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2014

Forse era meglio non prenderli

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Dal 2000 ad oggi ne abbiamo visti di acquisti assurdi in Serie A: ecco i dieci peggiori

PEGGIORI ACQUISTI DEL XXI SECOLO – Di bidoni in Serie A ne abbiamo visti tanti, prima della definitiva apertura delle frontiere era molto più facile che uno straniero venisse in Italia e fosse etichettato come brocco, visto che o si era fenomeni o incredibili pipponi. Nel XXI secolo invece in Serie A di stranieri ne sono arrivati parecchi, e lo scarso di turno perlopiù è insospettabile: viene fatto passare come acquistone e poi dopo tre domeniche lo trovate alla vostra paninoteca di fiducia che farcisce le tigelle. Abbiamo selezionato per voi – ed è stata un’impresa ardua – i peggiori acquisti dal 2000 ad oggi. Certo, abbiamo lasciato fuori diversi giocatori e abbiamo cercato di coprire il raggio di squadra più ampio possibile (anche perché altrimenti avremmo avuto 9 interisti) e soprattutto quelli selezionati sono tutti stranieri, dato che non hanno lasciato una benché minima traccia del loro passaggio in Italia mentre gente come ad esempio Matri o Amauri ha pur fatto delle stagioni all’altezza.

10. EDU VARGASEduardo Jesus Vargas Roja è stato acquistato dal Napoli per quasi 15 milioni di dollari nel gennaio del 2012. Tanti milioni quasi quanto le sue apparizioni in tutto l’anno solare 2012, in Serie A infatti ha giocato solo diciannove volte sotto la guida di Walter Mazzarri. E di gol ne ha fatti? Sì, tre in Europa League ai temibili avversari dell’AIK Solna. C’è chi dice che la sua caratteristica migliore fosse l’imprevedibilità, e infatti non si sa mai quando decide di estraniarsi dalla partita e andare a rilento: di solito a Napoli lo ha fatto all’incirca dal terzo minuto di gioco in poi.

9. ELJERO ELIA E JORGE MARTINEZ – La coppia che scoppia per poco non ha giocato assieme. Erano i tempi dell’insediamento di Marotta e Paratici, quando bisognava dare un esterno di qualità prima a Delneri e poi a Conte: al friulano toccò il Malaka Martinez, reduce da anni splendidi a Catania, ma che non riuscì a ripetersi e in un anno si infortunò almeno ottantasei volte per non segnare mai ed essere ceduto in prestito ovunque. Elia invece doveva essere l’acquisto clou della Juventus di Conte, ma fatto sta che giocò solo quattro partite. In totale per loro la Juventus ha speso venti milioni di euro e ha ricevuto zero gol in cambio.

 

8. SAADI GHEDDAFISaadi Gheddafi. C’è bisogno di dire altro? Il figlio di uno dei dittatori più conosciuti della storia recente ha giocato nel Perugia e alla presentazione col pingue Gaucci sorridente sfoggiò un paio d’occhiali usciti direttamente da un film di fantascienza e ciclismo della Bulgaria del 2000. Qualitativamente parlando forse è stato il peggior calciatore della Serie A: quattro anni da noi a prendere soldi a destra e a manca (e a farne anche guadagnare alle squadre, forse) con la bellezza di un’apparizione con gli umbri e una con l‘Udinese prima di finire alla Sampdoria, il cui sponsor era Erg, e chi vuol capire capisce. Si vocifera che ai tempi di Udine col suo jet privato portasse i compagni di squadra a Parigi tutte le sere.

7. EZEQUIEL GONZALEZ – Se non vi ricordate il nome di Ezequiel Gonzalez allora significa che abbiamo scelto bene. Nel 2001 la Fiorentina, sull’orlo del fallimento, fu costretta a vendere Rui Costa al Milan. Per rimpiazzare il talentuoso trequartista portoghese, i viola optarono per Gonzalez, profeta in patria con la maglia del Rosario Central. Equi, come lo chiamavano a Rosario, arriva a Firenze per cinque milioni di dollari, gioca poco e malissimo e segna un solo inutile gol contro il Bologna. Non era proprio amatissimo, tant’è che esultò mostrando una maglietta dedicata proprio al Rosario Central. Fatto sta che di Rui Costa non aveva proprio nulla, forse il numero di telefono. Va detto che il momentaccio della Fiorentina non aiutò Gonzalez che si riciclò benino tra Grecia e Rosario, sempre questo benedetto Rosario Central.

6. JOSE’ ANGEL – Per descirvere al meglio le qualità di Josè Angel la miglior cosa sarebbe andare su Facebook a leggere le cronache della Roma targate Kansas City 1927, vale a dire Diego Bianchi e Simone Conte, due giornalisti tifosi della Roma che commentano in romanesco le gare die giallorossi. Angel è stato un disastro, e ancora oggi è di proprietà della Roma che ogni anno quando si occupa delle cessioni prima pensa a piazzare Angel, poi tutti gli altri. L’esordio con Cagliari con un cartellino rosso immeritato ne ha segnato tutta la stagione, si fatica a ricordare almeno un crosso buono. Niente mordente, poca personalità e qualità sotto lo zero: cinque milioni che la Roma poteva spendere per pagare il rehab ad Adriano.

5. MARIO JARDEL – La domanda che tutti si posero quando nel gennaio 2004 in un Milan – Ancona entrò in campo fu “Ma perché Jardel gioca con un pallone sotto la maglietta?“. Quel cocomero in realtà era la pancia di Mario Jardel, uno dei calciatori più grassi ad essere entrati a San Siro dal 2001 a oggi (e la lista è lunga). Quel bomber straordinario che era a Oporto, Istanbul e Lisbona non seppe riconfermarsi nel magico Ancona 2003-04, una squadra che meriterebbe una top ten a parte. Zero gol – e ci mancherebbe altro – e pochi spiccioli per un uomo che già ai tempi era sulla via dell’autodistruzione a causa della depressione. Speriamo almeno sia dimagrito.

4. RICARDO QUARESMARicardo Quaresma fu uno dei giocatori richiesti da Mourinho, che fece spendere quasi 19 milioni di euro all’Inter per prenderlo nell’estate 2008. La tecnica poteva anche essere buona ma era indolente a livelli colossali. Su quella fascia in tutta la sua carriera interista è riuscito solo a fruttare un autogol e a San Siro ancora schiumano di rabbia se si rammenta la “trivela” il colpo di esterno destro che faceva praticamente sempre, anche quando non ce n’era bisogno, anzi soprattutto quando non ce n’era bisogno. Uno dei pochi errori di Mourinho, ma d’altronde nemmeno Cristo era infallibile.

3. RICARDO OLIVEIRA – Il Milan tutt’oggi risente sul calciomercato della cessione di Shevchenko, il primo vero passo per la frantumazione del club dei sogni che Berlusconi e Galliani avevano creato negli anni. Per sostituire Sheva, il Milan pensò a Ricardo Oliveira, attaccante brasiliano del Betis Siviglia che non era nemmeno a quei tempi questo gran fenomeno. 17 milioni più Vogel per un giocatore che alla prima partita contro la Lazio fece sbavare i tifosi milanisti: un gol e una prestazione memorabile gli fecero guadagnare la prima pagina dei giornali italiani. Poi? Poi più nulla, solo un tiro assurdo ad Empoli col quale prese addirittura due volte la traversa. Il Milan vinse la Champions League, lui smise di giocare titolare già a dicembre e si guadagnò il Bidone d’Oro. A livello di successi siamo uno a uno.

2. VAMPETA – Un giorno i vostri nipoti vi chiederanno di quell’animale mitologico che risponde al nome di Vampeta. «Ma come nonno, davvero l’Inter comprò questo Vampeta per trenta miliardi di lire e gli fece giocare solo due partite?» vi domanderanno e voi sarete obbligati a risponder loro di sì, aggiungendo che in una di queste due gare – la Supercoppa Italiana contro la Lazio del 2000 – un suo cross sbilenco non venne toccato da nessuno e si depositò lemme lemme in gol. Vampeta è senza dubbio il prototipo del pippone pagato fior fior di quattrini dalla prima Inter di Moratti, quando proliferavano libri e siti web sui bidoni nerazzurri.

1. GAIZKA MENDIETA – Il più grande flop del calcio italiano, e forse nemmeno del XXI secolo ma di tutta la storia del nostro pallone, è Gaizka Mendieta. Cervello di centrocampo del Valencia vice-campione di tutto, Mendieta approdò alla Lazio nell’estate del 2001 per ben quarantatré milioni di euro. Ci si aspettava un fenomeno di proporzioni enormi e invece Mendieta fece solamente una brutta figura dopo l’altra: lento, impacciato e anche appesantito, sembrava uno dei giocatori di Space Jam ai quali gli alieni hanno tolto il talento. Giocò venti partite con la Lazio, non segnò mai e non vinse nulla e non fece neppure una prestazione al di sopra della sufficienza. Adesso fa il dj, ma a Roma difficilmente lo chiamano a suonare.