: Gaillard è molto veritiero, anche se ha lo sguardo fisso sugli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche, vuole farsi vedere, è una sfida la sua. Il massimo della serata – e a ragion veduta anche della sua carriera di comico-disturbatore – lo ha raggiunto solo pochi istanti prima: si è fatto con i giocatori del Lorient la scalinata per andare a prendere la coppa direttamente dalle mani del presidente Chirac che, esimio intenditore di pallone, si è congratulato con lui per la bella partita. Samuel Beckett, nell’alto dei cieli, guarda e ride. Sarà che è cresciuto nei campetti di Montpellier giocando a calcio ed è un gran tifoso della squadra della sua città, sarà che con quella maglietta larga fa tenerezza (sembra un giocatore di hockey, non fosse che è in scarpe da ginnastica), ma nei panni del calciatore festoso Gaillard è più che convincente. Per questo, poco prima dell’uscita dallo stadio qualche tifoso lo ferma per un autografo sul pallone, dove lui scrive “Chiunque“. Geniale Remi Gaillard, sbruffone quanto basta per andare sotto la curva ed esultare col Lorient. E anche per essere intervistato dallo speaker dello stadio al quale dice: «Lo dico al ct della Francia, sono disponibile!». Un mese dopo la Francia uscirà dal Mondiale in Corea e Giappone da detentore dopo una tremenda fase a gruppi. Con Remi Gaillard in campo sarebbe di sicuro andata diversamente.