Riforma rose ed unica certezza: miglioramento strutture - Calcio News 24
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2014

Riforma rose ed unica certezza: miglioramento strutture

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Rubrica Italia Anno Zero – Riforma Tavecchio: aspetti ancora contorti e possibili risvolti sull’operato dei club italiani

FIGC LEGA SERIE A RIFORME TAVECCHIO – Praticamente due mesi fa avevamo fiutato la svolta in programma ai piani alti della Lega Calcio e tracciato le modifiche quantitative e qualitative che avrebbero poi inevitabilmente riguardato i nostri club di Serie A: superfluo ripeterci, concentriamo invece la nostra attenzione sui possibili cambiamenti di strategia in seno alle società.

LA RIFORMA – Proviamo innanzitutto a delineare l’ambito della riforma Tavecchio e districarsi da una materia a dire il vero piuttosto contorta: gli organici di Serie A avranno un limite numerico di 25 calciatori, di cui 4 provenienti dal proprio vivaio ed altri 4 cresciuti nel panorama italiano. Fin qui tutto chiaro, sul sito ufficiale della Figc poi però appaiono le seguenti parole: “libero tesseramento degli Under 21 (la stragrande maggioranza è italiana)”. Il limite dunque appare del tutto indicativo e oggettivamente poco chiaro e delimitato. Ancor meno leggibile la materia inerente al cosiddetto “giovane di serie”: il giovane extracomunitario (ma giovane quanto?) al primo tesseramento deve risiedere in Italia ed essere entrato nel nostro Paese con i genitori non per ragioni sportive e comunque aver frequentato la scuola per almeno 4 anni. Si legge sempre sul sito ufficiale della Figc: “per quanto riguarda il tesseramento dei nuovi calciatori extracomunitari, le società potranno tesserarne un massimo di due a condizione che uno vada a sostituire un altro extracomunitario, mentre l’altro abbia un comprovato curriculum sportivo (2 presenze in lista gara ufficiale nella stagione in corso o 5 presenze in lista gara in carriera)”. Ammesso che il problema del nostro calcio sia l’afflusso degli extracomunitari, vi pare un curriculum comprovato quello per cui bastano due presenze in lista?

RISVOLTI POSITIVI – Dunque, va confessato, siamo in attesa che il tutto si delinei e quanto possibile ora è provare ad anticipare alcune pieghe che la vicenda potrà assumere: se si assisterà ad un’effettiva riduzione degli organici è logico dedurre un certo risparmio lordo in termini di ingaggi. Si pensi ad esempio a club strutturati su un organico di quasi 35 calciatori e dunque al taglio di dieci unità: dove andranno a finire questi soldi? O meglio: dove è giusto che vadano a finire? Ce lo racconta proprio la riforma: nelle strutture atte a valorizzare le rispettive compagini giovanili. I club italiani saranno obbligati ad iscrivere alla prima squadra quattro prodotti del proprio vivaio e dunque – adeguando centri decisamente obsoleti sotto ogni punto di vista se paragonati all’elite europea – le chance di far emergere giovani di valore (e non soltanto numeri per le riforme) aumentano parallelamente. Non mancano top club italiani che presentano appena un esponente del proprio vivaio, o perché no un paio che però figurano ai margini del gruppo. Ma non è un discorso meramente individualistico: se 4 calciatori dovranno arrivare dai propri vivai altri 4 devono obbligatoriamente essere cresciuti in Italia. Questo elemento va nella direzione da noi tracciata e tende a creare una dimensione non soltanto opportunistica ma culturale: allevare giovani di valore conviene a tutti.

COME CAMBIA IL MERCATO – In capitolo extracomunitari si è oggettivamente compreso poco: attendendo ulteriori chiarimenti la sensazione è quella che – stando così le cose – possa cambiare non molto a livello di concreto operato da parte delle società. Dirigenze però chiamate senza dubbio a prestare un occhio attento al panorama giovanile: l’età media degli organici calerà matematicamente e dunque i valori complessivi di una squadra saranno maggiormente incentrati sulla forza lavoro di primo pelo. L’impressione forte è che la differenza la possa fare proprio chi intenda la sezione dell’organico dedicata per legge ai prodotti del vivaio non come un completamento ma invece come un’opportunità: crescere bene i propri e setacciare il panorama italiano alla ricerca del pezzo giusto. Quel che in tanti hanno anche fatto correttamente ma guardando più oltre frontiera che dalle nostre parti: per convenienza, per opportunità, quasi per moda. Questo può cambiare: un aspetto della riforma risulta chiaro ed è proprio tale. Nuovo lavoro per dirigenti e scouting: possono giovarne molti, in primis la nostra nazionale.