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«De Zerbi e il Foggia accettarono richieste dei clan»: le accuse del Gip

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Il Gip del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha firmato la condanna di 30 affiliati ai clan foggiani: nel mirino anche i rapporti con il calcio e l’ex tecnico De Zerbi

Importante operazione anti-mafia in Puglia. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha firmato il provvedimento che ha portato all’arresto per associazione mafiosa di ben 30 affiliati appartenenti a diverse batterie della criminalità organizzata foggiana. E, nel lungo provvedimento, c’è un capitolo inerente al rapporto intrapreso tra le cosche mafiose e il mondo del calcio. Tra cui si stagno le figure del Foggia Calcio, dei suoi dirigenti, tra cui il direttore sportivo Di Bari, e di Roberto De Zerbi, oggi tecnico del Sassuolo, ma che dal 2014 al 2016 è stato l’allenatore in Lega Pro del club pugliese. Questo è ciò scrive il magistrato in merito: «Lungi da denunciare, come dovrebbe fare ogni vittima di estorsione, hanno preferito in maniera pavida accettare supinamente le richieste formulate, abiurando anche a quei valori di lealtà e correttezza sportiva che dovrebbe ispirare la loro condotta».

Il Foggia e i suoi tesserati accettarono le richieste della mafia foggiana, nella fattispecie l’imposizione di due calciatori. Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, infatti, hanno rivelato che tra il 2015 e il 2016 i clan foggiani imposero ai Satanelli l’ingaggio di due calciatori, Antonio Bruno, figlio del defunto boss Rodolfo, e Luca Pompilio, tutt’ora in forza al Melfi. Tra i destinatari della misura cautelare del Gip di Bari anche il pregiudicato Francesco Pesante che avrebbe minacciato direttamente Antonio Sannella, figlio dell’ex presidente del Foggia, qualora non fossero stati ingaggiati i due calciatori sopracitati, pur non dotati di significative qualità sportive: «Vengo giù agli spogliatoi e prendi un sacco di botte, ti do forte».