Sarri: «Sapevo di essere bravo, l'Empoli è casa mia» - Calcio News 24
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2015

Sarri: «Sapevo di essere bravo, l’Empoli è casa mia»

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Il tecnico sul mercato: «Per portarmi via, devono riuscire a convincermi»

«Io mi sono sempre sentito bravo, e il fatto che molti si siano accorti di me non mi tange più di tanto. La prossima stagione, però, so anche che le valutazioni su di me saranno diverse. Il calcio è una passione, che io ho coltivato sempre sin da bambino, portandola sempre con me. Io oggi ho una fortuna immensa, perché la mia passione è diventata il mio lavoro». Maurizio Sarri, intervistato dai microfoni di Radio Anch‘io lo Sport, riassume brevemente un anno di prima fascia – il primo in A per lui – alla guida per lEmpoli.

IL SIPARIETTO – E se la ricetta per vincere è chiara («In una partita, è più importante la testa. La tattica conta, ma fino ad un certo punto. Si vince con la qualità tecnica ma anche con la testa»), ieri il tecnico toscano è stato protagonista di un grande siparietto con Samuel Eto‘o«Quando il direttore di gara ha fischiato la fine della partita, si è avvicinato a me dicendomi: mister, sono onorato di conoscerla. E io gli ho risposto: forse ti sei dimenticato che sei Samuel Eto‘o».

FUTURO – «Il calcio – prosegue Sarri – è l‘espressione di un divertimento, il bambino che c‘è dentro il giocatore non deve mai sparire. Per quanto riguarda me, all‘Empoli sto molto bene e se qualcuno mi vuole, deve riuscire a convincermi, altrimenti preferisco restare qui. Con il presidente parlo di calcio, è un uomo capace di capire: nelle prime nove partite feci quattro punti. A Empoli se gioca un ragazzo del settore giovanile i tifosi sono contenti. Il Milan non mi ha mai cercato, ho solo avuto un colloquio di cinque minuti con Galliani dopo Milan – Empoli. Mi ha fatto i complimenti, ma non c‘è stata nessuna trattativa. Il lavoro che ho fatto con questa squadra non se si può fare in una big, dipende dalla società: se hanno le idee chiare e si dà fiducia a quel programma, allora si può fare. Se il club è grande ma solo per il nome, allora penso sia infattibile. Nel calcio, più i giocatori guadagnano e meno sono gestibili».