Ventura come Cesare Maldini? La Nazionale e il suo futuro - Calcio News 24
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Ventura come Cesare Maldini? La Nazionale e il suo futuro

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giampiero ventura nazionali italia

20 anni dopo, un altro spareggio?

Giornalisticamente, sarebbe stata una settimana di passione quella che si sarebbe inaugurata se non ci fosse stata la provvidenziale doppietta di Immobile in Macedonia. Dopo la cascata di titoli sul calcio italiano alla frutta, tanto prevedibili e scontati quanto probabilmente realistici, la sconfitta avrebbe portato a reazioni furenti e anche obbligate (dimissioni in blocco? Prima Ventura e poi Tavecchio? O viceversa? O il nulla, quasi a riprodurre certi passaggi del nostro centrocampo azzurro?). E l’idea di non partecipare a un Mondiale, dopo che negli ultimi due non siamo riusciti ad avere la meglio di rappresentative come Nuova Zelanda e Costa Rica, con tutto il rispetto, sarebbe stata ben difficile da digerire, ancor più con l’eco beffardo (che da qualche parte sarebbe uscito fuori) che non tutto era perduto e che alla rimonta bisognava credere. La forza di volontà, fortunatamente, ci ha impedito scenari di apocalisse nostrana. Che in tempi brevi si sarebbe trasformata in un’atmosfera di depressione dalla quale sarebbe stato difficile uscire (anche se ogni tanto, guardarsi allo specchio e finirla una volta per tutte di credersi i più belli del reame non sarebbe male, a partire dai media e dalle loro esagerazioni entusiastiche).

Provo ad abbozzare un ragionamento all’apparenza contraddittorio, probabilmente coerente con un andamento della partita e della condizione della Nazionale per i quali è difficile maturare convinzioni profonde. Non sono di quelli che ritiene che l’Italia possa minimamente somigliare a un club. Non in astratto, beninteso. Ma nel qui e ora, si fa fatica a ipotizzare che in azzurro si possano trasferire virtù – e pure qualche difetto sul quale lavorare – presente nella Juventus o in qualche altra squadra che riesca a proporre una qualche forma di blocco di giocatori (e di gioco) trasferibile per quello che è. Al massimo si può inserire nella sua interezza la difesa di Allegri, ma non basta il 3-5-2 per riprodurre quelle certezze e quello spirito di applicazione che spesso in campionato – e talvolta pure in Europa – permettono a Buffon di attraversare 90 e più minuti da spettatore non pagante, laddove a Skopje si è visto bombardato (la traversa di Nestorovski), bucato (l’uno-due in tre minuti) e chiamato a salvare la barca fallata con un intervento che ha impedito il definitivo inabissarsi (dal 3-1 non ci saremmo di certo risollevati). Più che i discorsi francamente “antichi” sull’inesperienza del gruppo (manco i nostri avversari fossero consumati attori del proscenio mondiale) e la triste pedagogia dello sbagliando s’impara per diventare un giorno finalmente adulti, di Ventura bisogna salvare la prontezza dimostrata nel ridisegnare la squadra, capace almeno di pareggiare il disastro concettuale e fattuale delle formazioni di partenza proposte negli ultimi incontri: Candreva fuori con la Spagna, Verratti scambiato per regista quando non lo è neanche in Francia, Bonaventura e Bernardeschi fuori ruolo, eccetera eccetera. Perciò, non c’è da disperarsi per il fatto di avere vinto con così tanta fatica, semmai il contrario, significa che siamo vivi e questi 3 punti potranno risultare determinanti. Chi pensa alla Nazionale come a un gruppo dall’andamento lineare vive in un mondo che purtroppo noi italiani frequentiamo molto poco. Meglio concentrarsi – e sorridere quindi – su come siamo in grado di piegare a nostro vantaggio prestazioni allucinanti, piuttosto che pensarsi in un viaggio nel quale – francamente – non si vedono le coordinate, sono quasi sicuro che l’undici del nostro debutto a Russia 2018 non somiglierà a quello finora visto (quando si parla di Italia è bello concedersi sparate grosse e finanche grossolane..,).

Certo, al di là del paragone con Conte ovvio, istintivo e immediato, il precipitare indietro nel tempo sembra andare molto più in là, quando il Ct era per l’appunto più un saggio o presunto tale che un allenatore dalle credenziali innovative quale un po’ ci siamo abituati negli ultimi due decenni. Ventura come Cesare Maldini, con la rassegnazione che si respira per uno spareggio al quale saremo costretti vista l’inferiorità espressa verso la Spagna più dal punto di vista culturale che altro. Giusto per paragonarci a quel tempo, ecco la nostra formazione che a Napoli staccò il biglietto per Francia ’98, dove pure arrivammo ai quarti e uscimmo ai rigori con i futuri campioni del mondo, anche se sembravamo la “solita” Italia, chiusa nel fortino e in certezze che non erano più realmente tali. La Russia la battemmo con Peruzzi, Pessotto, Ferrara, Costacurta, Cannavaro, Maldini, Dino Baggio, Albertini, Di Matteo, Ravanelli, Del Piero e Casiraghi, l’autore del gol decisivo. 8 di loro avevano vinto una Champions League negli ultimi anni con Juventus e Milan. Perciò, forza Ventura, tu parti molto più da posizioni arretrate.