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L’algoritmo di Caressa e le critiche a Sarri

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L’algoritmo di Caressa: i motivi del pessimismo di Sarri

Sta facendo molto discutere in rete l’algoritmo che Fabio Caressa ha proposto per dimostrare che il Napoli non è così lontano dalla Juventus. Anche perché la sua proposta si sposa all’idea proclamata per l’ennesima volta da Sarri sull’impossibilità di competere con la Juventus a meno che da Torino si impegnino seriamente a intrappolarsi in una serie di errori. Sintetizzando le due “riflessioni”: ma allora il campionato è vivo oppure no? E se sì, cosa garantisce quell’equilibrio che l’anno scorso è durato quasi fino alla fine?

Gli algoritmi vanno capiti, prima ancora che dileggiati. E bisogna prenderli sul serio per ciò che sono: spunti di riflessione per radiografare meglio il presente ed eventualmente cogliere segnali sul futuro. Molti commenti “ingenerosi” o ironici nei confronti del direttore di Sky anche da parte dei tifosi juventini sono viziati dalla particolare lettura del dato: è chiaro che se la vittoria (con gol, senza gol, ecc.) non vale 3 punti, non bisogna leggere un’equivalenza tra la classifica reale e quella virtuale. Perciò, al di là delle sottigliezze aritmetiche, l’idea di base è che il Napoli abbia tutte le carte in regola per stare al passo della Juve quantomeno.

Perché allora questo spirito di resa, che mediaticamente non ha trovato accoglienza positiva e ha generato molte critiche nei confronti di Sarri? Proviamo ad analizzare la realtà, anche in relazione a ciò che è successo l’anno scorso. E scopriremo così che forse è proprio per la sensazione che molto sia cambiato nell’estate del mercato e che l’essenziale dei risultati però sia rimasto immutato, anche se ovviamente 7 giornate sono un periodo temporale che non dovrebbe mai generare commenti definitivi o umori pessimistici.

L’algoritmo di Carressa – VIDEO

L’anno scorso il Napoli mancò l’appuntamento con uno scudetto possibile – data la crisi iniziale della Juventus – in virtù di un rendimento negativo lontano dal S.Paolo. In casa gli azzurri fecero 1 punto in più rispetto ai bianconeri, anche se pesò sul ruolino di marcia dello Juventus Stadium l’inizio talmente negativo da apparire assurdo, visti i 2 soli punti guadagnati nei primi appuntamenti tra Udinese, Chievo e Frosinone. E forse Sarri maturò pensieri particolarmente negativi perché la malattia del “mal di trasferta”, che nella classifica finale produsse un abisso rispetto ai campioni d’Italia, a un certo punto sembrava definitivamente guarita. E non in un momento qualsiasi, ma all’inizio del girone di ritorno quando i partenopei erano in testa e viaggiavano a mille, spinti da un Higuain dalle medie straordinarie e da un generale senso di euforia che contagiava tutti. Sensazioni evaporate di colpo dopo lo scontro diretto a Torino: quell’1-0 (che ai punti poteva anche essere tranquillamente un pareggio) produsse effettui nefasti successivamente, con ben 3 sconfitte consecutive nel finale di stagione sui campi dell’Udinese, dell’Inter e della Roma. Un “veleno” che forse è rimasto dentro?

Il Napoli 2016-17 scende in campo a Kiev, in Champions League, va sotto di un gol per un approccio alquanto molle, ma ha la forza di ribaltare il risultato addirittura prima che arrivi l’intervallo. Evidentemente sente l’urgenza di una risposta e riesce a proporla. Ed è esattamente ciò che è mancato finora in campionato. Perdere punti a Pescara, Genova e Bergamo è sicuramente un brutto indizio, ma ancor più è andare due volte al riposo in svantaggio e non trovare le risorse tecniche e caratteriali per aggiustare la situazione. A maggior ragione dopo aver visto all’Adriatico entrare Mertens e recuperare 2 gol in men che non si dica, dimostrando le potenzialità d’attacco che ha la sua panchina.

Il nodo è tutto qui, altro non è. Perché in casa, Juve e Napoli viaggiano a pieno ritmo e pure la Roma. E non sembrano incontrare neanche troppe difficoltà. I bianconeri hanno stracciato Sassuolo, Cagliari e anche con la Fiorentina il momentaneo pareggio di Kalinic è stato poco più di un incidente di percorso prontamente corretto. Al San Paolo le 3 vittorie sono state tutte con due reti di scarto. E la stessa Roma ha faticato con la Sampdoria, ma su 4 incontri ha conquistato 12 punti.

Il senso delle prime 7 giornate è in questo estremo equilibrio almeno teorico, al di là degli algoritmi, che proprio per questo rende ogni passaggio a vuoto – anche quelli più piccoli – particolarmente onerosi sul piano psicologico e morale.