Uniti per i motori e divisi per la nazionale - Calcio News 24
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2015

Uniti per i motori e divisi per la nazionale

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I trionfi di Ferrari in Formula 1, Rossi e Ducati in Moto Gp e l’unità d’intenti: segnali per il calcio italiano

Doveva essere la classica quanto triste domenica orfana della Serie A ma si è tramutata nel più pirotecnico degli spettacoli: il caffè del mattino con la Ferrari di uno strepitoso Sebastian Vettel che torna a dettare legge, in serata l’en plein della Moto Gp con il podio tutto italiano. L’immortale Valentino su tutti, poi il gran ritorno delle Ducati con Dovizioso e Iannone a completare la tripletta. Una domenica bestiale.

OCEANO DI AFFETTO SUI SOCIAL – Il popolo italiano ha vissuto la giornata con infinita trepidazione: si è svegliato di primo mattino, nonostante la domenica (il giorno di riposo per antonomasia) e l’ora legale, quasi solo per spirito di curiosità. Sarà bravo questo Vettel, ma non tanto da riportare già oggi a Maranello la tanto agognata vittoria. Dopo un paio d’ore invece gli italiani si sono ritrovati all’unisono ad applaudire l’impresa della Ferrari: finalmente coraggiosa nel sovvertire quegli equilibri interni di una struttura che negli ultimi anni non aveva centrato gli obiettivi prefissati, ambiziosa poi nell’affidarsi alle mani dell’uomo giusto. Del campione conclamato, del migliore di tutti. La scelta degli uomini giusti, un insegnamento che parte del mondo del calcio farà bene a tramutare in virtù prima che sia davvero troppo tardi per recuperare.

SPIRITO COMUNE – Dopo l’ubriacata Ferrari una serata difficilmente immaginabile: l’Italia schiaffeggia la Spagna con una spaventosa tripletta, Rossi, Dovizioso e Iannone mettono in riga Lorenzo, Pedrosa e l’iridato Marquez scrivendo le righe di una pagina indimenticabile. Ancora un fiume di sentimenti riversati sui principali social network con una specifica: non si è perso tempo a dividersi tra Ducatisti e Rossisti, tra chi sognava il trionfo tutto italiano con l’accoppiata moto-pilota e chi ha storicamente aderito al partito di Valentino, ma si è invece proceduto – giustamente – ad esaltare l’evento e lasciare nell’angolo le divisioni. Festa italiana, punto. Quello che non riesce ad accadere nel calcio: giusto separarsi quando sono i club a contendersi un successo, ognuno del resto ha la sua fede e guai a perderla, ma la comunione d’intenti viene meno anche quando è la nostra nazionale italiana a scendere in campo.

CASO MARCHISIO – Un nitido esempio, soltanto l’ultimo in ordine di tempo ma tornando indietro ne troveremmo tanti da perderne il conto, è dato dalla vicenda Marchisio: il polso del sentore comune arriva ancora una volta dalle dimostrazioni affidate ai social, lì dove si sono rincorse accuse e controaccuse dal tenore oggettivamente ridicolo. Conte il colpevole dell’infortunio (poi smentito) occorso al centrocampista della Juventus, la nazionale vista e vissuta come un mero disturbo salvo poi ritrovarsi ad esultare come gli indemoniati quando è in grado di fare strada nel Mondiale o nell’Europeo di turno. Facile così. Il tifoso juventino che accusa l’allenatore che l’ha riportato a gioire, il tifoso romanista che non tifa Italia perché non giocano i suoi beniamini ma quando vanno in campo rischiano di rompersi e quindi non c’è soluzione, il tifoso napoletano che non comprende la panchina di Gabbiadini e quello milanese che non sa più che pesci prendere. Una sorta di tutti contro tutti e tutto, troppe volte alimentato da alcuni rilevanti media, che lascia oggettivamente esterrefatti: ritrovare uno spirito comune non risolverebbe di certo i problemi del calcio italiano ma aiuterebbe. Così come un pizzico d’amor di patria che non deve essere scalfito dai controsensi di un Paese in cui non ci ritroviamo. Proviamo?