Un Mondiale ti cambia la vita: il mito James - Calcio News 24
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2014

Un Mondiale ti cambia la vita: il mito James

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Viaggio nel fenomeno James Rodriguez: speranza della Colombia e stella del Real Madrid

JAMES RODRIGUEZ COLOMBIA REAL MADRID – La Colombia ha calcisticamente raccolto meno di quanto ci si potesse attendere dal secondo Paese più popoloso del Sudamerica. Area geografica di immenso talento per il futebol, l’America meridionale porta in dote ben nove titoli mondiali: i 5 del Brasile (oltre 200 milioni di abitanti), i 2 dell’Argentina (41.5 milioni) e gli altrettanti del piccolissimo Uruguay (3 milioni).

IL CASO COLOMBIANO – La Colombia ha una popolazione di oltre 48 milioni di abitanti eppure, calcisticamente discorrendo, non ha mai conquistato un titolo mondiale né tantomeno ci è andata vicino: il suo bottino è fermo all’unica Coppa America vinta nel 2001, quanto basta per non poter bastare ad un bacino d’utenza di tali dimensioni. Le solite ed annose questioni alla base: la sequela di violenze che da sempre rallenta l’intero sistema Paese sulla via del progresso e dunque un contesto socio-economico che non agevola la valorizzazione del talento. In questo quadro poco edificante si incastra la nazionale calcistica colombiana del 2014: quella della grande speranza. Quella del secondo posto nel Conmebol – girone sudamericano di qualificazione al Mondiale – e dei talenti sopraffini: venuta meno la stella di Radamel Falcao un intero Paese si è immedesimato nell’icona James Rodriguez.

CAPOCANNONIERE DI BRASILE 2014 – Un gol alla Grecia, uno alla Costa D’Avorio, uno al Giappone, due all’Uruguay ed uno al Brasile nel faccia a faccia che pose fine all’appassionante cammino colombiano nell’ultimo Mondiale. Sei reti – una più bella dell’altra – ed incantevoli assist per il fenomeno James Rodriguez condite dal gioiello rifilato a Cavani e compagni negli ottavi di finale. Uno dei gol più belli del decennio per intelligenza, coordinazione, e purezza del colpo. E follia. Perché per tradurre in uno o due secondi tutto quello che hai in mente nella gemma lasciata in eredità al Maracanà – sì, proprio lì, proprio nel tempio del calcio, nulla è casuale – un po’ matto devi esserlo. E questo matto si è fatto conoscere al pianeta calcio proprio nello scenario di Brasile 2014: prima del Mondiale in tanti ne apprezzavano un gran talento (parlando ad ogni modo di un ragazzo pagato oltre 40 milioni dal Monaco ad appena 22 anni), dopo è diventato James Rodriguez. Un astro del calcio mondiale. Per la sua Colombia ha versato lacrime, quelle della consapevolezza di aver perso un’occasione d’oro, ma non irripetibile: James (classe ’91) ha elevato le ambizioni del suo Paese calcistico e fin quando lui ci sarà risulterà lecito pensare in grande.

L’ERA REAL – Appena iniziata. Sì, perché quel Mondiale da marziano del calcio gli è valso una camiseta blanca: del resto era chiaro, dopo quanto mostrato in Brasile si sarebbe accasato al Real Madrid o al Barcellona. Ma i blaugrana avevano già innestato Suarez ed il sogno del bambino James è sempre stato di colore bianco: Real Madrid doveva essere e Real Madrid è stato. A praticare calcio con i vari Ronaldo e Bale senza rinunciare ad una precisa identità: quella del talento. Carlo Ancelotti, come solitamente gli accade, ha fatto di necessità virtù: davanti poco spazio con equilibri già collaudati, James ha fatto un passo indietro per andare a comporre un centrocampo monstre con Kroos e Modric. Un brevissimo periodo di assestamento e poi il volo: la macchina Real è inarrestabile ed un Barcellona con Messi e Neymar – sì, ci siamo capiti insomma? – fatica a tenerne il passo. Dall’El Dorado degli anni ’50 l’intero movimento calcistico colombiano sogna un periodo di grandezza e stabilità: l’eroe dei Cafeteros è oggi pezzo pregiato del firmamento Real e può presentare un curriculum con tutti i requisiti necessari. “Un Mundial son palabras mayores”, lo James pensiero. Lì dove si è consacrato e lì dove proverà ancora a cambiare la storia.