Sacchi: «Zeman è un maestro, si fida del gioco» - Calcio News 24
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2014

Sacchi: «Zeman è un maestro, si fida del gioco»

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L’elogio dell’ex c.t. per il tecnico del Cagliari: «Sinfonia ricca di armonia e bellezza»

CAGLIARI SACCHI ZEMAN – Attraverso le colonne de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha affrontato il delicato tema della crisi del calcio italiano, evidenziando qualche spiraglio di speranza. Questa secondo l’ex allenatore è rappresentata da tecnici come Zdenek Zeman, che non si arroccano su scelte antiche e convenzionali o si adeguano alle mode senza convinzione, ma escono dall’ortodossia: «In Italia qualcosa si muove: piccole società hanno scelto di salvarsi ingaggiando allenatori che sono maestri e non gestori. La loro speranza è il collettivo e un calcio cui il collegamento e la chiarezza devono essere di supporto a giocatori inesperti o giovani. Uno Zeman – adesso migliorato anche nell’organizzazione difensiva capostipite – è il capostipite. Ultimamente ho seguito il Cagliari del maestro Zdenek, l’Empoli di Sarri e il Sassuolo di Di Francesco. Non vogliono essere sparring partner, ma protagonisti: si fidano del gioco come antidoto per fermare l’avversario e propellente per esaltare la qualità dei loro uomini. Il gioco e il collettivo migliorano il singolo: soltanto così sono competitivi. Anche se perdono non annoiano, se vincono sono convincenti», ha scritto Sacchi nel suo editoriale.

L’EDITORIALE – Promosso, dunque, il lavoro che il tecnico boemo sta svolgendo a Cagliari: «Zeman fallisce solamente quando arriva in club con calciatori poco disponibili. Le sue squadre sono una sinfonia ricca di armonia e bellezza. I suoi calciatori si muovono con sincronismi che ne esaltano velocità, fluidità e personalità. Il suo organico ha uno stile e una identità inconfondibile, il divertimento è assicurato, la noia e la perdita di tempo scongiurate. Zeman crea spettacolo anche senza grandi firme, ma poi molti di essi diventano importanti come è successo a Immobile, Verratti e Insigne. Non compie miracoli, ma è uno dei pochi geni del nostro calcio. Il calcio italiano però non cambierà finché il pubblico non pretenderà la vittoria con merito e bellezza».